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Editoriali

Perché non ci possiamo permettere la crisi del motore franco-tedesco

Redazione

Durante il Consiglio europeo, Scholz ha dato battaglia contro le proposte sostenute dalla Francia e dall’Italia. Ma senza il “reset” tra Macron e il cancelliere tedesco, per l’Ue sarà difficile compiere passi in avanti

Emmanuel Macron e Olaf Scholz si incontreranno oggi all’Eliseo per cercare di curare il malato dell’Unione europea: il motore franco-tedesco. Le incomprensioni e le divergenze tra Parigi e Berlino nelle ultime settimane si sono trasformate in uno scontro aperto su alcuni dei principali temi che l’Ue deve affrontare nel mezzo della guerra della Russia contro l’Ucraina.

Crisi dei prezzi dell’energia, aiuti ai paesi che non hanno spazio di bilancio, rafforzamento della Difesa europea, politica industriale, relazioni con la Cina: il presidente francese non ha perso occasione per mostrare la sua distanza dal cancelliere tedesco e farlo sapere in pubblico al resto d’Europa. “Non è un bene né per la Germania né per l’Europa, quando la Germania si isola”, ha detto Macron all’ultimo Consiglio europeo. Pochi istanti prima il presidente francese aveva annunciato un’intesa con Spagna e Portogallo per seppellire il gasdotto MidCat, caro a Scholz per avere accesso al Gnl iberico, e lanciare un nuovo progetto per portare gas e idrogeno da Barcellona a Marsiglia. Durante il Consiglio europeo, il cancelliere tedesco ha dato battaglia contro le proposte sostenute dalla Francia e dall’Italia di un price cap sul gas prodotto con l’elettricità e di un fondo comune per fornire aiuti ai paesi che non hanno spazio fiscale. Il Consiglio dei ministri franco-tedesco, che doveva tenersi oggi a Fontainbleau, è stato rinviato a data da destinarsi per mancanza di accordo sulla dichiarazione finale. Scholz ha rifiutato di farsi accompagnare da Macron nel suo prossimo viaggio in Cina. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che ha l’abitudine di mettere in mostra la sua vicinanza con il suo omologo di Berlino (prima lo stesso Scholz, ora Christian Lindner), è stato costretto a riconoscere che “le cose non sono facili in questo momento”. Serve un “reset”, ha spiegato Le Maire. E’ quello che cercheranno di fare Macron e Scholz all’Eliseo, anche se per il momento le aspettative sono basse.

La guerra della Russia è all’origine dello sbandamento della relazione franco-tedesca. Parigi e Berlino non solo avevano sottovalutato il rischio di un’invasione, ma nei primi mesi del conflitto hanno voluto continuare a dialogare con Vladimir Putin e frenato sullo status di candidato per l’Ucraina, ritrovandosi minoritari nell’Ue. La guerra del gas lanciata dal presidente russo ha ulteriormente destabilizzato la Germania, mandando in crisi il suo modello industriale e di transizione climatica. La reazione iniziale di Scholz, con il fondo da 100 miliardi di euro per modernizzare il suo esercito, aveva fatto sperare Macron in una svolta della Germania nella direzione della sovranità europea. Otto mesi dopo, agli occhi del presidente francese, la Germania ha imboccato il percorso inverso: un ripiegamento solitario senza tenere conto né del partner storico né più in generale dell’Ue. Due decisioni del governo Scholz hanno fatto infuriare Macron: lo scudo da 200 miliardi annunciato a fine settembre per aiutare le famiglie e le imprese tedesche a resistere al caro bollette, e lo scudo antimissilistico annunciato a metà ottobre con 14 altri stati membri dell’Ue senza Francia e Italia. Il primo compromette il mercato unico dell’Ue e la parità di condizioni per le imprese di altri paesi. Il secondo è basato sui Patriot americani e gli Arrow 3 israeliani a danno del sistema franco-italiano Samp/T. Il contenzioso va oltre le tradizionali schermaglie tra Parigi e Berlino sui conti pubblici, il nucleare o le commesse militari. La conseguenza è un potenziale stallo dell’Ue. Quando Francia e Germania sono su sponde opposte, la Commissione di Ursula von der Leyen pende verso l’immobilismo tedesco. Le urgenze non mancano: price cap sul gas, riforma del mercato dell’energia, creazione di un fondo europeo per il caro bollette, revisione del Patto di stabilità e crescita, aiuti finanziari e militari all’Ucraina. Senza il “reset” tra Macron e Scholz, per l’Ue sarà difficile compiere dei  passi in avanti. E forse anche l’Italia di Meloni dovrebbe tifare per questo: per una pace in Europa, non per un litigio tra Germania e Francia.