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Il coraggio di dire: per la Bbc il mito della neutralità è controproducente

Gregorio Sorgi

La giornalista Emily Maitlis ha criticato la fissazione dell’emittente con l’imparzialità a ogni costo. Dal palco di Edimburgo ha detto ciò che molti pensano ma non hanno il coraggio di dire

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Il discorso della star televisiva Emily Maitlis contro la Bbc non è solamente lo sfogo di un’ex delusa dall’azienda che ha appena lasciato. Le parole della presentatrice al Festival Internazionale di Edimburgo sono state viste come un punto di non ritorno per il giornalismo britannico. Maitlis ha detto ciò che molti pensano ma non hanno il coraggio di dire: ovvero che l’idea di “neutralità” della Bbc è controproducente e anche ipocrita, in quanto “un agente del Partito conservatore” – il riferimento è a Robbie Gibb, ex direttore della comunicazione a Downing Street con Theresa May – siede nel consiglio d’amministrazione dell’emittente e agisce da “arbitro della sua imparzialità”.

 

Maitlis è stata per tanti anni il volto del programma di approfondimento Newsnight, una delle punte di diamante della tv di stato, e autrice di scoop leggendari come l’intervista al Principe Andrea nel novembre 2019. Nel suo discorso, la giornalista ha criticato la fissazione dell’emittente con l’imparzialità a ogni costo, che nei fatti significa dare lo stesso spazio a entrambi i punti di vista su ogni argomento. Maitlis ha definito questo stile di giornalismo come “miope”, argomentando che quando viene applicato ad alcuni temi – come la Brexit – crea un “equilibrio superficiale che oscura una verità più profonda”. “I nostri autori impiegano cinque minuti per trovare sessanta economisti che temono la Brexit ma cinque ore per trovare una sola voce a favore”, ha detto Maitlis: “Ma quando andavamo in onda avevamo un ospite per ciascuno schieramento – presentavamo questo sforzo impari come equilibrio. Non lo era”.

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La giornalista era stata lei stessa vittima delle regole dell’emittente sulla neutralità, uno dei cavalli di battaglia dell’attuale direttore generale Tim Davie. Siamo nell’aprile 2020 – primo lockdown – e tutto il paese parla del viaggio di Dominic Cummings, allora braccio destro del premier Boris Johnson, da Londra a Barnard Castle; per gran parte dell’opinione pubblica si trattava di una contravvenzione delle regole in vigore all’epoca. Nel tradizionale monologo che precede l’inizio della puntata, Maitlis disse: “Dominic Cummings ha violato le regole, il paese lo capisce ed è scioccato dal fatto che il governo non ci riesca”.

 

Il giorno dopo la Bbc si dissociò dai commenti della presentatrice, sostenendo che avessero violato i propri canoni sull’imparzialità. La giornalista ieri ha accusato: “Perché la Bbc ha immediatamente e pubblicamente avallato l’opinione del portavoce del governo senza avviare alcun tipo di processo? Non ha alcun senso per un’organizzazione che è notoriamente, e ammirevolmente, rigorosa sulle procedure, a meno che non stesse cercando di mandare un messaggio rassicurante al governo”. Non c’è accusa più grave per un’emittente che fa dell’imparzialità la sua ragione esistenziale. Poche ore prima dell’intervento di Maitlis, un capo servizio della Bbc ha attaccato l’ex calciatore e presentatore sportivo Gary Lineker su Twitter per essersi espresso contro i Tory. “La Bbc vive e muore della sua imparzialità. Se non riesci a rispettarla, vattene”, gli aveva intimato il giornalista.

 

La Brexit ha fatto crollare il mito della neutralità della Bbc, accusata dagli euroscettici conservatori di essere fiancheggiatrice del Remain. Nel 2019, un’autrice dell’emittente rivelò in un articolo anonimo per la rivista Fence la procedura con cui venivano scelti gli ospiti ai tempi della Brexit. Veniva disegnata una “indecifrabile tabella” con alcune etichette biografiche e politiche: “donna”, “proveniente dal nord”, “persona di colore”, “Brexiteer”, “Tory”, “progressista”. Il compito proibitivo degli autori era garantire in ogni trasmissione un equilibrio tra tutte le categorie; e se un ospite si sfilava all’ultimo minuto bisognava ricominciare tutto daccapo.

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Nel frattempo, la Bbc è stata vittima delle guerre culturali. Ai tempi di Corbyn, la giornalista star Laura Kuenssberg era costretta ad andare alla conferenza del Labour con un agente di scorta perché invisa ai militanti di sinistra. Per i politici conservatori l’attacco ai danni della Bbc è diventato un modo per guadagnare applausi facili tra i propri iscritti. Solo pochi giorni fa Liz Truss, la grande favorita alla successione di Boris Johnson, ha lanciato una frecciatina contro la tv di stato durante un’intervista all’emittente filo Tory GB News: “Credevo che voi di GB News aveste degli standard di un certo livello. Non siete mica la Bbc. Voi riportate i fatti in modo corretto”. Grandi risate in studio.

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