In Francia, a Rambouillet, una poliziotta è stata accoltellata

Mauro Zanon

L'aggressore, un tunisino di 36 anni con un permesso di soggiorno temporaneo, è stato colpito dagli agenti ed è morto poco dopo l'arrivo dei soccorsi. Non era noto né ai servizi di polizia né ai servizi di intelligence. La procura antiterrorismo ha aperto un’inchiesta

Stéphanie M. stava rientrando in commissariato dopo aver aggiornato il disco orario della sua macchina, quando un uomo si è scagliato con un coltello contro di lei all’ingresso dell’edificio, sgozzandola al grido di “Allah Akbar”. Rambouillet, sobborgo tranquillo situato a sud-ovest di Parigi, sede del castello che nel 1976 ospitò il primo G6, è sotto choc dopo l’attacco avvenuto oggi alle 14:20 all’hôtel de police di rue Pasteur, costato la vita una poliziotta di 49 anni e madre di due figli, in servizio dal 1993. “La République ha perso una delle sue eroine del quotidiano, per colpa di un gesto barbaro e di un’infinita vigliaccheria. Ai suoi cari, voglio trasmettere il sostegno di tutta la nazione. Alle nostre forze di sicurezza, voglio dire che condivido la loro commozione e la loro indignazione”, ha twittato il premier francese Jean Castex, recatosi sul luogo del dramma assieme al ministro dell’Interno Gérald Darmanin.

 

L’aggressore, ferito dai colpi di arma da fuoco degli agenti che cercavano disperatamente di salvare la loro collega, è morto poco dopo l’arrivo dei soccorsi. Secondo le informazioni del Point, l’assassino che ha accoltellato più volte Stéphanie M. all’altezza della carotide, si chiamava Djamel G. ed era un tunisino di 36 anni. Clandestino dal 2009 al 2019, anno in cui è stato regolarizzato, aveva un permesso di soggiorno temporaneo fino al 25 dicembre 2021, da poco tempo si era trasferito a Rambouillet e lavorava come fattorino. Nato a Susa, in Tunisia, nell’ottobre 1984, Djamel G. non era noto né ai servizi di polizia né ai servizi di intelligence. “I poliziotti sono il simbolo della République e della Francia. È per questo motivo che sono stati attaccati, perché ci proteggono e ci difendono”, ha dichiarato Valérie Pécresse, presidente dell’Île-de-France, la regione parigina. “Non c’è nulla di più tranquillo di Rambouillet. Qui, non abbiamo mai vissuto drammi di questo tipo”, hanno detto al Parisien Christian e Maryse, abitanti di Rambouillet da trentatré anni.

 

La procura antiterrorismo (Pnat) ha aperto un’inchiesta, affidata congiuntamente alla Direzione centrale della polizia giudiziaria (Dcpj) e alla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi), ossia ai servizi segreti interni. Secondo quanto dichiarato dal procuratore nazionale antiterrorismo Jean-François Ricard, l’aggressore avrebbe fatto alcuni sopralluoghi prima dell’attacco, scegliendo freddamente di colpire un membro della polizia. “Ancora una volta, l’orrore ha preso di mira e colpito le forze dell’ordine”, ha twittato il sindacato di polizia Alliance. “Uno dei nostri, del personale amministrativo, è stato ucciso in maniera vile all’ingresso del commissariato di Rambouillet”, ha dichiarato l’Unsa. Di ritorno dal Ciad, dove si trovava per assistere ai funerali dell’ex presidente Idriss Déby, l’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, ha reagito con queste parole: “Era una poliziotta. Stéphanie è stata uccisa nel suo commissariato di Rambouillet, nelle terre già ferite degli Yvelines. La nazione è accanto alla sua famiglia, ai suoi colleghi e alle forze dell’ordine. Non cederemo di un passo nella nostra battaglia contro il terrorismo islamista”. Soltanto sei mesi fa, a Conflans-Sainte-Honorine, sempre nel dipartimento delle Yvelines, un professore di storia e geografia e padre di famiglia, Samuel Paty, veniva decapitato all’uscita della sua scuola dal terrorista di origini cecene Abdoullakh Anzorov. Oggi, è un altro servitore della République a soccombere all’odio islamista.  

Di più su questi argomenti: