In Germania

Né negazionisti né troppo cauti. L'idea del rischio responsabile risolleva i liberali tedeschi

Oggi c'è il congresso dell'Fdp, il leader Christian Lindner sa che si gioca tutto. La sua leadership pasticciata e l'offerta di questo tipo di liberali in Europa

Paola Peduzzi

Il programma del partito ha un titolo ottimista, “Tutto può diventare più bello”, che sintetizza le speranze di Lindner, che come dicono molti, si gioca tutto, e lo sa: come leader, come tessitore di alleanze, come ideatore di una proposta politica che sta in mezzo tra i conservatori della Cdu e la destra estrema dell’AfD.

Oggi c’è il congresso del partito liberale tedesco, l’Fdp, e non dovrebbero esserci sorprese quanto alla scelta della leadership: Christian Lindner, l’attuale capo del partito, sarà il candidato per le elezioni di settembre. Il programma del partito ha un titolo ottimista, “Tutto può diventare più bello”, che sintetizza le speranze di Lindner, che come dicono molti, si gioca tutto, e lo sa: come leader, come tessitore di alleanze, come ideatore di una proposta politica che sta in mezzo tra i conservatori della Cdu e la destra estrema dell’AfD. La leadership di Lindner è stata molto pasticciata: sotto la sua guida (c’è dal 2013), l’Fdp è cresciuto e crollato un paio di volte, e per due volte ha compromesso i suoi rapporti con Angela Merkel.

La prima quando, nel 2017, durante i negoziati per la formazione di governo, ha rifiutato, dopo molti tira e molla, l’alleanza con i Verdi e con la stessa Cdu (che aveva fatto molte concessioni). Sarebbe stato il primo esperimento della cosiddetta “coalizione Giamaica”, ma con l’uscita dell’Fdp, la Merkel tornò infine al governo con i socialdemocratici.

La seconda occasione di scontro  fu nel 2020 in Turingia, quando l’Fdp accolse i voti dell’AfD per far eleggere un governatore del suo partito. Anche la Cdu partecipò a quel voto, e nel giro di pochi giorni, l’allora leader della Cdu Kramp-Karrenbauer si dimise, e così fece il governatore liberale.  Ora che la Merkel esce di scena, gli equilibri potrebbero cambiare ma è chiaro che i calcoli di tutti i partiti tedeschi si basano su un unico elemento: la debolezza attuale della Cdu e del suo leader Armin Laschet.

E’ una scommessa che potrebbe rivelarsi prematura, ma condiziona le scelte di oggi. I Verdi hanno il loro momentum, addirittura davanti alla Cdu nei sondaggi, l’Spd è poco più avanti dell’Fdp ed è per questo che Lindner si sente di nuovo cruciale per le prossime alleanze. Con un fattore nuovo in più: nel Nordreno-Vestfalia, Laschet, che è il governatore oltre che il candidato cancelliere della Cdu, governa con i liberali.

L’Fdp è osservato con attenzione anche fuori dai confini europei. In quest’anno di pandemia ha trovato uno spazio meglio definito rispetto al passato: una terza via tra la cautela della Merkel e  il negazionismo aperturista dell’AfD. Fatte le dovute differenze, questa proposta assomiglia a quella della nuova governatrice della regione di Madrid, in Spagna, Isabel Díaz Ayuso, e anche a quella del premier greco Kyriakos Mitsotakis. A favore delle riaperture senza ideologie né complottismi, ma con la volontà di assumersi qualche rischio. Per il momento, la ripresa dell’Fdp sembra legata a questa offerta, anche se senza la debolezza percepita dei conservatori forse non ne staremmo nemmeno parlando.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi