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Stop Sarah Palin

La trumpiana d’Alaska Sarah Palin (per ora) ha perso

redazione

Alle elezioni speciali per la Camera dei rappresentanti, l'ex candidata alla vicepresidenza McCain ha perso contro la dem Peltola. Ma i giochi veri si terranno a novembre, alle urne di metà mandato. I temi cruciali

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Potrebbe essere soltanto ritardato il ritorno sulle scene di Sarah Palin, ex candidata alla vicepresidenza assieme a John McCain contro Barack Obama e Joe Biden nel 2008 e oggi sostenuta da Donald Trump. Alle elezioni speciali dell’Alaska per la Camera dei rappresentanti (si doveva sostituire Don Young, morto a marzo, rappresentante repubblicano di lunghissimo corso dell’unico seggio alla Camera dello stato), Palin ha perso contro la democratica Mary Peltola. I giochi veri ci saranno a novembre, alle elezioni di metà mandato, quindi Peltola, prima nativa eletta in Alaska, potrebbe restare a Washington solamente pochi mesi. La sconfitta di Palin, che è stata grandemente sponsorizzata da Trump, potrebbe essere il risultato di quella che ormai è una guerra tra i repubblicani trumpiani e i conservatori tradizionali, fra quelli decisi a difendere fino in fondo l’ex presidente e le sue posizioni cospirazioniste e chi vorrebbe dare una ripulita al partito eliminando le correnti alt-right.

 

 Sarah Palin, nei comizi, è stata più dura  con l’altro candidato del Partito repubblicano, Nick Begich, che non con Peltola, dando forse per scontato che l’Alaska, storicamente conservatrice, non rischiasse di passare ai dem. Peltola ha vinto con il 40 per cento, ma Palin e Begich sono arrivati rispettivamente al 31 e al 28,5. La maggioranza di elettori ha scelto dei repubblicani e solitamente si darebbe per scontato che chi ha votato Begich si sposti poi a novembre su Palin.

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Ma sta capitando sempre di più che i democratici moderati, come Peltola, prendano voti dall’ala repubblicana anti Trump – l’esito del voto di novembre è incerto. Le differenze tra Palin e Peltola riguardano due temi chiave: politiche sul riscaldamento globale e diritto all’aborto. Potrebbe aver pesato, in questa elezione, la decisione della Corte suprema sul ribaltamento della Roe vs Wade, considerato che secondo i sondaggi il 60 per cento degli abitanti dell’Alaska si considera pro choice.

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