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tra storia e politica

La cancelliera e il giornalista, il “romanzo Merkel” scritto da Paolo Valentino

Salvatore Merlo

Amico di Barack Obama e Mario Draghi. Il grande corrispondente spiega frau Angela

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Chi lo ha visto lavorare, come chi scrive, sa per esperienza diretta che quando lui entra in una stanza – personalmente lo si è constatato a Strasburgo al Parlamento europeo alcuni anni fa – viene salutato confidenzialmente da diplomatici, addetti militari, uomini politici di qualsiasi nazionalità. Tutti gli parlano. Gli rispondono. Lo informano. E lui sa tutto di tutti mentre passa dal francese al tedesco, dal tedesco all’inglese, dall’inglese al russo. Come nulla fosse. Di un ambasciatore  è amico perché erano insieme a Mosca negli anni novanta, quando quello era soltanto un terzo segretario. Con un ammiraglio, divenuto nel frattempo consigliere militare d’un importante capo di governo, si dà del tu e lo abbraccia, perché si erano a lungo frequentati negli Stati Uniti quando l’altro era distaccato alla Nato qualche decennio prima da semplice ufficiale. Quando Barack Obama venne in Italia, a Milano, nel 2017, per tenere un discorso pubblico, a un certo punto nota con lo sguardo un giornalista elegante con un paio di calzini rossi che spuntano sotto i pantaloni dalla riga impeccabile: “Paolo, my dear friend”, esclama l’ormai ex presidente degli Stati Uniti davanti a tutti. “I missed your red socks”. Paolo, amico mio. Mi sono mancate le tue calze rosse. 

Ecco, questo è Paolo Valentino. Corrispondente per il Corriere della Sera da Washington, Bruxelles, Mosca  e Berlino, allievo di Mario Draghi che fu suo professore e  lo incontra ancora oggi, amico vero di Joschka Fischer. Uno dei pochissimi corrispondenti italiani che ha fonti dovunque vada, capace di presentare Merkel a Paolo Mieli e Putin a Luciano Fontana, in grado di costruire rapporti personali impensabili, ai massimi livelli, nel solco della  più grande tradizione del giornalismo di corrispondenza estera. 

Classe, abilità, esperienza e tecnica che si riverberano tutte in questo suo libro, in questa storia di Angela Merkel (“L’età di Merkel”, Marsilio)  che si dipana lungo circa sedici anni – dodici dei quali Valentino ha passato in Germania. Dentro c’è tutto: l’ascesa, il trionfo, il declino di Merkel. La  signora Germania.   Solida, dunque non spavalda. Forte, quindi non bullesca. Il superpotere della normalità. Da lui osservata da vicino. Ne viene fuori il ritratto di una donna modica nel parlare, ma viva nell’azione come cauta e acuta nel pensarla. Una donna di stato che a Valentino dice: “Quando la pressione cresce e tutti premono, allora devo dire qualcosa, ma non parlo prima di essere sicura che una decisione sia sostenibile anche tre giorni dopo”. Pensate che valga lo stesso per Matteo Salvini, Luigi Di Maio o Enrico Letta? Chissà. E dire che le decisioni, le scelte, in questi anni per Merkel sono state enormi. Dalla Grecia nella crisi del 2008, al dilemma sull’energia atomica in Germania, fino al Recovery Fund del 2020. E poi ancora il salvataggio dell’euro e dell’Europa passando per Chirac, Bush, Prodi, Berlusconi, Sarkozy, Obama, Macron, Renzi, Gentiloni, Conte e ovviamente Draghi “in cui Merkel vede la migliore garanzia del suo lascito europeo e la personalità in grado di assicurare guida e leadership all’Unione nei prossimi anni”. 

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Non un saggio paludato, ma un racconto godibilissimo: “Alla prima seduta del G8 di Tokyo, in Giappone, nel luglio 2008, Berlusconi arrivo per ultimo, seguito a pochi metri da una telecamera di Mediaset. Nella hall del resort dove si svolgeva il vertice, gli altri leader erano in piedi e conversavano tra di loro. ‘Amici, amici!’, disse il premier italiano facendo il suo ingresso con le braccia allargate. Ma, un po’ per il brusio, un po’ perché alcuni erano di spalle, nessuno gli fece caso. Senza perdersi d’animo, Berlusconi tornò sui suoi passi, girò intorno alla sala e rientrò dall’altro ingresso sulla parte opposta, sempre seguito dalla telecamera in azione. ‘Amici, amici!’, disse di nuovo con un tono di voce più forte. Questa volta funzionò. Angela Merkel lo accolse con un sorriso, una stretta di mano e uno scuotimento di testa”.    

Sospeso tra cronaca e diario, storia e politica, Paolo Valentino alterna retroscena e ricostruzioni dei grandi fatti di questo ultimo ventennio a squarci di racconto personale che lasciano intendere quanto lui sia stato “dentro” a quei fatti. Vicino ai protagonisti di cui parla. Solo i suoi amici sanno però che proprio negli anni dell’ascesa di Merkel, quelli descritti nelle prime pagine del libro, lui era entrato in confidenza con Gerhard Schröder ancora padrone dei destini della Germania. L’uomo che Merkel sconfisse. Ebbene, Schröder un giorno chiese a Valentino chi fosse mai il suo sarto.  Era il signor Caponnetto, di Catania. Da quel momento in poi l’anziano sarto sarebbe stato spesso visto  partire dalla sua bottega di corso Sicilia e  atterrare a Berlino. Entrava al Bundeskanzleramt con una valigia piena di tessuti. E nella sua sartoria di Catania esponeva un modello  chiamato “del Cancelliere”.

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