In Germania

La Cdu sceglie Laschet come erede (elettorale) della Merkel

Nella riunione notturna della Cdu, il consiglio esecutivo ha scelto al 77,5 per cento il governatore del Norderno-Vestfalia come candidato alla cancelleria dei conservatori tedeschi. Chi è e che cosa significa questa sua tormentata nomina

Paola Peduzzi

Dopo un negoziato interno all'Unione, l'alleanza elettorale tra Cdu e Csu, che si è protratto, tormentato e brutale, per giorni, con conteggi e dichiarazioni e sondaggi impietosi nei confronti di Laschet, sembraesclusa l'ipotesi bavarese di Markus Söder

Sarà Armin Laschet, governatore del Nordreno-Vestfalia, il candidato dei conservatori alle elezioni tedesche del 26 settembre: l'erede di Angela Merkel.

 

Dopo un negoziato interno all'Unione, l'alleanza elettorale tra Cdu e Csu, che si è protratto, tormentato e brutale, per giorni, con conteggi e dichiarazioni e sondaggi impietosi nei confronti di Laschet, la decisione sembra presa; i giornali tedeschi dicono che al 77,5 per cento il consiglio esecutivo della Cdu ha scelto. Si aspettano ora le dichiarazioni ufficiali.

Questo era il piano e questo è stato l'esito, anche se il primo compito di Laschet sarà quello di non cedere alla volontà di vendetta e ricompattare dietro di sé la Cdu, che lo aveva nominato leader a gennaio ma che si è via via intiepidita nei suoi confronti: non si contano più le dichiarazioni di politici cristianodemocratici che avrebbero preferito il bavarese Markus Söder come candidato cancelliere. C'è stato un momento in cui persino la Merkel sembrava essersi stufata del suo delfino: lo ha rimbrottato pubblicamente perché, secondo lei, ha preso troppo alla leggera le misure restrittive anti pandemia. Laschet ha subito fatto pubblica ammenda, ma nel frattempo la sua popolarità è crollata, dentro e fuori il palazzo, e la sua promessa di continuità rispetto al passato, lui che della Merkel è sempre stato un sostenitore fedele, pareva non interessare più a nessuno.

 

 

Sessant'anni, cattolico, sposato con la sua prima fidanzata dei tempi della scuola, Laschet è definito spesso in modo semplice semplice: “una brava persona”. Matthew Karnitsching ha scritto su Politico che, per quanto paradossale possa sembrare, questa sua caratteristica è quella che forse più lo ha penalizzato: è un politico del passato, noioso e sbiadito, che piace, se piace, ai più anziani e agli addetti ai lavori, considerato incapace di interpretare la modernità. Era riuscito ad abbellire un po' questa immagine quando aveva vinto la leadership del partito, sconfiggendo l'ala più conservatrice della Cdu che sembrava molto più agguerrita e capace di imporsi rispetto a lui: c'è chi dice che sottovalutare Laschet si riveli sempre un errore.

 

La sua fama di grande negoziatore – in questo molto simile alla Merkel – si è rivelata vera e utile in questi giorni di lotte con la Csu e con Söder, e potrebbe esserlo ancora in questa fase di costruzione di una campagna unita in cui i primi a crederci (e fin qui non lo hanno dimostrato granché) devono essere i cristianodemocratici. E' anche una qualità che servirà se toccherà a lui formare una coalizione di governo, ma questo oggi sembra un pensiero troppo azzardato: molti sono convinti che Laschet sia troppo debole e poco amato per riuscire a mantenere la Cdu il primo partito della Germania. Ma questa è la partita che deve ancora giocare, maneggiando intanto quella cosa grandiosa e ingombrante che si chiama: eredità della Merkel.

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi