Un gruppo di migranti intercettati dalla Guardia costiera britannica a Dover (foto LaPresse)

lo Scandalo di Manston

“Invasione!”, grida il governo di Londra sui migranti

Luca Gambardella

La ministra “Cruella” Braverman taglia il budget sull’accoglienza. Storie tremende sulla Manica

Il ministro dell’Interno del Regno Unito, Suella Braverman, aveva già messo in imbarazzo il brevissimo governo di Liz Truss quando aveva dichiarato: “Il mio sogno, la mia ossessione, è vedere sulla prima pagina del Telegraph la foto di un aereo in partenza per il Ruanda” carico di migranti. Oggi la Braverman – che discende da una famiglia indiana emigrata e che è stata confermata all’Home Office nonostante ci sia una indagine sul suo conto perché avrebbe violato delle regole di condotta –  è considerata responsabile del trattamento inumano riservato ai richiedenti asilo ospitati nel centro di Manston. Secondo le leggi britanniche, i migranti dovrebbero restare nel centro di prima identificazione per un massimo di 24 ore, ma negli ultimi mesi i tempi si sono dilatati anche oltre le 70 ore. Il risultato è che centinaia di persone sono state costrette a dormire per terra al freddo, senza possibilità di usare il telefono e – riferisce un report degli ispettori  – con una forte limitazione dei loro diritti. Domenica un uomo ha lanciato delle bombe incendiare contro il centro di identificazione di Dover prima di uccidersi.

 

Nonostante l’emergenza, Braverman ha tagliato il budget per l’accoglienza – pari a poco meno di 7 milioni di sterline – e si è opposta al trasferimento temporaneo di una parte dei migranti negli alberghi della zona. La ministra ha tentato di respingere le accuse, ricordando che gli attraversamenti del canale della Manica sono diventati sempre più numerosi.  In effetti, i numeri sono in crescita esponenziale. Dall’inizio dell’anno, sono state oltre 38 mila le persone partite dalle coste della Francia a bordo di piccole imbarcazioni (per farsi un’idea, si tratta di poco meno della metà degli arrivi che hanno interessato nello stesso periodo le coste italiane). Solo che Braverman si è spinta oltre, definendola una “invasione” e suscitando la reazione prevedibile delle ong, ma anche del suo stesso Partito conservatore. Il ministro dell’Immigrazione, Robert Jenrick, ha detto che, fosse stato nella Braverman, “avrebbe scelto le parole con più attenzione”.

 

La posizione di “Cruella” – è così che i funzionari del ministero la canzonano, confessando al Sunday Times che “è riuscita nell’impossibile: fare rimpiangere Priti Patel”, ex ministra dell’Interno nel governo Johnson –  è poi peggiorata. Il Guardian ha riportato la testimonianza di un minore richiedente asilo proveniente dall’Eritrea a cui sarebbe stato intimato dai funzionari governativi di dichiararsi maggiorenne, promettendogli  di velocizzare l’iter burocratico per restare nel paese. Ad altri tre ragazzi curdi sarebbe stato “consigliato” di dichiarare il falso con le stesse modalità. Come ha spiegato l’ong Humans for Rights Network, l’obiettivo era opposto: “E’ nell’interesse del governo trattare questi bambini come adulti perché così ha la possibilità di respingerli – ha detto al Guardian Maddie Harris, della stessa ong – Siamo già stati contattati da diversi bambini trattati come adulti e che hanno ricevuto le lettere del ministero degli Affari interni che dichiarava l’intenzione di respingerli in Ruanda”. L’accusa rivolta da ong e media al governo britannico è di avere violato il diritto internazionale. Enver Salomon, responsabile di Humans for Rights Network, ha ricordato che nemmeno una settimana fa il nuovo primo ministro, Rishi Sunak, si era appellato ai valori di “compassione” ed “equità”.  Ma “un governo che seguisse questi valori accoglierebbe i richiedenti asilo con umanità e dignità. Rispetterebbe le convenzioni internazionali e delle Nazioni Unite sui rifugiati, invece di rispedirli in Ruanda”.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.