editoriali
Il regime iraniano e l'ennesimo inganno
Il presidente Ebrhaim Raisi vuole sfruttare il massacro dell’Isis per sedare con più forza le proteste
Mercoledì c’è stato un attentato dello Stato islamico in Iran, un evento estremamente raro che ha solo due precedenti e risalgono uno a quattro e uno a cinque anni fa. Nel centro della città di Shiraz – mentre erano in corso le proteste nel quarantesimo giorno dalla morte di Mahsa Amini – il santuario di Shah Cheragh è stato preso d’assalto da tre uomini armati. Due sono stati arrestati, si cerca il terzo. Sono morte 15 persone e 40 sono rimaste ferite, nelle foto del massacro si vede in terra una donna con un neonato in braccio e un altro bambino morto a pochi metri di distanza. Gli sciiti sono tra gli obiettivi principali e preferiti dai fondamentalisti sunniti come al Qaida o lo Stato islamico, in Afghanistan l’Iskp (lo Stato islamico afghano) colpisce soprattutto le moschee della minoranza sciita degli hazara, che vive nella porzione centrale del paese in una zona che confina con l’Iran. Che siano stati loro ad infiltrarsi sarebbe la spiegazione più semplice, ma la dinamica dell’attentato a Shiraz è più simile a quella del massacro del Bataclan a Parigi nel 2015 che agli attentati dell’Iskp, che sono diventati molto frequenti da quando i talebani hanno preso Kabul il 15 agosto 2021 e sono tutti fatti con gli esplosivi.
Ieri il presidente Ebrhaim Raisi ha parlato alla nazione, ha promesso vendetta e ha fatto capire che da ora in poi la sua retorica farà leva su questo: l’Iran non è un paese insicuro ma le proteste lo stanno rendendo tale. Gli unici precedenti di attentati rivendicati dallo Stato islamico erano stati l’attacco del 2017 al Parlamento, e, contemporaneamente, al mausoleo di Khomeini, e poi quello a una parata militare ad Ahvaz l’anno dopo.
I manifestanti temevano che le autorità avrebbero accusato i curdi, tra i pochi sunniti dell’Iran e la comunità protagonista di questa ondata di manifestazioni, ma Raisi ha detto: “Sono stranieri”. Non sappiamo ancora di che nazionalità, ma nella rivendicazione dello Stato islamico è comparsa una sigla, quella della fazione iraniana, che non si era mai vista prima.
Isteria migratoria