Uno dei barconi arrivati domenica a Lampedusa (foto Ansa)

Il ricatto di Tripoli

La truffa dei libici sui migranti: “Prima li salvano, poi li fanno ripartire”

Luca Gambardella

Il governo di Tripoli rivende i naufraghi ai trafficanti e ricatta l'Europa: "Più sostegno o riapriamo i rubinetti". Ed ecco il record di arrivi a Lampedusa, con il favore del mare calmo. Lamorgese cerca un nuovo accordo europeo

Una fonte diplomatica a Tripoli spiega al Foglio che dietro all’afflusso record dei migranti a Lampedusa dai tempi di Mare Nostrum ci sarebbero le responsabilità dirette del governo libico e i suoi legami con i trafficanti di esseri umani. “Molti dei migranti intercettati in mare dalla Guardia costiera di Tripoli svaniscono nel nulla – ci dice la fonte, che preferisce restare anonima –  e si sospetta che siano rivenduti dalle autorità ai trafficanti di esseri umani che ora godono di sufficiente libertà per metterli sui barconi e lasciarli partire di nuovo”. In alcuni dei centri di detenzione gestiti dal governo i numeri dei migranti accolti restano costanti da settimane: “E’ molto strano, se si pensa che di contro, ogni giorno, le autorità dichiarano invece un gran numero di ingressi di detenuti. E’ successo nel centro di al Mabani, a Tripoli, dove i reclusi sono ufficialmente sempre 1.500 al giorno da alcune settimane, nonostante l’afflusso dei migranti  dichiarato dalle autorità aumenti continuamente.

 

Nel corso degli anni i governi in Libia hanno sempre avuto rapporti ambigui con i trafficanti di esseri umani. Una delle accuse principali mosse già ai tempi di Fayez al Serraj è la scarsa trasparenza su quanto accade nei centri di detenzione dei migranti. “In parecchi di questi centri le organizzazioni internazionali, ma anche le ong, non hanno accesso ed è impossibile controllare che fine facciano le persone che sono incarcerate”. I detenuti rinchiusi in questi centri e che sono poi “rimessi in circolo” dallo stesso governo libico, con la collaborazione dei trafficanti, sono sempre di più proprio grazie all’aumento dei salvataggi dei migranti fatti dalla Guardia costiera di Tripoli. Sono numeri molto grandi: i respingimenti sono stati 700 solo nelle ultime 24 ore, 7.000 dall’inizio dell’anno (secondo i dati dell’Onu). 

 

Questo sistema serve al governo di unità nazionale libico per minacciare velatamente l’Europa: dateci più credito politico ed economico o riapriamo i rubinetti delle partenze dei migranti. Per questo motivo, dall’insediamento del nuovo governo guidato da Abdul Hamid Dbaiba  a oggi, le dichiarazioni dei libici in tal senso si sono moltiplicate. Le ultime sono arrivate proprio ieri, con la ministra degli Esteri, Najla al Mangoush, che si è rivolta all’Ue: “La Libia non può essere lasciata da sola a gestire l’afflusso dei migranti – ha detto – e serve un maggiore impegno anche da parte dell’Europa”. Si tratta di minacce con toni diplomatici.

 

In queste ore, con il favore delle condizioni meteo, oltre ai 2.100 migranti arrivati in un giorno a Lampedusa, ci sono altre 400 persone circa che risultano disperse o alla deriva fra Malta e la Libia. Le barche in legno usate dai trafficanti di uomini – e questa è un’altra somiglianza con gli anni dell’emergenza tra il 2015 e il 2017 – sono più grandi del solito e ognuno trasporta mediamente un’ottantina di persone. Venti in tutto le imbarcazioni che sono arrivate in autonomia, oltre la metà provenienti dalla Libia occidentale, soprattutto da Zwara, le altre dalla Tunisia. Come c’era da aspettarsi, il bel tempo e il mare calmo hanno portato a un’accelerazione delle partenze dalle coste libiche. “Siamo molto preoccupati. Prima la guerra, poi il Covid, ora la maggiore libertà d’azione dei trafficanti: le prospettive per l’estate sono pessime”, dice al Foglio Federico Soda, capo missione a Tripoli dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim). 

 

In Italia intanto Matteo Salvini ha annunciato che intende parlare con il presidente Mario Draghi, “perché in nessun altro paese ci sono i numeri, le dimensioni e i problemi che abbiamo in Italia” sul fronte dell’immigrazione. Il leader leghista ha anche tentato di smontare le voci che parlano di un rinnovato attivismo da parte della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per un nuovo patto europeo sulla redistribuzione dei migranti fra i paesi membri: “Se si aspetta la solidarietà europea penso che andrà a finire come sui vaccini, il nulla”, ha detto Salvini. Mentre dall’altra parte, il Pd con Enrico Letta rilancia l’idea di rinegoziare un nuovo mandato della missione aeronavale Irini: “Deve diventare la missione che consente di gestire il salvataggio in mare”, ha detto il segretario dem. Irini al momento dà priorità all’imposizione dell’embargo delle armi in Libia, mentre i salvataggi dei migranti – zero finora quelli compiuti dalla missione europea dal suo avvio dell’anno scorso – restano una missione secondaria. Un potenziamento di Irini con una rinnovata responsabilizzazione dell’Ue sui salvataggi e l’accoglienza sarebbe un’idea difficile da raggiungere ma di certo più concreta dei fantasiosi “blocchi navali” militari  chiesti da Giorgia Meloni.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.