La mobilitazione di Mosca

Quanto può resistere la Russia in guerra se non ha soldati

Micol Flammini

Putin annuncia pause operative per dimostrare che tiene ai suoi uomini. Spot disperati per arruolare i più anziani, crisi demografica e generali russi di gomma

Roma. La strategia della Russia non è cambiata in questi mesi: nel Donbas prosegue martellante e lenta l’avanzata che ora si concentra nell’oblast di Donetsk, mentre nel resto del territorio ucraino si susseguono attacchi contro i civili. Ieri è stato colpito un centro abitato nella città di Vinnytsia, nessun deposito di armi, nessuna postazione dell’esercito, solo cittadini. Tra gli ambienti che cercano di favorire dei colloqui tra russi e ucraini la domanda che più si sente fare è: fino a dove vuole arrivare Vladimir Putin? Il presidente russo non l’ha ancora detto, può continuare a colpire edifici residenziali ancora per molto, ma la guerra sul campo, quella che sta combattendo nel Donbas, è più costosa, ha bisogno di continui rifornimenti di armi e di uomini. Può permetterselo? La scorsa settimana ha annunciato una pausa operativa per consentire ai soldati di riprendere le forze e lo ha fatto in un momento in cui ha bisogno di mostrare  che ai suoi uomini  tiene e vuole che si riposino. Gli ucraini hanno detto che non c’è stata alcuna pausa operativa: il messaggio di Putin   era propaganda interna.  Dall’inizio della guerra Mosca ha dimostrato di avere difficoltà ad arruolare, ha mandato a combattere soldati di leva, ha subìto molte perdite, ha cercato metodi  per aumentare le schiere del suo esercito, brutale e recalcitrante. 

 

Per ora il Cremlino esclude la mobilitazione generale, che imporrebbe alla nazione di passare dallo stato di pace allo stato di guerra e agli uomini di non lasciare il paese. La Russia però non è in guerra, è impegnata in un’operazione speciale, bisognerebbe quindi ammettere davanti ai cittadini che Mosca è impegnata in un conflitto armato contro l’Ucraina. Il ministero della Difesa, per evitare la mobilitazione generale ne ha iniziata una fantasma. Con annunci per le strade, come a San Pietroburgo, dove è apparso un omino gonfiato a forma di generale che incita i ragazzi ad andare ad arruolarsi e scoprirne tutti i vantaggi. Anche in tv vengono trasmessi spot che vantano i pregi della vita militare e invitano a chiamare per saperne di più. Nelle città vengono distribuiti volantini, nella metro appesi cartelloni. Anche se queste pubblicità facessero presa sulla popolazione, i soldati non potrebbero essere impiegati subito, devono essere prima addestrati. Chi invece viene arruolato nelle truppe mercenarie – ce ne sono molte oltre alla Wagner – può essere mandato subito in Ucraina e per questo il ministero della Difesa ha usato questa rete secondaria per attrarre nuovi combattenti, scontrandosi anche con Evgeny Prigozhin, finanziatore della Wagner. Il sito di notizie russe Meduza ha ottenuto informazioni sul ruolo di Prigozhin all’inizio dell’invasione, dalla quale sarebbe stato  escluso, salvo poi essere tornato nelle grazie del presidente  dopo aver dimostrato, nella battaglia di Popasna, che i suoi uomini erano non soltanto superiori agli altri gruppi mercenari ma anche all’esercito: tra il ministro della Difesa Sergei Shoigu e Prigozhin i rapporti non sono buoni. 

 

Mosca  ha iniziato a chiedere anche ai più anziani di unirsi all’operazione speciale: ci si può arruolare fino ai 65 anni grazie a una nuova legge delle Duma. Il capo di un ufficio militare  della regione di Tver, Yuri Negovora, in un video invita i russi ad arruolarsi, basta essere in buona salute, dice, ma lui si ferma per riprendere il respiro ogni due parole, è anziano, non riesce a parlare e sembra uno spot disperato.   La parte più anziana della popolazione è quella  più disposta a sostenere Putin, è composta dai suoi elettori che ascoltano la propaganda e quindi potrebbero essere più sensibili ai richiami del patriottismo. La guerra  sta cambiando anche la conformazione demografica della Russia,  sono soprattutto giovani ad aver lasciato il paese. Mosca è in crisi demografica, è un paese anziano e questo contribuisce a rendere fragile la sua economia. Prima di invadere l’Ucraina, Putin aveva detto che il problema che lo teneva sveglio la notte era il declino demografico della sua popolazione. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.