Winfried Kretschmann, primo ministro del Baden-Württemberg, durante un congresso del partito dei Verdi a Berlino, Germania, nel 2021 (Getty Images) 

Un Verde tedesco di gran peso apre al ricorso temporaneo al nucleare

Daniel Mosseri

Il primo ministro del Baden-Württemberg apre all’energia atomica: la crisi energetica impone di valutare un possibile e temporaneo prolungamento delle centrali ancora in funzione. L'appello di venti accademici di sette atenei della Germania

Berlino. “Chiediamo l’immediata revoca dei paragrafi di eliminazione graduale del nucleare e un test della licenza operativa di sicurezza al fine di consentire alle centrali nucleari tedesche di continuare a funzionare”. E’ “la dichiarazione di Stoccarda” siglata da 20 accademici di sette atenei tedeschi. L’appello all’esecutivo aggiunge gravitas scientifica alla pressione politica sul cancelliere Olaf Scholz e sul ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck.

  

La Germania non è nuova a cambi in corsa in materia di nucleare: nel 2000 Gerhard Schröder, a cui piaceva il gas, decretò il progressivo spegnimento delle centrali tedesche a fine 2020; nel 2009 Angela Merkel, al governo coi Liberali (Fdp), prolungò fino al 2024 la vita di dieci impianti; nel 2011, il disastro di Fukushima spinse Merkel ad accelerare l’uscita dall’atomo al 2022. Le ultime tre centrali dovrebbero chiudere a dicembre. Ma per la prima volta a Berlino s’immagina un’inversione di marcia. 

 

A sostenerla sono stati per primi i Liberali, seguiti dalla Cdu di Friedrich Merz. Poi martedì è successo un fatto nuovo. Ad aprire all’energia atomica è stato il primo ministro del Baden-Württemberg, il verde Winfried Kretschmann. Nato nel 1948, cattolico ed ecologista conservatore, Kretschmann ha portato i Grünen alla guida dell’opulento Land con Stoccarda (e Mercedes e Porsche) per tre volte consecutive, l’ultima nel 2021. Con lui i Verdi si sono consolidati come partito di governo, tutelando l’ambiente e puntando alla sostenibilità senza inficiare lo sviluppo industriale né cedere al mito della decrescita. Al giornalista di Zdf che gli ha chiesto se i Grünen avrebbero continuato a opporsi al prolungamento della vita degli impianti ancora attivi (Isar 2, Neckarwestheim 2 ed Emsland) il governatore ha risposto un po’ seccato: “Nein, nein, nein!”. Nessun partito vuole il ritorno al nucleare, ma la crisi energetica impone di valutare “un possibile e temporaneo prolungamento delle centrali nucleari ancora in funzione”. Il governatore ha invocato uno stress test sulla sicurezza degli impianti e sulla possibilità tecnica di tenerli ancora aperti. “Esamineremo (i risultati) e decideremo in modo sobrio e razionale”. 

 

Nelle stesse ore ha parlato anche il ministro dell’Economia della Baviera Hubert Aiwanger, che rappresenta l’unico Land più ricco del Baden-Wurttemberg e che ha una proposta è ancora più estrema: la centrale atomica di Grunderemmingen (a metà strada fra Monaco e Stoccarda) deve essere ricollegata alla rete. “Ne abbiamo bisogno per consentire la sicurezza dell’approvvigionamento di elettricità e il risparmio di gas”, ha detto. 

 

A Sabine Enders del Karlsruhe Institute of Technology (Kit), una delle firmatarie della Dichiarazione di Stoccarda, il Foglio ha chiesto perché i professori si siano espressi a favore del nucleare solo adesso. “Perché il corpo accademico non la pensa tutto allo stesso modo e perché siamo nel mezzo di una crisi energetica”. Enders spiega che per integrare solari ed eolico, fonti eccellenti ma incostanti, “o si brucia più carbone e si inquina, o si brucia più gas, ma oggi non si può, o si usa il nucleare”. Ieri la Germania ha puntato sul gas russo a basso costo, “ma oggi la soluzione più rapida per sostenere l’economia è prolungare la vita dell’energia atomica”. Molti politici tedeschi si stanno convertendo all’idea del ricorso solo temporaneo al nucleare. Per gli scienziati, “questa è una riflessione che spetta alla politica e agli ingegneri nucleari: serve una discussione aperta”.