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Decifrare Bengdara, l'uomo che decide quanto petrolio esporta la Libia

Enrico Pitzianti

Il nuovo capo della Noc assicura che il blocco delle vendite di greggio verso l'esterno sarà tolto, nonostante la vicinanza del generale Khalifa Haftar verso Vladimir Putin. Qual è il gioco di uno degli uomini più potenti del paese nordafricano?

A metà maggio del 2011, quando la Libia di Gheddafi era nel caos, Farhat Bengdara, allora governatore dimissionario della Banca centrale libica, dava un’intervista al Financial Times in cui si mostrava piuttosto sereno. Raccontava di container pieni di valuta estera nascosti “da qualche parte nel deserto”, parlava delle difficoltà della logistica militare a Sirte e stimava che il regime non sarebbe durato altri “due o tre mesi”. Ci aveva visto giusto: di lì a poco il potere quarantennale del colonnello Gheddafi sarebbe imploso. Bengdara oggi è diventato il nuovo presidente della National oil corporation libica (Noc), l’unico ente riconosciuto internazionalmente come gestore del greggio della Libia, cioè delle riserve più grandi di tutta l’Africa.

 

E anche questa volta, come un decennio fa, nonostante la delicatezza del momento dal suo discorso trapela una certa serenità: “Lavoreremo secondo i più alti criteri di buon governo” , ha promesso parlando dalla sede del Noc di Tripoli, aggiungendo che si impegnerà “per la ripresa delle esportazioni di petrolio così da riportarle a un livello pre-blocco”. Dopo aver rassicurato l’opinione pubblica sulla futura stabilità dell’ente, ha voluto rassicurare anche i partner internazionali sulla ripresa delle esportazioni. Nei mesi scorsi infatti erano crollate, passando dal milione di barili al giorno dello scorso marzo a meno di 400 mila. Ora Bengdara deve sbloccare (e lo sta facendo) una situazione voluta da Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’est della Libia tenuto al potere soprattutto dalle forze paramilitari russe inviate dal Cremlino. Haftar, infatti, per ora aveva fatto il gioco di Vladimir Putin diminuendo le esportazioni di greggio e contribuendo a tenerne alto il prezzo in modo da assicurare a Mosca incassi vantaggiosi durante i primi mesi di sanzioni occidentali. 

 

Ora l’export di petrolio libico sembra in fase di ripresa. E se succede è perché Bengdara, considerato vicino ad Haftar, è arrivato alla presidenza della Noc proprio per suggellare un accordo tra le due fazioni in cui il paese è spaccato dal 2011: quella dell’est (in cui comanda lo stesso Haftar) e quella dell’ovest, dove ha sede il governo di unità nazionale (Gnu) del primo ministro Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh. L’accordo dovrebbe funzionare così: il blocco delle esportazioni, voluto da Haftar, sarà tolto nonostante la sua vicinanza a Vladimir Putin. In cambio Haftar otterrebbe un peso maggiore nel nuovo governo unitario in fase di formazione – possibilmente un peso superiore anche a quello di Dbeibeh. Il rischio però è che il paese rimanga diviso e che una parte della stessa Noc non riconosca la nomina di Bengdara e consideri legittimo presidente il suo predecessore, Mustafa Sanalla (considerato vicino agli Stati Uniti e che, intanto, ha annunciato che farà ricorso contro la propria rimozione). 

 

Farhat Bengdara, che oggi ha 57 anni, è stato governatore della Banca centrale libica sotto il regime di Gheddafi dal 2006 al 2011, quando volò a Istanbul da dove prese contatti con l’opposizione. Già dal 2004, però, era vice governatore della banca e ancora prima, nemmeno quarantenne, era uno dei più giovani funzionari a ricoprire ruoli chiave nell’amministrazione libica della Jamahiriya. Se oggi è arrivato alla presidenza della Noc è grazie a nomine precedenti di un certo rilievo. Come nel 2015, quando diventò membro del consiglio di amministrazione della Libyan Investment Authority (Lia). O nell’aprile del 2009 quando fu nominato vicepresidente di Unicredit (prima della caduta di Gheddafi gli investitori libici detenevano il 7,6 per cento delle azioni), di cui è stato vicepresidente fino al 2011, quando la stessa banca italiana perse i contatti con lui per una settimana intera. Come ha detto Jalel Harchaoui, analista ed esperto di Libia, con la nomina di Bengdara, Dbeibeh punta a ottenere un maggiore controllo sul commercio petrolifero del paese, ma anche a costruire un nuovo rapporto con il suo avversario di lunga data Haftar e con gli Emirati Arabi. In questo modo riuscirebbe anche a indebolire il suo rivale politico, Fathi Bashagha, che si dichiara anche lui primo ministro, con il sostegno dell’est.