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Cosa racconta la geografia della Francia in rivolta contro il pass

Jean-Pierre Darnis

I francesi che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino sono il 67 per cento della popolazione. La fiducia in Macron è ancora alta, ma il certificato vaccinale ha fatto compattare gli estremisti sia di destra che di sinistra

Ogni sabato in Francia assistiamo a una serie di manifestazioni contro il passaporto vaccinale che segnano uno stato di proteste diffuse sul territorio, che rispondono solo in parte alla rappresentazione di un paese che in modo ciclico dovrebbe conoscere violenze collettive. Bisogna però proporre una lettura più complessa delle dinamiche in corso.

Il primo fatto è che le manifestazioni pubbliche hanno sempre rappresentato nella storia francese un modo di esprimere rivendicazioni. Sabato sono state circa 230.000 persone a manifestare in Francia, mentre la settimana prima erano 200.000. Si tratta di un fenomeno reale, ma che per il momento ha una partecipazione più bassa rispetto al 2018. La composizione di queste manifestazioni illustra una nuova sociologia protestataria. Accanto ad alcuni rappresentanti dei gilets gialli che non avevano mai interrato l’ascia dell’antipotere, possiamo osservare espressioni variegate.

In un recente studio per la Fondazione Jean Jaurès, il politologo Jérome Fourquet ha illustrato lo stato della protesta politica antisistema nelle regioni del sud, territori con meno vaccinati e più contagi. Nell’arco mediterraneo francese osserviamo gli effetti cumulativi di forme di diffidenza verso il potere centrale parigino, anche radicate in una storia lunga, combinate con moderne istanze di decrescita e di comunitarismo politico locale nei territori rurali sulla scia delle rivolte capeggiate da José Bové.

  

Inoltre per la parte urbana e costiera di questa zona, vediamo una combinazione di rifiuto sistematico del potere espressa sia dai gilet gialli che da un solido radicamento del Rassemblement National. In Francia esistono dinamiche nazionali trasversali ma questa lettura territoriale illustra il fatto che il “No vax/No pass” incrocia anche forme profonde di astio nei confronti del potere parigino. Se i manifestanti sfilano rivendicando la loro “libertà”, la loro cultura è spesso tutt’altro che liberale.

Ad esempio il fuoriuscito del Front National Florian Philippot, già delfino della Le Pen, cavalca l’onda della protesta con proclami di “rivoluzione popolare”. Si è innescata una forma di competizione nell’estrema destra dove il partito della Le Pen, tradizionale fautore dell’ordine, si trova in difficoltà fra la volontà di raggiungere il coro delle proteste e il carattere surreale e politicamente controproducente delle rivendicazioni. Con poi in fondo l’ombra di un altro personaggio reazionario, Eric Zemmour, che rappresenta un potenziale polo di aggregazione a destra per le presidenziali. Dal lato opposto, l’estrema sinistra rispolvera una propria interpretazione della difesa della libertà con un rifiuto nichilista delle istituzioni e dell’autorità e una rivendicazione di potere al popolo. Anche questa posizione pone qualche problema in quanto la sinistra non ha in mente un sistema liberale, a fortiori libertario, privilegiando poi forme di governo statale con rinforzamento del ruolo delle istituzioni pubbliche.

La rivendicazione contro il pass sanitario offre dunque un veicolo di proteste nella parte estrema dello spettro politico francese ma è anche il luogo di una fortissima contraddizione contro chi privilegia l’ordine e le sue forze oppure sogna un sistema con un rinforzamento dell’amministrazione pubblica, anche per opporsi alle forze del mercato ritenute nocive, il tutto tenendo in conto le rivendicazioni di particolarismi locali con l’opposizione periferia/centro, molto vivace al sud. La saldatura degli scontenti potrebbe crescere ma con effetti relativamente limitati nel gioco politico. 

  
Nel frattempo, la vaccinazione prosegue, la Francia ha superato il tasso di 67 per cento di primi vaccinati, con un’accelerazione avvenuta dal 12 luglio, quando Emmanuel Macron ha annunciato per la prima volta la politica di passaporto sanitario. La popolarità di Macron rimane alta e la maggioranza dei francesi aderisce alla politica vaccinale e al rispetto delle regole imposte con il passaporto sanitario. Malgrado lo stato di agitazione, prosegue la campagna per le presidenziali dove rimane il favorito. Esiste quindi il paradosso di una Francia che sembra sull’orlo di sollevamenti imminenti ma allo stesso tempo tende a una sostanziale continuità politica.

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