Jannick Jadot, candidato alle primarie dei verdi francesi (foto EPA)

la corsa all'eliseo

Divisi (in cinque) e litigiosi gli Ecolò francesi sfaldano l'onda verde

Mauro Zanon

I cinque candidati del partito avevano siglato tacitamente un patto di non-belligeranza, con la promessa che i finalisti delle primarie avrebbero avuto il pieno sostegno del partito. Ma l’accordo sembra già andato in frantumi

Se volete sapere come rovinare in pochi mesi un’immagine di coesione costruita dopo anni di fatiche trascorsi alla periferia del dibattito chiedetelo a Europe Écologie Les Verts (Eelv), i Verdi francesi, che sono tornati a bisticciare come ai vecchi tempi, dimenticando che fra sette mesi ci sono le presidenziali e non si può fare un’altra figuraccia come nel 2017, quando Yannick Jadot, quotato al 2 per cento nelle intenzioni di voto, ritirò la sua candidatura a favore del candidato del Partito socialista, Benoît Hamon

Nel fine settimana sono arrivati i risultati del primo turno delle primarie di Eelv, che hanno decretato il passaggio alla finalissima di Jadot, ex responsabile di Greenpeace e portabandiera del trionfo verde alle elezioni europee del 2019 (la lista Eelv raccolse il 13,5 per cento, piazzandosi al terzo posto dietro macronisti e lepenisti), e di Sandrine Rousseau, economista e vice segretaria nazionale degli ecologisti, la sorpresa di questo scrutinio. In totale, ha votato l’86,91 per cento dei 122,670 iscritti: Jadot ha raccolto il 27,7 per cento dei suffragi, la Rousseau il 25,14. Dietro di loro gli altri tre aspiranti: Delphine Batho, ex ministra dell’Ecologia di Hollande e militante accanita della decrescita felice, Éric Piolle, sindaco di Grenoble autoproclamatosi nemico del “neoliberalismo autoritario”, e Jean-Marc Governatori, il “centrista mistico”, come lo ha definito il settimanale Marianne, con posizioni ambigue sui vaccini. 

Le cinque sfumature di verde avevano siglato tacitamente un  patto di non-belligeranza, con la promessa che i finalisti delle primarie, e in seguito il vincitore o la vincitrice, avrebbero avuto il pieno sostegno del partito, senza polemiche né frecciatine. Ma l’accordo sembra già andato in frantumi, visto che domenica, con toni particolarmente acidi, sia Delphine Batho sia Éric Piolle non hanno dato alcuna consegna di voto per il secondo turno, e Jean-Marc Governatori sta già affilando le armi in caso di vittoria della Rousseau. “Se Sandrine Rousseau vincerà le primarie, non ci sarà un candidato ecologista alle presidenziali”, ha attaccato Governatori, puntando il dito contro la linea radicale di colei che sfiderà Jadot. “Si unirebbe subito a Jean-Luc Mélenchon (leader della France insoumise, il partito della sinistra radicale, ndr). Sono sulla stessa linea”, ha aggiunto Governatori. Secondo quest’ultimo, “l’interesse superiore della nazione è più forte di un impegno preso prima delle primarie”. La Rousseau, insomma, sarebbe una minaccia per il paese, oltre che per il partito verde, sostiene Governatori, che non esclude di presentare una “candidatura autonoma affinché ci sia un candidato ecologista all’Eliseo”. 

Ad aggravare il clima già particolarmente pesante, ci si è messo pure Daniel Cohn-Bendit, intellò e padre nobile dei Verdi, nonché artefice del più grande risultato della storia di Eelv, il 16,28 per cento delle europee del 2009, quando era capolista. “Yannick Jadot ha detto che può vincere le presidenziali: sono tutte sciocchezze”, ha affermato Dany le rouge, sottolineando che il vincitore del primo turno delle primarie è detestato dalla base storica del partito. “L’apparato di Eelv preferisce Sandrine Rousseau a Yannick Jadot. Non ha fatto nulla per sostenerlo. Non è una persona gradita”, secondo Cohn-Bendit. 

Tra Jadot e Julien Bayou, segretario nazionale dei verdi francesi, non corre buon sangue, in effetti. A maggio, durante la campagna per le elezioni regionali, la stampa parigina aveva parlato di una “mesentente cordiale”, di una disarmonia cordiale su vari punti, a partire dalla tenuta delle primarie: Jadot, sull’onda del trionfo delle elezioni europee, voleva bypassare il più classico dei sistemi di designazione ed essere investito come candidato naturale di Eelv; Bayou, invece, giudicava le primarie imprescindibili, presentandosi come “garante del rispetto delle decisioni collettive”. Il segretario di Eelv non vede l’ora di sgonfiare l’ego di Jadot: di vederlo fallire al secondo turno. La Rousseau, dal canto suo, dice che “le persone rimaste sorprese dal suo risultato sono quelle che non hanno capito cosa sta accadendo nella società. E’ un movimento profondo”. Domani sera, in diretta sul canale Lci, andrà in onda il primo dibattito tra Jadot e la Rousseau, candidati a rappresentare un partito che non ha ancora corretto la sua inclinazione al litigio.

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