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Editoriali

Prezzi del petrolio in calo, guai per Putin

Redazione

Mercati instabili, ma si torna ai livelli ante guerra. Per Mosca è un problema

I prezzi del petrolio stanno uscendo dalla fase rialzista (bullish) scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina. Ieri i futures sul petrolio sono scesi per il terzo giorno consecutivo dopo che i dati economici pubblicati lunedì hanno aggiunto le preoccupazioni per un rallentamento cinese ai timori di una recessione europea, confermando il calo delle quotazioni legate alle prospettive economiche globali. Il prezzo al barile del Wti si sta stabilizzando intorno ai 90 dollari di metà febbraio prima della guerra, dopo aver oscillato per più di cinque mesi tra i 100/120 dollari al barile.

 

Adesso il sentimento di mercato sembra dominato da fattori ribassisti (bearish) ma alcuni analisti affermano che i trader potrebbero aver già scontato una paura eccessiva della recessione, mentre sottostimano l’effetto sull’offerta dell’embargo dell’Ue sul petrolio russo, che entrerà pienamente in vigore solo dall’anno prossimo. Finora il calo delle esportazioni del greggio russo è risultato inferiore alle aspettative per via della corsa agli acquisti di India e Cina, spinta dalla vendita a prezzi scontati di circa 30 dollari al barile. Con le quotazioni attuali però quello sconto non è più sostenibile per i russi, e nelle prime settimane di agosto le spedizioni verso il mercato asiatico sono crollate ai minimi da marzo. Ciò significa una riduzione dell’offerta sul mercato, e quindi un ritorno ai fornitori più affidabili.

 

Non a caso fra pochi giorni Xi Jinping potrebbe andare in Arabia Saudita, dedicando il primo viaggio all’estero dall’inizio della pandemia a cementare i rapporti con il suo principale fornitore di petrolio. Intanto, operatori e analisti lottano per stimare gli effetti sulla domanda in caso di una recessione così diversa da quelle del passato, mentre cercano di valutare gli effetti sull’offerta delle conseguenze a catena di ulteriori tensioni politiche su quadranti che vanno dal mar Caspio al mar Cinese meridionale, e non solo. Il mercato petrolifero è diventato incerto come non lo era dai tempi delle grandi crisi petrolifere, e l’incertezza potrebbe durare ancora a lungo.

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