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La crisi inglese

Boris Johnson, game over: "Non avrei voluto lasciare, ma nessuno è indispensabile"

Il premier inglese cede alle pressioni e si dimette con un discorso alla nazione. Si apre ora la corsa alla successione, ma intanto c'è un problema più urgente: sembra che Johnson voglia restare come reggente, ma per la maggior parte dei conservatori questa è una strada impraticabile, e c'è già un'altra rivolta

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Boris Johnson ha deciso di dimettersi. Dopo le anticipazione dei media, è stato lo stesso premier ad annunciare le sua decisione con un discorso alla nazione: "Ora e' chiara la volontà del Partito conservatore britannico di avere un nuovo leader del partito e quindi un nuovo primo ministro del Regno Unito", ha detto Bojo aggiungendo: "Non avrei voluto lasciare, ma nessuno è indispensabile".

Il primo ministro inglese ha poi garantito "tutto il mio sostegno al nuovo leader'', dichiarandosi "immensamente orgoglioso di quanto ha fatto questo governo, la più grande maggioranza Tory dal 77''. La Gran Bretagna, ha poi assicurato, "continuerà, a sostenere la loro lotta per la libertà dell'Ucraina, per tutto il tempo necessario".

Il premier inglese aveva resistito alle pressioni dei suoi ministri e del suo Partito conservatore e anzi pareva che avesse già pronto una strategia del rilancio. Ma questa mattina sono ricominciate le dimissioni dei suoi, circa 50 tra ministri, sottosegretari e consiglieri, e le pressioni hanno avuto la meglio.

Si apre ora la corsa alla successione: l’obiettivo è avere un nuovo leader per la conferenza dei Tory in autunno ma come si arriverà a quel punto è tutto da vedere. Sembra che Johnson voglia restare come reggente, ma per la maggior parte dei conservatori è una strada del tutto impraticabile.

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Qui il racconto dell'ultima notte del premier inglese
 

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