Vladimir Putin (Ansa)

“argomento fantoccio”

Il ministro della Difesa inglese spiega come smontare Putin

Ben Wallace

L'analisi dei fatti e delle dichiarazione ribalta l’accusa del Cremlino nei confronti delle mire espansionistiche della Nato, utilizzando le parole dello stesso presidente russo. Ecco perché l’Ucraina va aiutata

Ho perso il conto di quante volte ultimamente ho dovuto spiegare il significato del termine inglese straw man, il cosiddetto “argomento fantoccio”, ai miei alleati europei. Questo perché il miglior “argomento fantoccio” vivente del momento è la pretesa del Cremlino di essere minacciato dalla Nato. Nelle ultime settimane il commento del ministro della Difesa russo secondo cui gli Stati Uniti starebbero “preparando una provocazione con componenti chimici in Ucraina orientale” ha reso questo “argomento fantoccio” ancora più grande. Ovviamente il desiderio del Cremlino è che noi tutti ci teniamo impegnati con questa falsa accusa, invece che affrontare la vera agenda del presidente della Federazione russa. Un’analisi dei fatti mette però rapidamente fine ai capi d’accusa contro la Nato.

 

Primo. La Nato è, all’origine, di natura difensiva. L’essenza dell’organizzazione è l’articolo 5 che obbliga tutti i membri ad andare in aiuto di un altro membro nel caso in qui questo è sotto attacco. Senza se e senza ma. L’autodifesa reciproca è il cardine della Nato. Quest’obbligo ci protegge tutti. Alleati distanti come la Turchia e la Norvegia, o vicini come la Lettonia e la Polonia: tutti traggono beneficio dal patto e sono obbligati a rispondere. È una vera alleanza difensiva.

Secondo. Gli stati ex sovietici non sono stati invasi dalla Nato, ma si sono uniti per loro stessa richiesta. Il Cremlino cerca di presentare la Nato come un complotto occidentale per invadere il suo territorio, ma in realtà l’aumento dei membri dell’Alleanza è la risposta naturale di questi stessi stati alle sue attività e minacce maligne.

Terzo. L’accusa che la Nato stia cercando di accerchiare la Federazione russa è priva di fondamento. Solo cinque dei trenta alleati confinano con la Russia, con solo un sedicesimo delle sue frontiere confinante con la Nato. Se per circondato intendi che è bloccato il sei per cento del tuo perimetro, allora gli uomini coraggiosi che hanno combattuto ad Arnhem o a Leningrado nella seconda guerra mondiale avrebbero molte cose da dire al riguardo.

 

Non è la disposizione delle forze della Nato, ma il fascino dei suoi valori che in realtà minaccia il Cremlino. Così come sappiamo che le sue azioni riguardano in realtà l’interpretazione della storia riscriscritta dal  presidente Putin e le sue ambizioni incompiute in Ucraina. Lo sappiamo perché l’estate scorsa ha pubblicato, sul sito ufficiale del governo, il suo articolo “Sull’unità storica di russi e ucraini”. Vi esorto a leggerlo, se avete tempo, perché se nelle sue argomentazioni è esauriente, manca di precisione ed è pieno di contraddizioni.

 

Dovremmo tutti preoccuparci perché quello che viene fuori dalla penna dello stesso presidente Putin è un saggio di settemila parole che mette l’etnonazionalismo al centro delle sue ambizioni. Non la narrazione che viene propinata ora. Non lo straw man dell’invasione della Nato. Fornisce il ragionamento distorto e selettivo per giustificare, nel migliore dei casi, l’asservimento dell’Ucraina e nel peggiore l’unificazione forzata di quel paese sovrano.

 

L’articolo del presidente Putin ignora completamente i desideri dei cittadini ucraini, mentre evoca quello stesso tipo di etnonazionalismo che ha giocato in tutta Europa per secoli e ha ancora il potenziale per risvegliare le stesse forze distruttive dell’odio antico. I lettori non solo rimarranno scioccati dal tono dell’articolo, ma saranno anche sorpresi da quanto poco sia menzionata la Nato. Dopo tutto, l’“espansionismo” della Nato non è forse la fonte di tutte le preoccupazioni del Cremlino? Nei fatti, un solo paragrafo è dedicato alla Nato. 

 

L’articolo contiene tre affermazioni. Primo: che l’occidente cerca di usare le divisioni per “governare” la Russia. Secondo: che qualsiasi cosa diversa da un’unica nazione composta da Grande Russia, Piccola Russia e Russia Bianca (velikorussi, malorussi, bielorussi) secondo l’immagine avanzata nel 17esimo secolo è un costrutto artificiale e sfida i desideri di un unico popolo, con un’unica lingua e chiesa. Terzo: che chiunque non sia d’accordo lo faccia per odio o fobia nei confronti della Russia.

 

Possiamo soprassedere sulla prima accusa: nessuno vuole governare la Russia. E’ affermare l’ovvio che, proprio come qualsiasi altro stato, spetti ai cittadini di un paese determinare il proprio futuro. La lezione che la stessa Russia può trarre dai conflitti come quello ceceno deve sicuramente essere che le guerre etniche e settarie costano migliaia di vite innocenti, e i protagonisti si impantanano in decenni di scontri. Per quanto riguarda l’Ucraina, la stessa Russia ne ha riconosciuto la sovranità come paese indipendente e ne ha garantito l’integrità territoriale, non solo firmando il Memorandum di Budapest nel 1994, ma anche il trattato di amicizia con l’Ucraina nel 1997. Eppure è il Cremlino, non l’occidente, che si è messo a ingigantire le divisioni in quel paese e in molti altri in Europa. Sono stati ben documentati i numerosi sforzi del Gru, il servizio segreto russo, e di altre agenzie russe per interferire in elezioni democratiche esterne e nelle controversie interne. Il cappello del divide et impera sta meglio sulla testa di Mosca, non su quella della Nato.

 

Probabilmente l’affermazione più importante, cioè che l’Ucraina è la Russia e la Russia è l’Ucraina, non è come viene presentata. L’Ucraina nella sua storia è stata separata dalla Russia per molto più tempo di quanto sia mai stata unita. Ma prendiamo anche la convinzione che tutti i popoli in Bielorussia, Russia e Ucraina siano discendenti dell’“Antica Rus” e quindi in qualche modo tutti russi:  secondo il professore e storico Andrew Wilson nel suo eccellente saggio intitolato “Russia e Ucraina: ‘Un popolo’ come sostiene Putin?”, sono al massimo “parenti, ma non lo stesso popolo”. Allo stesso modo la Gran Bretagna intorno al 900 d.C. era composta da Mercia, Wessex, York, Strathclyde e altri regni premoderni, ma era una nazione di molti popoli, origini ed etnie che alla fine ha formato il Regno Unito.

 

Se iniziate e interrompete la vostra visione della storia russa tra il 1654 e il 1917, allora potete inventarvi una campagna per una Russia più espansiva, forse sulla falsariga del motto dello zar russo prima dell’Impero russo “Sovrano di tutta la Rus: la Grande, la Piccola, e la Bianca” – rispettivamente Russia, Ucraina e Bielorussia. E soprattutto dovete dimenticare il prima e il dopo della storia. Dovete ignorare l’esistenza dell’Unione sovietica, la violazione del trattato di amicizia russo-ucraino e l’occupazione della Crimea. Molto più che note a piè di pagina nella storia. Sono sicuro che sarete d’accordo. Ironia della sorte, lo stesso presidente Putin ammette nel suo saggio che “le cose cambiano: i paesi e le comunità non fanno eccezione. Naturalmente, una parte di un popolo nel processo del suo sviluppo, influenzata da una serie di ragioni e circostanze storiche, può diventare consapevole di se stessa come una nazione separata in un determinato momento. Come dovremmo trattarla? C’è solo una risposta: con rispetto!”. Tuttavia, poi continua a scartare alcune di queste “circostanze storiche” per adattarle alle sue convinzioni.

 

E’ tutto a dir poco discutibile, e comunque non è in una prospettiva che giustifichi l’occupazione della Crimea (nello stesso modo in cui la Russia occupò la Crimea nel 1783 a dispetto del trattato russo-turco di Kuchuk-Kainarji del 1774) né qualsiasi ulteriore invasione della moderna Ucraina, come paese sovrano indipendente. L’ultima accusa contro l’occidente da parte di molti nel governo russo è che coloro che non sono d’accordo con il Cremlino sono in qualche modo russofobi. Tralasciando il fatto che gli ufficiali del Gru abbiano sparso agenti nervini nelle strade britanniche o il cyber-hacking e gli omicidi mirati provenienti dallo stato russo, niente potrebbe essere più lontano dalla verità.

 

La Russia e il Regno Unito condividono una storia profonda e spesso reciprocamente vantaggiosa. Le nostre alleanze hanno aiutato a sconfiggere Napoleone e poi Hitler. Al di fuori del conflitto, nel corso dei secoli abbiamo condiviso tecnologia, medicina e cultura. Durante il Diciottesimo secolo Russia e Gran Bretagna erano profondamente legate. Tra il 1704 e il 1854, dall’età di Pietro il Grande e Caterina la Grande  fino al Diciannovesimo secolo, gli inglesi erano presenti come ammiragli, generali, chirurghi e architetti ai più alti livelli della corte russa. Il padre della Marina russa – un certo Samuel Greig – è nato a Inverkeithing nel Fife. Quest’ammirazione condivisa c’è ancora oggi. Il governo britannico non è in conflitto con la Russia e il popolo russo – tutt’altro – ma contesta le attività malevole del Cremlino. 

Quindi, se una fredda notte di gennaio o febbraio le forze militari russe attraverseranno ancora una volta l’Ucraina sovrana, ignorate le narrazioni dello straw man e le storie “false flag” dell’aggressione della Nato, e ricordate le parole dello stesso presidente della Russia in quel saggio della scorsa estate. Ricordatelo e chiedetevi cosa significa, non solo per l’Ucraina, ma per tutti noi in Europa. Cosa significa la prossima volta...

 

Ben Wallace è il ministro della Difesa britannico (traduzione di Priscilla Ruggiero)

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