Come l'Iran con Israele

Medvedev minaccia di cancellare Kyiv “dalla mappa del mondo”

Micol Flammini

L’ex presidente ed ex premier gira per la Russia a parlare di invasione e porta avanti la linea dei più falchi

L’ex presidente russo, Dmitri Medvedev, dall’inizio dell’invasione contro l’Ucraina ha cominciato a farsi vedere e sentire molto di più di prima. La sua linea è tra le più dure, non si limita ad appoggiare la guerra contro Kyiv, ma sul suo canale telegram minaccia anche i paesi occidentali. In uno dei suoi ultimi messaggi ha stilato un elenco di undici fatti già avvenuti o che avverranno presto, tutti catastrofici, ma che per l’ex presidente non hanno nulla a che vedere con le responsabilità di Mosca. L’elenco è vasto e va dal fatto che “quei pazzi degli europei sono stati cinicamente truffati dagli americani e sono stati costretti a farsi carico delle conseguenze dolorose delle sanzioni” e quindi “avranno un freddo feroce nelle loro case quest’inverno”, ai pronostici per il futuro che riflettono i piani di Mosca. Nel suo post Medvedev scrive che l’Ucraina dopo il 2014 ha perso la sua indipendenza ed è passata sotto il controllo dell’“occidente collettivo” – come i funzionari di Mosca chiamano gli Stati Uniti e i loro alleati – e ha creduto che la Nato avrebbe assicurato la sua sicurezza. La conseguenza è che “l’Ucraina potrebbe perdere i resti della sovranità statale e scomparire dalla mappa del mondo”. 

 

Mercoledì il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, anche lui tra i più feroci sostenitori dell’invasione, ha detto che gli obiettivi militari di Mosca sono cambiati e non si concentrano più soltanto sul Donbas, ma riguardano anche altri territori. “La geografia – ha detto Lavrov – ora è diversa. Non sono soltanto le repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, ma anche le regioni di Kherson e Zaporizhzhia e una serie di altri territori, e questo processo continua, in modo costante e ostinato”. Le parole del ministro si riferiscono all’intenzione di Mosca di organizzare dei referendum in questi territori, di seguire il modello Crimea anche altrove per legittimare il potere russo nei territori ucraini. Il voto potrebbe tenersi a settembre e gli ucraini stanno cercando di accelerare la controffensiva a sud per impedirlo, soprattutto ora che la Russia sembra di nuovo aver esaurito le forze: il capo dell’MI6, Richard Moore, ha detto che Mosca spera di riuscire a trovare il modo di fare una pausa dai combattimenti. Lavrov ha escluso la possibilità di trattare con l’Ucraina, ha chiuso a ogni spiraglio di trattativa: Mosca non è interessata ai negoziati. Medvedev  in queste settimane è sempre più visibile,  e ha iniziato anche a compiere dei viaggi istituzionali, cosa che non faceva da tempo, da quando era primo ministro: ieri era a Rostov per incontrare delle famiglie di sfollati,   nei giorni precedenti era stato a Volgograd per incontrare dei veterani, due attività legate all’invasione. La sua posizione è sempre più ufficiale e le sue parole ormai  vanno  oltre anche rispetto alle parole del ministro degli Esteri. Medvedev  esce  dalla retorica dell’operazione speciale nata per liberare gli ucraini da un governo illegittimo e nazista: usa invece termini della guerra e dice che l’Ucraina deve “sparire dalla mappa”.

 

Non è la prima volta che si sente uno stato dichiarare la volontà che un altro venga cancellato, sparisca e smetta di esistere. L’Iran, stato considerato sponsor del terrorismo, è solito fare le stesse affermazioni sullo stato di Israele.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.