Vita da soldato

Così la corruzione condiziona le operazioni militari dei russi e anche le nostre sanzioni

Paola Peduzzi

Chi paga gli stipendi (quando arrivano) ai soldati del Cremlino? Anche noi

Milano. L’invasione della Russia in Ucraina ha rivelato molte debolezze presenti nell’esercito di Vladimir Putin che non hanno a che fare soltanto con scelte strategiche e operative sbagliate (oltre che sciagurate), né col fatto che i suoi collaboratori non hanno il coraggio e nemmeno il potere di contraddirlo e che per questo gli hanno presentato una campagna militare molto diversa da come si è rivelata nella realtà. Molti esperti che hanno studiato l’apparato della Difesa russa hanno individuato in questi mesi delle cause sistemiche e culturali: la corruzione e il disprezzo per la vita umana, anche quella dei tuoi stessi soldati che, nella propaganda del Cremlino, starebbero combattendo una guerra esistenziale contro il nazismo. Chris Owen, un esperto di storia militare, ha pubblicato durante la guerra delle analisi sulla corruzione dell’esercito russo, a tutti i livelli. Un esempio della corruzione dell’élite: il ministro della Difesa Anatoly Serdyukov, che era in carica prima dell’attuale ministro Sergei Shoigu,  che aveva fama di essere uno che “rubava tutto ciò che non fosse inchiodato per terra” e che fu coinvolto nello scandalo di un altro funzionario della Difesa e di un oligarca a lui legato che avevano addebitato al governo dei lavori che non erano mai stati fatti, con un danno economico talmente grande che lo stesso Putin fu costretto a licenziare Serdyukov. 

 

Fu poi accusato soltanto di “negligenza” per aver fatto costruire ai soldati una strada per collegare una residenza privata: Putin poi gli avrebbe concesso la grazia. Di casi come questi ce ne sono molti: secondo lo stesso governo russo, le perdite per lo stato a causa della corruzione ammontavano a 1 miliardo di dollari nel 2020, in crescita rispetto all’anno precedente. Dei 10.879 dipendenti statali accusati di corruzione, 1.337, cioè il 12 per cento, lavoravano al ministero della Difesa. Non si tratta di un problema recente: nel 2010, la Nezavisimaya Gazeta aveva calcolato che cosa la Difesa avrebbe potuto comprare con i soldi che aveva perso a causa della corruzione: era una lista lunghissima di mezzi e di armi. 

 

L’impatto sulla vita dei soldati è grande. Secondo alcune ricerche, il 70 per cento dei coscritti riesce a ottenere un’esenzione dal servizio di leva pagando dai 950 ai 9.500 dollari: chi si arruola quindi è più povero e spesso più malato rispetto alla media proprio a causa dell’effetto perverso di questa corruzione. E le cose non migliorano una volta che si intraprende la carriera militare: il cibo è poco e deliberatamente scadente, le condizioni igieniche sono ai minimi, i dormitori sono senza acqua e senza elettricità, se ci sono i caloriferi è comunque vietato mettere i vestiti ad asciugare (quindi coi vestiti bagnati addosso ci si ammala) e non ci sono medicine (nel 2015 crollò una caserma a Omsk: la manutenzione era stata segnata come fatta ma i soldi stanziati erano stati intascati da altri. Morirono 24 soldati). Il salario è basso, spesso l’uniforme e addirittura il posto letto sono a carico del soldato e questo spiega perché in Ucraina ci siano stati così tanti furti – e perché anche i mezzi militari siano arrivati senza motore o senza gli strumenti elettronici: erano stati rubati e rivenduti per guadagnarci. Anche qui: i soldati racimolano due soldi, i comandanti invece si costruiscono poi le famose ville a Cipro. E’ diventato abbastanza celebre il caso del capitano di un cacciatorpediniere che rubò le eliche di bronzo dal suo stesso mezzo e le sostituì con delle eliche più economiche per un bottino di 50 mila euro. 

 

Un’inchiesta di Radio Svoboda ha appena rivelato che il ministero della Difesa russo utilizza la Gazprombank per pagare gli stipendi all’esercito, compresi gli extra previsti per la partecipazione alla guerra in Ucraina (servono degli incentivi, come si sa). La Gazprombank non è ancora stata inserita nella lista dei sanzionati  perché serve per far arrivare i pagamenti per le risorse energetiche da cui siamo ancora dipendenti. Quindi è come se pagassimo anche noi gli stipendi dell’esercito russo. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi