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Destra e realtà

C’è una rivolta contro Boris Johnson: hai tradito la libertà, vattene

Paola Peduzzi

Il premier inglese è diventato più responsabile o ha scordato la sua tradizione e le sue promesse? Il dibattito inglese sul pass vaccinale e sulla necessità di un "nudge"

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C’è una rivolta nel Regno Unito contro il premier Boris Johnson che aveva promesso libertà e invece ha messo il requisito del pass vaccinale per andare a ballare; che aveva detto “o apriamo adesso o non lo faremo più” e invece ha mezzo paese in autoisolamento; che è figlio di una tradizione conservatrice liberale solida e ora invece mette la tassa sul sale, ingerenza assoluta dello stato nella vita privata dei cittadini. “Fino” è l’acronimo utilizzato per attaccare Johnson, “freedom in name only”, hai detto libertà e metti obblighi: vattene. Alcuni temono che sorga a destra dei Tory un partito anti lockdown che finisca per rosicchiare consensi come fecero gli indipendentisti dell’Ukip nel decennio scorso, per altre ragioni a partire dalla Brexit. Questo movimento metterebbe insieme quelli che pensano che il thatcherian-churchilliano Johnson abbia tradito la causa della libertà. “I non vaccinati si troveranno le proprie libertà limitate in modi che soltanto poco tempo fa sarebbero stati inimmaginabili”, ha scritto Fraser Nelson, direttore dello Spectator, magazine conservatore che ha messo in copertina Boris Johnson vestito da Mary Poppins, “Nanny Boris”, il premier è diventato paternalista, ingombrante, vuole dire agli inglesi come mangiare, pensare, vivere.

Che il concetto di libertà potesse stropicciarsi in questo modo forse non era immaginabile, ma la pandemia ci ha messo di fronte alla consapevolezza della contiguità tra libertà e responsabilità. E ogni leader ha dovuto prendere le misure di questa consapevolezza.

Boris Johnson lo fa mentre il suo ex consigliere Dom Cummings dice cose tremende sul suo approccio alla pandemia, al rischio e alla responsabilità: l’ultima è di ieri, e con il solito screenshot con cui Cummings fa la sua guerra all’ex capo, ha fatto sapere che il primo lockdown del Regno è stato rimandato l’anno scorso perché il premier aveva visto i dati sui morti da Covid, “l’età media è 82-81 anni per gli uomini, 85 per le donne. E’ oltre l’aspettativa di vita. Quindi prendi il Covid e vivi di più”. Questa frase conferma il cinismo del Boris della prima ondata, quello che più piaceva a chi ora gli dice di dimettersi. In privato Johnson ripete che è da sempre colpito da quanto sia facile togliere le libertà e quanto sia difficile ridarle, ma sa anche di essere in una fase straordinaria in cui lo stato deve garantire una sicurezza sanitaria che pare molto in pericolo. William Hague, ex leader dei Tory ed ex ministro, ha scritto sul Times che “la filosofia del libero mercato ha trionfato nel mostrare come si crea benessere ma fa fatica nel rendere questa prosperità più equa, più sostenibile e più resistente”. Per questo il “conservatorismo britannico, che è la più flessibile delle filosofie politiche, si sta redifinendo per creare uno stato più interventista e patisce le inevitabili tensioni interne nel farlo”.  Il problema per Boris Johnson è la coerenza rispetto al passato: lui era uno che considerava anche l’obbligo della cintura di sicurezza non soltanto una violazione della libertà individuale ma la manifestazione del disprezzo dello stato nella capacità del singolo di essere responsabile. Lo stesso vale per le promesse fatte: mai ci sarà la carta d’identità, ma ci sarà il pass vaccinale, mai ci saranno tasse sui dolci o i grassi, mai ci saranno tasse sulla carne o sul carbone. Che cosa è successo? C’è chi dice che Johnson si è responsabilizzato, come è stato costretto a fare anche su altri fronti su cui aveva idee fantasiose; per tutti gli altri è un traditore.

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Intanto il numero di nuovi casi giornalieri (46.558 ieri) è per il secondo giorno di fila maggiore delle prime dosi somministrate (35.670).
 

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