In America

E' morta Bell Hooks, l'ispiratrice del femminismo "radicale" e intersezionale

Matteo Muzio

Gloria Jean Watkins è scomparsa il 15 dicembre all'età di 69 anni: in uno dei suoi libri nel 1981 aveva sottolineato i problemi nella rappresentazione femminile nella società americana di allora

Nelle guerre culturali odierne i temi del “white privilege”, il privilegio bianco, così come il “femminismo intersezionale” ricorrono come un mantra, insieme alla cosiddetta “Critical Race Theory”. Spesso sono ripetuti come un mantra, sia da chi ritiene che siano idee perniciose da cancellare in fretta e furia pena la fine precipitosa dell’occidente, sia da chi pensa che siano giuste a prescindere e da brandire come asce, senza pensare al loro significato profondo. Questo scontro però, nella stragrande maggioranza dei casi, è solo sui social. Una delle fondatrici del femminismo intersezionale, Gloria Jean Watkins, scomparsa il 15 dicembre all’età di 69 anni per un cancro renale, ha vissuto quelle che secondo il sociologo afroamericano W.E.B. Du Bois erano “le intersezioni delle oppressioni di razza, classe e nazionalità” sulla propria pelle. Nata a Hopkinsville, in Kentucky, stato segregazionista, figlia di un bidello scolastico e di una donna di servizio, frequenta una scuola per soli neri fino a fine anni Sessanta, quando il Kentucky finalmente recepisce pienamente la direttiva della sentenza del 1954 Brown v. Board of Education.

 

Per la sua condizione economica di partenza, arriva al dottorato soltanto all’età di 35 anni, nel 1987, dopo aver lavorato e scritto. Uno dei suoi libri, scritto con lo pseudonimo di bell hooks (sì, con le minuscole) Ain't I a Woman? Black Women and Feminism, pubblicato nel 1981, metteva il dito nella piaga di due problematiche nella rappresentazione femminile nella società americana di allora. Da un lato la donna bianca, spesso raffigurata con tratti virginali o semidivini, dall’altro la sua controparte nera, diabolica e seduttrice, nei confronti della quale sono consentiti abusi di ogni genere. Fin qui la società americana, che nel volume in oggetto hooks definisce come un “patriarcato capitalista e suprematista bianco”.  Difficile dissentire con lei riguardo agli Stati Uniti del 1981. L’unico senatore afroamericano, il repubblicano del Massachusetts Edward Brooke, aveva perso il seggio nel 1978 e c’erano solo due donne su 100 al Senato, entrambe repubblicane.

 

I problemi però albergavano anche nel femminismo di quell’epoca: troppo centrato sui problemi delle donne bianche di classe medio-alta, che con il loro atteggiamento dovuto al background sociale della maggior parte della pensatrici, non consideravano in modo adeguato le problematiche delle donne appartenenti alle minoranze etniche. E quindi rafforzavano quegli stereotipi che si proponevano di combattere. Ma anche gli afroamericani maschi avevano le proprie colpe: il nazionalismo nero di leader come Malcolm X o del leader delle Black Panthers Stokely Carmichael cercava di combattere gli stereotipi razziali rafforzando quelli sessisti. Alle radici di tutto ciò, difficile non ravvisare un legame con l’opposizione dei leader afroamericani alla concessione del voto alle donne subito dopo la guerra civile. Purtroppo, gli afroamericani maschi liberati, non erano molto propensi ad accettare questo, perché volevano godere pienamente dei loro diritti di uomini liberi. Tra i quali c’era anche quello di essere i capi famiglia in senso stretto. Esercitando un potere simile a quello dei piantatori su scala ridotta.

 

Infine, il quarto scandalo, legato a una caratteristica tutto sommato trascurabile: il libro non usava una formattazione accademica. Niente note né bibliografia, proprio perché Watkins voleva raggiungere un pubblico molto vasto, più ampio di quello che normalmente avrebbe letto un testo simile. L’aspetto veramente radicale del suo pensiero però, è che il sistema americano, così com’era strutturato, non poteva essere riformato. Questo era il femminismo “radicale” che il commentatore conservatore Pat Buchanan brandì come un’ascia alla convention repubblicana del 1992 contro la possibile First Lady Hillary Clinton. Suo malgrado, Gloria Jean Watkins era stata usata come arma impropria da un suo nemico. Il suo pensiero, ovviamente, era molto più complesso di così. Ciononostante, alcuni termini da lei resi popolari sono stati utilizzati come parole d’ordine ancora oggi, in un dibattito che è ben lontano dalla profondità che lei e altre pensatrici come l’inventrice stessa del concetto moderno di intersezionalità Kimberlé Williams Crenshaw si proponeva di portare nel discorso pubblico. Anche perché, tra le caratteristiche che bell hooks sfoggiava sempre c’era quell’empatia che spesso oggi manca nel comprendere le ragioni dell’altro.

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