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Chi è Peter R. de Vries, il giornalista a cui hanno sparato nel cuore di Amsterdam

Francesco Gottardi

Dal caso Heineken all'assassinio di Jfk. E poi gli scomparsi, la lotta al narcotraffico. Tra giornalismo di inchiesta e un debole per i riflettori (ma con un flop in politica): così de Vries è diventato il "guru del crimine"

Sta scuotendo profondamente i Paesi Bassi l'aggressione di ieri sera, quando un uomo è stato raggiunto da cinque colpi di arma da fuoco ad Amsterdam verso le 19:30. Due motivi: l'agguato è avvenuto in pieno centro, a due passi da Leidseplein, zona turistica e di vivace vita notturna - localetti, casinò, il Rijksmuseum un ponte e un canale più in là. Secondo: la vittima è il giornalista d'inchiesta Peter Rudolf de Vries, 64 anni, uno dei volti più noti della televisione olandese. Mentre lui lotta tra la vita e la morte in un ospedale della capitale – la polizia ha fermato due sospettati: un 35enne polacco e un 21enne residente a Rotterdam –, da questa mattina il luogo del delitto ha iniziato a ricoprirsi di fiori e messaggi dei passanti. "Un attacco alla libera stampa e allo stato di diritto", hanno commentato re Guglielmo Alessandro e il premier Mark Rutte. Ma per inquadrare la caratura del personaggio, impressiona ancora di più la dichiarazione dell'ambasciata americana all'Aia: "Hanno colpito un eroe nazionale".

 

Non è un caso che un messaggio così forte arrivi proprio dagli Stati Uniti. Nei primi anni 2000 de Vries ha lavorato anche a una lunga indagine sulle teorie del complotto attorno all'assassinio di Jfk, intervistando ex agenti segreti e l'ex fidanzata del killer del presidente, Lee Harvey Oswald. Ma c'è dell'altro. Fra il 1995 e il 2012, il programma "Peter R. de Vries, giornalista di cronaca nera" è stato campione di ascolti in tutta l'Olanda: un format collaudato – a metà fra "Report" e "Chi l'ha visto" –, reso spettacolare dalle capacità investigative di de Vries che spesso hanno avuto importanti ripercussioni giudiziarie. Il caso principe nel 2006: Natalee Holloway è una ragazza americana scomparsa nel nulla ad Aruba dopo un incontro con il giovane olandese Joran van der Sloot, a cui il cronista riesce a strappare una confessione chiave sul suo coinvolgimento. Da qui la riapertura del caso, oltre al credito sconfinato fra i media Usa. L'episodio è valso a de Vries un International Emmy Award ed è stato visto in prima serata da 7 milioni di persone: ancora oggi record di share televisivo nazionale, se si escludono gli eventi sportivi - ieri sera, mentre da noi impazziva Italia-Spagna, erano almeno 3 milioni gli olandesi sintonizzati sulle trasmissioni dedicate al giornalista.

 

AP Photo/Molly Quell

 

La carriera di de Vries è iniziata all'Aia nel 1978, quando poco più che ventenne entra nella redazione di cronaca generalista del Telegraaf, il più diffuso quotidiano del paese. Poi il graduale spostamento verso la nera. La grande occasione nell'83: il magnate della birra Freddy Heineken e il suo autista vengono rapiti per poi essere rilasciati tre settimane più tardi, sotto riscatto di 35 milioni di fiorini olandesi. De Vries segue il caso, assistendo ai processi contro gli imputati e soprattutto costruendo con loro un esclusivo rapporto di fiducia, cifra distintiva del suo modo di fare giornalismo. Quando uno dei rapitori, Cor van Hout, morirà nel 2003, de Vries firmerà un editoriale sul Telegraaf "per l'uomo più speciale che abbia mai incontrato". Giù le polemiche, ma ormai la sua reputazione è inaffondabile.

 

Dal 1991 lavora come freelance e trova sempre più spazio nei talk show come guru del crimine. Un successo dopo l'altro, sbloccando casi a lungo irrisolti. Highlights: nel 2002 porta alla luce un clamoroso errore giudiziario e rovescia i verdetti del cosiddetto "omicidio Putten", ottenendo l'assoluzione in appello dei condannati –all'epoca avevano già scontato i due terzi della loro pena detentiva – e facendo incastrare, sei anni più tardi, un nuovo sospettato grazie alla prova del Dna. "Il giorno più bello della mia carriera", dirà lui. Smaschera perfino, destando grande scandalo fra i reali, una relazione fra la principessa Friso d'Orange-Nassau e un signore della droga. Ma il suo cavallo di battaglia restano i casi di sparizione, che contribuisce a sbrogliare anche a distanza di vent'anni – come in occasione della tragica storia di Nicky Verstappen – fornendo sistematicamente assistenza alle famiglie delle vittime: gli ultimi tweet del giornalista, fino a poche ore prima dell'aggressione, sono dedicati alla raccolta fondi per Tanja Groen, ragazza olandese di cui non si hanno tracce dal 1993.

 

 

De Vries è un uomo ricco di iniziative, dal lancio di un'agenzia di procuratori calcistici a quello di uno studio legale insieme al figlio, fino alla recente campagna di sensibilizzazione per i migranti in attesa di passaporto olandese. Aveva tentato anche l'avventura in politica: nel 2005 fonda il Partito per la giustizia, azione e progresso, usando esattamente le sue iniziali "Prdv". Non riscuoterà il successo sperato e dopo pochi mesi scioglie tutto.

 

La sua attenzione si concentra allora sulla criminalità organizzata: l'ultimo caso a cui lavora è all'interno del "processo Marengo", una grossa inchiesta giudiziaria contro 17 esponenti della cosiddetta "Mocro maffia". E' il clan che negli ultimi dieci anni ha gestito il narcotraffico tra Olanda e Belgio, con a carico una lunga scia di omicidi più un attentato (senza vittime) alla sede del Telegraaf ad Amsterdam.

 

Nel 2020 de Vries decide di diventare il consigliere di fiducia del testimone chiave del processo, Nabil B.: hanno già assassinato suo fratello e il suo avvocato Derk Wiersum. Lo stesso de Vries ammette di aver ricevuto minacce di morte per conto di Ridouan Taghi, presunto capo dell'organizzazione e primo imputato all'udienza. "Non ho paura", ha detto, rifiutando uomini di scorta. "Bisogna essere realisti e tenere conto che qualcosa potrebbe succedere. Ma fa parte del mio lavoro e non voglio che la mia vita sia controllata dagli affari: non riuscirei più a guardarmi allo specchio se abbandonassi Nabil. Un giornalista di cronaca nera, che nei momenti di tensione si tira indietro, farebbe bene a lavorare a Libelle (magazine olandese di gossip e moda, ndr)".

 

Al momento dell'agguato, de Vries era solo.

 

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