Eric Zemmour (Ansa)

Cellula zemmouriana

I giovani fan di Zemmour fanno il loro ingresso (tumultuoso) a Sciences Po

Mauro Zanon

Con Génération Z l’idea nazional-identitaria ha fatto il suo ingresso nei templi delle élite progressiste francesi, dall'università parigina all'Ecole nationale d’administration

Anche Sciences Po, il tempio delle élite progressiste francesi, è stato colpito dalla “zemmourizzazione degli spiriti”. Valeurs Actuelles, il settimanale della destra identitaria parigina, ha raccontato l’entrata nel campus di rue Saint-Guillaume della Génération Z, ossia del fan club di giovani che sostiene la candidatura di Eric Zemmour alle presidenziali 2022. Un ingresso tonitruante, perché avviene lì dove si forma la gauche, e mostra fino a che punto la penetrazione dello Zemmour pensiero inizi a essere capillare. “Abbiamo lanciato Génération Z per fare in modo che tutte le opinioni abbiano voce in capitolo a Sciences Po, cuore vibrante della parola democratica e della libertà d’espressione. Abbiamo ricevuto diversi messaggi volti a metterci pressione affinché rinunciassimo all’iniziativa, ma anche messaggi aggressivi e di odio. Per fortuna, in parallelo, ci hanno inviato anche messaggi incoraggianti e di amicizia”, hanno spiegato alla Lettre patriote gli ideatori della lista Génération Z.

 

L’antenna, o meglio “l’initiative étudiante”, secondo il gergo di Sciences Po, è stata introdotta non senza difficoltà. I giovani di Génération Z, a inizio ottobre, hanno presentato il progetto all’amministrazione e lo hanno sottoposto al voto degli studenti. Subito, i sindacati studenteschi orientati a sinistra, Unef, Solidaires e Nova, pur rivendicando un “impegno a favore del pluralismo e del dibattito delle idee”, hanno pubblicato una serie di comunicati invitando al boicottaggio dell’iniziativa. “Nova rifiuta qualsiasi censura a priori, ma la difesa della libertà d’espressione e del pluralismo non può avallare l’odio razziale o religioso, il sessismo o ancora l’omofobia di alcuni attori del dibattito”, si legge nel comunicato del sindacato goscista.

 

I tentativi di boicottaggio, tuttavia, sono stati vani: Génération Z ha raccolto 200 voti a favore da parte degli studenti (per approvare un’“initiative étudiante” ne bastano 120). “I tre sindacati di sinistra, che conoscevano già i risultati, hanno chiesto l’annullamento totale dell’elezione”, ha detto un membro di Génération Z a Valeurs Actuelles. L’associazione dei giovani zemmouristi ha assicurato di essere già al lavoro per organizzare tavole rotonde e presentazioni di libri nelle aule di Sciences Po (il primo ospite potrebbe essere Geoffroy Lejeune, direttore di Valeurs Actuelles, che ha appena dato alle stampe il libro “Zemmour président” e ha trasformato la sua rivista in un megafono delle idee radicali del polemista). 

 

Zemmour era uno studente di Sciences Po alla fine degli anni Settanta. Lui, il figlio di Montreuil col mito di De Gaulle, nato da un padre autista di ambulanze e una madre casalinga, condivideva i banchi con i giscardiani e la jeunesse dorée del socialismo: quanto di più lontano dalle sue idee. Infatti, da quando si è diplomato nel 1979, non ha mai smesso di gettare veleno sulla scuola, bollandola come un santuario di benpensanti, guidato da élite autolesioniste, sradicate, che insegnano l’odio per la nazione. L’entrata di Génération Z nell’istituto di rue Saint-Guillaume toglie certezze a chi pensava che almeno Sciences Po potesse rimanere un fortino di idee progressiste, senza nessuna infiltrazione nazionalista-identitaria. Alcuni osservatori fanno notare che anche l’Ena, ormai, non è più impermeabile alle idee zemmouriane, e che sempre più enarchi sono “sedotti dall’estrema destra”. Sarah Knafo, responsabile della comunicazione e della strategia di Zemmour, è fresca di diploma all’Ecole nationale d’administration.

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