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Gustavo Petro e la possibilità di una “prima sinistra” in Colombia

Maurizio Stefanini

Grazie a un patto storico tra una trentina di sigle, per la prima volta a Bogotà potrebbe vincere il fronte progressista. Tra cui anche gli ex guerriglieri delle Farc

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In Colombia, l’unico paese dell’America Latina in cui la sinistra non ha mai governato neanche durante il periodo della cosiddetta “marea rosa”, è Gustavo Petro il candidato in testa ai sondaggi per il primo turno delle presidenziali di domenica. Grazie a un “Patto storico” con una trentina di sigle che coprono più o meno tutte le sfumature della sinistra, compresa l’ex guerriglia delle Farc. L’impopolarità di un gruppo armato associato a terrorismo, sequestri e pratiche mafiose danneggiava l’immagine della sinistra impedendole di sfondare elettoralmente. Ma con l’accordo di pace del 12 novembre 2016, le Farc sono diventate un partito politico come tutti gli altri.

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In Colombia, l’unico paese dell’America Latina in cui la sinistra non ha mai governato neanche durante il periodo della cosiddetta “marea rosa”, è Gustavo Petro il candidato in testa ai sondaggi per il primo turno delle presidenziali di domenica. Grazie a un “Patto storico” con una trentina di sigle che coprono più o meno tutte le sfumature della sinistra, compresa l’ex guerriglia delle Farc. L’impopolarità di un gruppo armato associato a terrorismo, sequestri e pratiche mafiose danneggiava l’immagine della sinistra impedendole di sfondare elettoralmente. Ma con l’accordo di pace del 12 novembre 2016, le Farc sono diventate un partito politico come tutti gli altri.

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Il grado di violenza nel paese rimane però alto. Indepaz, l’Osservatorio per i diritti umani e i conflitti in Colombia, nei primi quattro mesi del 2022 ha contato 37 massacri con 1.250 morti, e dall’inizio dell’anno sarebbero stati assassinati almeno 71 leader sociali. Dal 5 al 9 maggio il cartello di narcos clan del Golfo per protesta contro l’estradizione negli Stati Uniti del loro capo ha dichiarato uno “sciopero armato” in 11 dei 23 dipartimenti, in cui sono state uccise 26 persone. 

 

In questo momento in America latina sta perdendo chiunque sia al governo, per i contraccolpi della crisi mondiale a causa della pandemia e della guerra. Gustavo Francisco Petro Urrego Petro, classe 1960, economista ed ex membro di quella guerriglia dell’M19 tornata alla legalità nel 1990, sta tra il 38 e il 45 per cento delle intenzioni di voto. Ex sindaco di Bogotá, nel 2013 era stato destituito dalla procura generale per abuso d’ufficio a seguito di irregolarità nella gestione della raccolta dei rifiuti. Contro la magistratura aveva allora risposto: “Non è ammissibile che un giudice si permetta di destituire un eletto del popolo!”. Non è l’unico altarino. Nel 2016 saltò fuori che nel suo curriculum erano stati aggiunti titoli accademici inesistenti, e nel 2021 fece un tweet no vax. Uno scandalo gli è ora capitato tra capo e collo in dirittura di arrivo, a pochi giorni dal voto, per Piedad Córdoba: una senatrice del Patto storico arrestata per ventiquattr’ore in Honduras dopo essere stata sopresa in aeroporto con 68 mila dollari non dichiarati. Già senatrice del partito liberale tra il 1994 e il 2010, fautrice di una linea pro Chávez, mediatrice per trattare la liberazione di prigionieri delle Farc, era stata poi inabilitata proprio per le sue relazioni con le Farc. Di recente è stata accusata di aver fatto ritardare la liberazione di Íngrid Betancourt apposta per permettere a Chávez di montarci sopra uno show, ed è anche sospettata di essere in affari col Alex Saab, il faccendiere di Maduro oggi detenuto negli Stati Uniti.

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Adesso si dice che questi 68 mila dollari sarebbero serviti per comprare voti,  forse forniti da Maduro. Petro l’ha fatta eleggere senatrice nel proprio schieramento, ma dopo l’accaduto ha risposto che su richiesta americana la farebbe estradare.  C’è da dire che Petro ha preso le distanze anche  da Maduro, ed è stato ricambiato con insulti. 

Il secondo candidato è Federico “Fico” Andrés Gutiérrez Zuluaga. Ingegnere civile, esperto in sicurezza ed ex sindaco di Medellín, classe 1974,  “Fico” Gutiérrez  è candidato da una coalizione “Equipo por Colombia”, che comprende 12 sigle di centro e centrodestra, tra cui tutte quelle al governo negli ultimi 65 anni: partito liberale, partito conservatore, il partito della U di Juan Manuel Santos, il Centro Democratico di Uribe e del presidente uscente Iván Duque Márquez: sta tra il 20 e il 31 per cento. 

E poi c’è Rodolfo Hernández Suárez, ingegnere civile oltre che imprenditore edile ed ex sindaco di di Bucaramanga, classe 1945. Candidato dalla sua Lega dei governanti anticorruzione, è salito a sorpresa nei sondaggi grazie a una aggressiva campagna sui social che gli è valsa tra i giovani il soprannome di “vecchietto di TikTok”. Suo padre  fu sequestrato dalle Farc mentre sua figlia è stata da loro fatta sparire.  Ha ricevuto anche l’appoggio di  Íngrid Betancourte sta tra il 15 e il 22 per cento. Si  è invece sgonfiata la candidatura di Sergio Fajardo Valderrama: classe 1956, matematico, già sindaco di Medellín e governatore di Antioquia. Si era candidato con la coalizione Centro speranza di 8 sigle, con una posizione centrista e verde che sta tra il 4 e il 9 per cento.

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