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editoriali

Le polemiche tra Francia e Italia sono l'antipasto di una rischiosa sfida futura

Redazione

Dopo il botta e risposta tra la ministra francese Boone e la leader di Fratelli d'Italia Meloni, ci pensano Mattarella e Macron a chiudere la partita. Il valore da tutelare è il Trattato del Quirinale 

Una specie di prova generale di attrito politico/ideologico tra l’Italia meloniana e la Francia macroniana (presa, però, come parte dell’orientamento maggioritario nell’Ue). Era qualche giorno che ci si stuzzicava a vicenda. Venerdì le tensioni sono venute allo scoperto con l’intervista a Repubblica della ministra francese agli Affari europei, Laurence Boone. Non sappiamo se volesse davvero intendere che è necessario mettere l’Italia a prossima guida di destra sotto esame continuo riguardo alla tutela dello stato di diritto o che, come si dice sempre, il suo pensiero sia stato troppo semplificato, ma le cose stanno più o meno sullo stesso piano. Perché le sue parole hanno solo catalizzato ciò che stava maturando da giorni tra i due paesi, con l’aggiunta del sentimento antifrancese indiscutibilmente ostentato da FdI nei mesi scorsi su varie vicende.

Giorgia Meloni ha risposto con piglio, ma senza entrare in polemica diretta, chiedendo lo stop alle ingerenze nei fatti italiani. Scoppiato il caso, si è provveduto a sgonfiarlo, prima che diventasse facile ripetere sempre il copione sovranista e quello sugli italiani sempre da guardare con sospetto. E’ stato Sergio Mattarella a chiudere la partita facendo notare che “l’Italia sa badare a se stessa”, con la pronta risposta di Emmanuel Macron in cui si dava atto di “avere piena fiducia in Mattarella e nelle conclusioni che tirerà dallo scrutinio”. Insomma, ciascuno ha parlato con la competenza istituzionale che gli appartiene, compresa in questa anche la risposta dura e con parole non diplomatiche dei dirigenti di FdI.

Incidente consumato e archiviato, vale come una vaccinazione, perché il Trattato del Quirinale (quello che lega Italia e Francia a politiche comuni e alla compartecipazione nei rispettivi consigli dei ministri), nato per riparare a un precedente scontro e a precedenti sguaiataggini (grilline), è il valore da tutelare. Cosa che è nota, immaginiamo, anche a molti esponenti della nuova maggioranza. Mattarella è stato tempestivo ed efficace, anche in questo anticipo di partita tra il probabile nuovo governo italiano e le diffidenze che non mancheranno in Europa.