Quanto è rivoluzionario il nuovo strategic concept della Nato

La Russia è “la minaccia più significativa e diretta alla nostra sicurezza”

Giulia Pompili

Inizia oggi il Summit di Madrid, quello che cambierà per sempre l'assetto dell'Alleanza. L'ostacolo della Turchia nell'ingresso di Finlandia e Svezia e il ruolo dei paesi partner asiatici

Quello che si apre oggi a Madrid è il vertice che trasformerà la Nato degli anni a venire. Che delineerà i confini di una nuova Alleanza, identificherà i nemici dell’ordine democratico e darà un nuovo assetto difensivo alla coalizione. Il cambiamento più significativo, quello che verrà studiato sui libri di scuola, riguarda la formale accettazione di un ordine mondiale che non esiste più, e che va ricostruito secondo nuove regole.   L’ultimo strategic concept della Nato, cioè il documento con cui l’Alleanza atlantica imposta la sua missione, era stato  introdotto al Summit di Lisbona del 2010. Ma dodici anni fa il mondo era completamente diverso, e quella con la  Russia era ancora definita una “partnership strategica”. Da oggi sarà “la minaccia più significativa e diretta alla nostra sicurezza”. 


Ieri il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg – l’ex leader del partito laburista norvegese che si è trovato a guidare la Nato nel momento più difficile sin dal Dopoguerra, e per un periodo più lungo del naturale mandato – ha annunciato che a Madrid ci saranno “molte importanti decisioni” da prendere. Ma molte di queste decisioni sono state già prese: ci saranno trecentomila soldati in più a disposizione della Nato Response Force, le unità di risposta rapida dell’Alleanza che possono essere operative in caso di crisi in cinque giorni. Trecentomila è un numero impressionante: per fare un paragone, è poco meno del numero complessivo delle Forze armate italiane. Fino a oggi, la Nrf poteva impiegare al massimo quarantamila militari. Per la prima volta nella storia dell’Alleanza atlantica, inoltre, sarà menzionata la Cina “e le sfide che Pechino pone alla sicurezza, agli interessi e ai valori”, ha detto ieri Stoltenberg. Secondo delle indiscrezioni fatte trapelare  da Reuters, America e Regno Unito in queste ore stanno cercando di far adottare, nel testo dello strategic concept, un linguaggio che sostanzialmente metta sullo stesso piano la minaccia russa e quella cinese. I rappresentanti di Francia e Germania, invece, lavorano a un compromesso e a un linguaggio più edulcorato, come la definizione di “sfida sistemica” per la Cina e la necessità di “lavorare su aree di interesse comune”. In gioco c’è la trasformazione della Nato nei suoi fondamentali: non più un’alleanza regionale che protegga l’occidente dalla minaccia russa, ma una istituzione globale attenta alle minacce non solo regionali. E’ anche per questo che, per la prima volta, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del sud parteciperanno al Summit con i rispettivi capi di governo. La scorsa settimana, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha annunciato la creazione di una missione diplomatica permanente al quartier generale della Nato. E nel frattempo, da Pechino, aumenta la propaganda contro l’eventuale creazione di una “Nato asiatica” – smentita più volte dall’Alleanza – e contro la “mentalità da Guerra fredda”. 


L’altra questione fondamentale che verrà affrontata al vertice di Madrid riguarda l’ingresso di Svezia e Finlandia. Oggi, per la quarta volta da quando hanno presentato le loro candidature, ci sarà una riunione tra vertici Nato, i rappresentanti dei governi di Svezia e Finlandia e Turchia. E’ Ankara, infatti, l’ostacolo che sta bloccando l’epocale ingresso di Stoccolma e Helsinki nell’Alleanza atlantica. Subito dopo un colloquio a quattro, ieri, durante una conferenza stampa congiunta con  Stoltenberg, la prima ministra svedese Magdalena Andersson ha spiegato in modo molto efficace i motivi della richiesta: “Questa guerra non è solo una minaccia contro l’Ucraina. La guerra della Russia ha creato una realtà molto più pericolosa per l’Europa, inclusa la Svezia. E questa minaccia esistenziale all’ordine di sicurezza europeo resterà lì a lungo. Dobbiamo agire di conseguenza”. E ha spiegato che adesso, in questo momento di mezzo in cui hanno chiesto l’adesione ma non possono ancora godere delle garanzie dell’articolo 5, Svezia e Finlandia sono esposte a maggiore minacce. I colloqui con la Turchia vanno avanti, e potrebbero raggiungere un accordo “entro il summit di Madrid”, ha detto Andersson. Secondo fonti diplomatiche del Foglio, non è detto che i passi successivi all’ingresso di Stoccolma e Helsinki nell’Alleanza arrivino nei prossimi tre giorni. Se così fosse, però, sarebbe davvero il vertice della trasformazione. 
 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.