Brinkert, il guru che ha reso il tedesco Scholz un po' più “cancelliera”

Daniel Mosseri

La rimonta dei socialisti, a ridosso del rinnovo del Bundestag, fa sognare Scholz. Merito di un pubblicitario e delle debolezze degli avversari

Olaf Scholz comincia a crederci. Per tre società di rilevazioni demoscopiche (Forsa, Insa, YouGov) il partito socialdemocratico (Spd) è davanti all’unione dei moderati (Cdu/Csu) di Armin Laschet. Per altri due istituti (Kantar, Forschungsgruppe Wahlen) le due formazioni sono invece appaiate. Numeri che fanno sognare la Spd all’approssimarsi del voto per il rinnovo del Bundestag, il primo senza Angela Merkel dal lontanissimo 1990. Se il voto confermerà le indicazioni dei sondaggisti, la sera del 26 settembre Olaf Scholz, oggi vicecancelliere e ministro della Finanze, diventerà il cancelliere in pectore quale candidato del partito più forte. Prima dell’estate non ci credeva nessuno: gli occhi di tutta la Germania erano puntati solo su Laschet, allora neo presidente della Cdu e navigato governatore del Nord Reno-Vestfalia, e sulla sua sfidante verde, la giovane inesperta ma entusiasta Annalena Baerbock. Nel giro di poche settimane i due si sono rivelati non all’altezza del compito che era stato loro assegnato, e Scholz ne ha approfittato. La Spd, un partito in crisi da almeno due decenni, deve la ripresa non ai propri co-presidenti, due oscuri funzionari posizionati sul lato sinistro del partito, ma alla perseveranza da maratoneta del vicecancelliere. Il quale, a sua volta, deve ringraziare le due persone che hanno creduto in lui a dispetto dei sondaggi sfavorevoli della scorsa primavera e dell’atteggiamento pietoso della stampa sempre pronta a dipingere Olaf Scholz come il candidato perdente in partenza. 

 


Su tutti Raphael Brinkert e Lars Klingbeil, il primo un affermato pubblicitario di Amburgo, il secondo il segretario generale dei socialdemocratici che ha subito fatto squadra con “Rapha”. E’  questo, racconta lo Spiegel, il nomignolo con cui Brinkert viene oggi chiamato nella stanze della Willy-Brandt-Haus, storica sede della Spd, dove il pubblicitario ha conosciuto Klingbeil la scorsa primavera in una Berlino resa deserta dalla pandemia. D’accordo con Klingbeil, “Rapha” decide di puntare tutto sull’immagine di Scholz: a questo giro non si tratta di far vincere una partito ma l’uomo o la donna che dovranno prendere il posto della cancelliera più famosa di sempre. Brinkert non può certo innestare in Scholz qualità che il vicecancelliere già non possieda. Né si tratta di renderlo più riconoscibile. A differenza della sconosciuta Baerbock o di Laschet, la cui fama non supera i confini della regione renana, Scholz è un volto noto ai tedeschi come ex sindaco di Amburgo, ex ministro del Lavoro e dal 2018 ministro delle Finanze incaricato di distribuire i generosi ristori (400 miliardi) versati a individui e aziende, faro finanziario fra le nebbie della pandemia.

 

Ma grazie al restyling del comunicatore di Amburgo il profilo del candidato socialdemocratico si fa più incisivo. A cominciare dallo slogan: “Scholz packt da an”. C’è un problema? “Scholz lo affronta”. E poi cartelloni a sottolineare la sua storia di uomo del fare: “Mentre due litigano, il terzo lavora” si legge in un poster con Baerbock e Laschet accigliati sui due lati mentre Scholz in mezzo, mascherina sul volto e valigetta in mano, si accinge a incontrare la sua omologa statunitense Janet Yellen. Anche la merkelizzazione di Scholz è una delle trovate comunicative di Brinkert, che ha fatto posare Scholz con le mani a diamante, storica posa della Merkel, e ha anche messo la sua faccia con sopra lo slogan “può fare la cancelliera”. Così è apparso Scholz in una pubblicità sulla rivista femminile Emma, dove, poche pagine più in là, c’era invece uno spot della Cdu: “In un paese dove anche un uomo può diventare ‘cancelliera’”. Ma non c’era la faccia di Laschet e la pubblicità sembrava più un modo per ricordare agli elettori che è la Cdu il partito di Angela Merkel.

 

Altra caratteristica della campagna di Brinkert: Olaf Scholz perde i colori per stagliarsi in bianco e nero su uno sfondo rosso, a ricordare la storia e l’origine del Sozialdemokratische Partei Deutschlands. Un colpo d’occhio forse per gratificare i simpatizzanti della Spd che al migliorista Scholz avrebbero forse preferito un candidato dal profilo più marcatamente di sinistra. Colori forti che fanno risaltare i messaggi semplici e chiari – “salario minimo a 12 euro”, “affitti accessibili a tutti” – della Spd rispetto alle noiosissime foto di famiglie sorridenti proposte da Laschet. Allo Spiegel, Klingbeil e Brinkert spiegano ancora che Scholz viene presentato per quel che è, “il migliore, il politico titolato a rispondere al telefono della cancelleria federale alle tre del mattino quando scoppia una crisi”.

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