Foto di Sebastian Willnow, dpa via AP, via LaPresse 

pulsioni pro Russia

In Germania i prezzi alti generano insofferenza verso la guerra. E proteste

Daniel Mosseri

Dalla sinistra più radicale ("Un autunno bollente contro il freddo sociale") all'estrema destra, dai pensionati alla gente comune, nel paese c'è il rischio che il malcontento dilaghi e i tedeschi si chiedano cosa c'entrino con i costi dell'energia. Risponde il politologo Schröder

Berlino. L’autunno in Germania arriva presto e per la Linke quello alle porte sarà molto caldo. “Un autunno bollente contro il freddo sociale” è lo slogan del partito socialcomunista che ha annunciato una serie di manifestazioni. Ogni lunedì la Linke scende in piazza per protestare contro la politica energetica del governo e le sue ricadute sul portafogli dei cittadini. Con abbondante dose di autolesionismo, il partito erede del regime della Ddr ha battezzato questi cortei “Montagsdemo”, ispirandosi ai massicci cortei del lunedì a Lipsia che dal 1989 contribuirono al collasso della Germania est.

 

Lunedì scorso a Lipsia la Linke ha sfoggiato il deputato locale Sören Pellmann e l’ex segretario generale Gregor Gysi. “Dobbiamo manifestare prima che lo faccia la destra”, ha dichiarato il primo mentre il secondo spiegava che “la destra ha sempre tentato di sottrarre il tema della giustizia sociale alla sinistra”. Ma la destra, quella sovranista spesso accompagnata da quella con la testa rasata, non ha certo aspettato la Linke per manifestare contro il governo, usando peraltro un linguaggio non limitato alla sola emergenza energetica.

 

Lo stesso giorno a Lipsia hanno sfilato “i Liberi Sassoni” di estrema destra ma circa duemila persone (400 per la polizia) si erano radunate domenica scorsa a Colonia scandendo slogan per la fine delle sanzioni contro la Russia e la messa in funzione del gasdotto Nord Stream 2. Meno esponenti dell’ultradestra e più pensionati si sono contati, sempre domenica, 650 km più a nordest: erano in cinquemila (1.800 per la polizia) i manifestanti a Lubmin. Qua, in un villaggio da duemila anime, emerge dai fondali del Mar Baltico il Nord Stream 2 (e a un tiro di schioppo, a Greisfwald, arriva invece il Nord Stream 1). In questo remoto angolo del Meclemburgo, il Land più povero e meno abitato di Germania, AfD ha organizzato un corteo contro la consegna di armi tedesche all’Ucraina e contro la costruzione di rigassificatori sul Mare del Nord. 

 

Per adesso il putinismo è limitato alle estreme destra e sinistra ma non è un mistero che tanta parte della Spd (dall’ex vicecancelliere Sigmar Gabriel all’attuale governatrice del Meclemburgo, Manuela Schwesig) tifi ancora per Mosca o quantomeno per il suo gas. Il governo del cancelliere Olaf Scholz ci ha messo una pezza da 65 miliardi di aiuti a pioggia alle famiglie schiacciate dal caro-energia e nuovi incentivi per usare il treno.

 

Ma due giorni prima che il terzo pacchetto di aiuti fosse annunciato, anche Wolfgang Kubicki, il numero due del partito liberale parte della maggioranza, aveva sollecitato l’avvio del North Stream 2, subito rintuzzato dal capo del partito e ministro delle Finanze Christian Linder. Viene dunque da chiedersi se il mal di Russia sia molto più diffuso di quanto appare. Risponde Wolgang Schröder, politologo dell’Università di Kassel: “Esiste il rischio che con il prolungarsi della crisi energetica, la posizione pro russa che oggi appartiene principalmente ad AfD, cominci a propagarsi nel resto della popolazione”.

 

I tedeschi, spiega Schröder al Foglio, cominceranno a chiedersi “cosa c’entriamo noi con questa guerra e perché dobbiamo pagare questi alti costi”. Il rischio, in altre parole, è quello di uno scollamento fra il governo, “ossia le élite che combattono una battaglia a livello europeo, e gli elettori che non condividono questi obiettivi”. Il tutto a beneficio della Russia, che ha dichiarato una guerra economica all’ovest “proprio con l’obiettivo di indebolire i governi occidentali”.

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