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L'inchiesta di Mediapart

Otto donne accusano Éric Zemmour di aggressioni sessuali

Mauro Zanon

Il video pubblicato dal giornale parigino rende ancora più fragile la candidatura dell'ex editorialista del Figaro, già condannato a più riprese nel passato per incitamento all'odio

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Palpeggiate, baciate di forza e importunate con frasi sessiste. Otto donne, in un video pubblicato dal giornale d’inchiesta parigino Mediapart, hanno accusato Éric Zemmour, candidato della destra identitaria alle presidenziali francesi, di essersi reso protagonista di comportamenti inappropriati e aggressioni sessuali ai loro danni. Claire, oggi ingegnere, aveva diciotto anni quando fece uno stage al Figaro. Un giorno, l’allora editorialista Zemmour la chiama vicino a lui col pretesto di un problema informatico. “Sento la sua mano sulla schiena che si muove su e giù”, testimonia Claire a Mediapart. Pascale Sauvage, ex collega di Zemmour al Figaro, racconta di averne parlato all’epoca con l’attuale candidato di Reconquête!, dicendogli di “non toccare le stagiste”. Risposta: “Le stagiste sono fatte per fare i pompini e i caffè”. Séverine, stagista al Figaro nel 1999, si è ritrovata in ascensore con lui. “Mi ha spinto contro la parete e mi ha infilato la sua lingua in bocca. Ero disgustata, stavo male”, racconta.

 

Come lei, anche un’ex responsabile del Partito socialista accusa Zemmour di averla “baciata di forza” nei primi anni Duemila. Nel video, ci sono inoltre le testimonianze di Célia e di Nathalie, rispettivamente receptionist e truccatrice di I-Télé, il canale televisivo dove Zemmour ha lavorato come opinionista dal 2003 al 2014. “Arriva, mi dice buongiorno, mi tocca in un certo modo e sento la mano scivolare. Si avvicina per baciarmi e mi palpa il culo”, dichiara Célia. Diverse intervistate accusano Zemmour di aver approfittato della sua posizione di editorialista famoso, promettendo avanzamenti di carriera. L’inchiesta di Mediapart rende ancora più fragile la candidatura dell’ex giornalista del Figaro, già condannato a più riprese nel passato per incitamento all’odio.

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