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La spinta modernizzatrice

Chi ricostruirà l'Ucraina? Un'occasione collettiva

Giorgio Arfaras

Lo sforzo di rimettere in piedi il paese, non dovrà essere soltanto vista come la rinascita di quel che esisteva prima della guerra, ma come un’ occasione unica per dare a Kyiv un assetto al passo con i tempi. E c'è anche l'opzione russa

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L’Ucraina andrà ricostruita e la ricostruzione non dovrà essere soltanto vista come la  rinascita di quel che esisteva prima della guerra, ma come un’ occasione unica per dare al paese un assetto al passo con i tempi. Insomma, una spinta modernizzatrice. 

Prima di entrare nel merito della ricostruzione, una premessa dalla quale dipende tutto quel che segue. La ricostruzione richiede degli investimenti colossali. Questi non potranno che avere un’origine pubblica e privata. Una mobilizzazione in grande stile può esserci alla condizione necessaria ma non sufficiente che l’Ucraina sia un paese sovrano a tutti gli effetti. Condizione necessaria che diventa sufficiente se non vi sono rischi di possibili nuove invasioni o intrusioni. Perciò la ricostruzione modernizzatrice dell’Ucraina ha come condizione sine qua non la rinuncia russa a ogni ubbia imperiale. La ricostruzione dipende allora da come si concluderà la guerra di aggressione. Conclusione che al momento pare difficile. 

 

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Si può stimare il costo della ricostruzione. Si sommano le spese fatte in passato per le abitazioni e le infrastrutture. Il calcolo è condotto ai costi storici, ma poi va convertito in moneta corrente. Si sottrae la parte sopravvissuta alla guerra al costo complessivo. E si ottiene una prima approssimazione di quanto costa ricostruire la parte distrutta dalla guerra.  Si dovrebbe anche tener conto di come i costi di ricostruzione siano oggi diversi da quelli passati.

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Chi ha fatto i conti, stima diverse centinaia di miliardi di euro, intorno ai quattrocento. Naturalmente questo è il costo del “capitale fisico” distrutto dalla guerra e non di quello “umano”. Un ammontare che sembra colossale se immaginato in termini assoluti, ma che diventa meno colossale in termini relativi. Il pil dell’Unione europea e degli Stati Uniti è superiore ai 35 mila miliardi di euro. Perciò la ricostruzione costerebbe appena l’uno per cento del pil delle due rive dell’Atlantico.

 

Il costo alla fine sarebbe irrisorio, ma, allo stesso tempo, sarebbe una leva maggiore di crescita. La ricostruzione dell’Ucraina non potrà, infatti, non coinvolgere le imprese dei paesi che hanno finanziato la sua ricostruzione. La nuova domanda potrebbe rendere tonici interi comparti industriali. 

Il finanziamento della ricostruzione dovrebbe passare dalle garanzie pubbliche internazionali, attraverso le linee di credito del Fondo monetario e della Banca mondiale, dalle obbligazioni dedicate alla ricostruzione dell’Ucraina degli stati sovrani come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, e delle istituzioni inter statali come sarebbe nel caso di un’emissione di obbligazioni dedicate, emesse in solido dell’Unione europea. Le imprese private protette dal rischio dell’investimento grazie alle garanzie pubbliche possono poi aprire tutte le linee di credito che ritengono necessarie. 

 

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Possono contribuire alla ricostruzione, come alcuni propongono da qualche tempo, i beni sequestrati a chi è davvero compromesso con il regime russo, ma il contributo più che come ammontare assoluto avrebbe un significato simbolico da non sottovalutare. In ogni caso sarebbe un contributo lento da ottenere, perché richiede che il sequestro dei beni detenuti all’estero sia prima valutato e poi reso eseguibile dai tribunali che in occidente, a differenza di quanto accade con le autocrazie, sono indipendenti. 

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Che la Russia come stato paghi i danni di guerra, come accaduto in passato con la fine della Prima e della Seconda guerra alla Germania, è una opzione che potrebbe essere presa in considerazione solo in caso di sconfitta e resa militare. Un evento che, allo stato, è molto poco probabile. 

L’esperienza passata con la Germania torna utile come guida nel caso oggi improbabile di una resa militare russa. Dopo la Prima guerra mondiale  le condizioni che furono imposte a Berlino  per pagare i danni di guerra furono draconiane. Dopo la Seconda non lo furono. Dopo la Prima guerra mondiale l’effetto ottenuto fu la rivalsa tedesca, dopo la seconda no. E i danni di guerra furono pagati intanto che la ricostruzione era aiutata dal piano Marshall. La combinazione migliore è allora quella di far pagare alla Russia danni di guerra che siano pagabili senza distruggere il paese, insieme agli aiuti per farlo riprendere. Il tutto può avvenire solo a condizione che vi sia un vero cambio politico.

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