"Attenzione all'asse Russia-Cina". Il monito di Kissinger sulla guerra in Ucraina

Filippo Passeri

L'ex segretario di stato americano, intervistato dal Financial Times, parla del conflitto innescato da Mosca, di geopolitica e di stallo nucleare. E su Putin: "Penso abbia sbagliato i calcoli"

Henry Kissinger, ex consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato americano durante le presidenze di Richard Nixon, è intervenuto a un evento organizzato dal Financial Times a Washington per parlare del conflitto in Ucraina e della situazione geopolitica che affrontiamo e dovremo affrontare a guerra finita. Il diplomatico tedesco, naturalizzato statunitense, valuta con attenzione il rapporto tra Russia e Cina e mette in guardia da una possibile alleanza forzosa tra le due dittature. Cinquanta anni fa proprio un viaggio dell’allora presidente Nixon, orchestrato da Kissinger, segnò l’inizio dei rapporti tra l’America e la Cina comunista e fu un importante passo nella normalizzazione delle relazioni tra i due stati.

L'ex consigliere per la sicurezza ricorda che l’apertura alla Repubblica popolare avvenne perché a quel tempo la Russia era il principale nemico, e trattare due avversari allo stesso modo – con il rischio di una loro unione e un conseguente rafforzamento reciproco – era sbagliato e pericoloso. Queste parole suonano come un chiaro avvertimento al presidente Biden e all’occidente: quando la guerra in Ucraina sarà finita, l’errore più grave sarebbe trattare Russia e Cina “come un elemento integrale”, ciò non significa che dovranno essere partner strategici bensì che su alcuni dossier un dialogo è più che auspicabile. Mosca dovrà ricalibrare il suo rapporto con l’Unione europea e la Nato e come ha detto ieri Macron alla conferenza sul futuro dell’Ue a Strasburgo “quando la pace tornerà sul suolo europeo dovremo costruire nuovi equilibri di sicurezza e non dovremo cedere né alla tentazione dell’umiliazione né allo spirito di vendetta”.


Kissinger, esperto di stallo nucleare tra superpotenze, riconosce la fragilità della situazione: “Siamo di fronte a tecnologie talmente sofisticate che il livello di catastrofe che possono produrre è inimmaginabile”. L’appello dell’ex segretario di stato è quello di capire che viviamo in un’era totalmente diversa rispetto a cinquant’anni fa ed essendo le tecnologie molto più sviluppate - e soprattutto potenzialmente a portata di tutti (dittatori in primis) - la diplomazia non può rimanere indietro.


Infine, Kissinger parla di Putin. Lo ha incontrato circa venti volte, ed è sempre rimasto colpito dalla sua fede mistica nella storia russa e dal rancore che nutriva nei confronti dell’occidente - precipuamente per l’enorme divario che si stava creando tra Europa e Russia e solo incidentalmente per l’espandersi della Nato. Nonostante questo, nemmeno l’ex segretario di stato si aspettava che Putin potesse arrivare a tanto: "Penso che abbia sbagliato i calcoli sulla situazione che avrebbe dovuto affrontare a livello internazionale e ovviamente abbia calcolato male le capacità della Russia di sostenere un'impresa così importante”.

La domanda da porsi ora è se l’escalation, determinata da Putin, sia terminata o meno. Se la risposta è la seconda allora è importante stabilire fino a che punto il presidente russo può e vuole spingersi e soprattutto quali armi vorrà e potrà utilizzare. Far questo non significa accettare passivamente che arriverà quel momento ma far sì che non si concretizzi, con buona pace degli irenisti da divano.

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