In Sassonia-Anhalt

La sfida del dopo Merkel con l'AfD

L'ultimo voto in Germania prima delle elezioni di settembre mostra che dentro la Cdu c'è ancora la tentazione di rincorrere l'estrema destra, che qui è forte. Il male dell'est

Paola Peduzzi

Il voto in Sassonia-Anhalt è l’ennesimo test della tenuta della candidatura di Laschet, anche se, come altrove, qui si consuma un male tedesco che va oltre lo stesso candidato e che riguarda tutto il mondo conservatore. L’est della Germania è risultato fertile negli ultimi anni alla proposta dell’Alternative für Deutschland (AfD), che attira non soltanto l’elettorato di estrema destra, ma anche l’elettorato scontento, insofferente, anti sistema, che è trasversale, permeabile e corposo

Domenica si vota in Sassonia-Anhalt, Land dell’est tedesco, l’ultimo test prima delle elezioni di settembre, le prime del dopo Merkel. Per questo i riflettori sono accesi su Armin Laschet, candidato cancelliere dei conservatori della Cdu/Csu, che con tutta questa luce addosso rischia di rimanere accecato: non sta facendo una campagna elettorale brillante, ma gli sono anche piombati addosso tutti i mali tedeschi, e avere le spalle larghe di Angela Merkel non è da tutti (forse non è da nessuno). Il voto in Sassonia-Anhalt è l’ennesimo test della tenuta della candidatura di Laschet, anche se, come altrove, qui si consuma un male tedesco che va oltre lo stesso candidato e che riguarda tutto il mondo conservatore. L’est della Germania è risultato fertile negli ultimi anni alla proposta dell’Alternative für Deutschland (AfD), che attira non soltanto l’elettorato di estrema destra, ma anche l’elettorato scontento, insofferente, anti sistema, che è trasversale, permeabile e corposo. Cinque anni fa, l’AfD aveva ottenuto  un gran risultato e la coalizione tra Cdu,  Spd e Verdi (la cosiddetta Kenya, nero-rosso-verde) era stata la risposta. Ma il contenimento non è andato benissimo, a causa di una coabitazione difficile: il leader locale dell’AfD, Oliver Kirchner, sibila divertito che la bandiera giusta per definire questo governo è quella dell’Afghanistan (stessi colori,  in più la guerra).

Il contenimento non funziona anche perché, soprattutto nell’est della Germania dove la minaccia dell’AfD si sente nitida, dentro alla Cdu molti si chiedono se il cordone sanitario attorno all’estrema destra sia la scelta giusta: non sarebbe meglio scendere a patti con questa presenza invece che continuare un contenimento che funziona così male? Anche solo il fatto che questa domanda venga formulata rivela qual è il male tedesco che emerge dal voto della Sassonia-Anhalt: l’assenza di una strategia a lungo termine dei conservatori rispetto all’AfD e la tentazione di far saltare il cordone sanitario imposto dalla Merkel nel momento in cui lei se ne va. Le rincorse a destra, in passato, non sono andate bene, come dimostra il caso bavarese, e basterebbe guardare al vicino austriaco per capire che la convivenza tutta a destra rischia di essere ben peggio dell’Afghanistan, ma la tentazione c’è, e acuisce il male dell’est.

L’AfD approfitta del momento, accoglie tutte le insofferenze, dice che le misure di restrizione per il Covid sono il preludio a una dittatura dei partiti moderati, chiama dai suoi cartelloni alla “resistenza”, vuole vietare le turbine a vento ecologiche e  le macchine elettriche, abolire la preghiera dei musulmani, togliere i programmi di integrazione e anti razzismo nelle scuole, rendere più complicato l’ottenimento della cittadinanza tedesca, e intanto fa da punto di raccolta di No mask, No vax e di complottismi di varia natura. E sì che la storia da raccontare, in questa regione famosa per le sue pianure fertili e la birra, sarebbe un’altra: nell’ultimo anno Magdeburgo e Dessau sono diventati dei centri di produzione cruciale dei vaccini, grazie ad aziende innovative, flessibili, globalizzate. Eppure l’eccellenza nei vaccini e il bottino di voti dei No vax convivono, forse si compensano, a volte si cannibalizzano.
I sondaggi parlano di un pareggio tra Cdu e AfD, che quindi porterà a un’altra coalizione di contenimento che non risolverà il problema del conservatorismo tedesco, che non è un problema soltanto tedesco.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi