Putin loves Giunta militare birmana

Daniele Raineri

La Russia sta già con i generali birmani, non si spreca mai una repressione violenta 

La Russia è l’alleato più vicino alla giunta golpista del Myanmar che da due mesi reprime le proteste nelle strade e uccide i manifestanti che chiedono il ritorno alla democrazia. Il governo di Vladimir Putin ha delle ragioni di dottrina politica per comportarsi così, perché se c’è una cosa che il decennio tra il 2011 e il 2021 ha insegnato a tutti è che i regimi disposti a resistere a ogni costo prevalgono sulle proteste di piazza – anche se il prezzo è altissimo. Sul medio-lungo periodo vincono loro e i civili perdono. 

 

La dottrina dice che conviene stare dalla parte della struttura militare che può esercitare la forza con più efficienza e pazienza se non si fa la figura degli idealisti pro democrazia davanti all’audience occidentale. Dalla Siria, dove la guerra civile contro il presidente Bashar el Assad è fallita, alla Bielorussia di Aljaksandr Lukashenka, che da otto mesi incarcera dissidenti, alla Cina che si prende Hong Kong pezzo dopo pezzo, fino al caso della Russia stessa, dove il volto più noto dell’opposizione, Alexey Navalny, è in cella dopo un tentativo di avvelenamento da parte dei servizi segreti russi, la repressione funziona. E’ possibile che il governo di Putin oggi pensi all’Ucraina come a una chance perduta, la manovra per salvare il filorusso Yanukovich arrivò in ritardo e si cominciò a fare sul serio soltanto per prendere almeno la Crimea, con l’intervento di soldati non identificati che si rivelarono russi a occupazione compiuta. Nel Myanmar si vede di nuovo questa dottrina ben rodata. Mai sprecare una crisi. Venerdì la Russia ha mandato il viceministro della Difesa Alexander Fomin a incontrare il capo della giunta militare birmana, il generale Min Aung Hlaing, e a dichiarare che il Cremlino vuole rafforzare i suoi legami con i militari del Myanmar. Il generale ha premiato il russo con una medaglia e poi davanti alle telecamere gli ha fatto vedere le “armi” confiscate ai manifestanti: erano caschi di protezione, scudi, giubbetti protettivi e tre bottiglie molotov. Fomin ha definito il Myanmar “un alleato affidabile e un partner strategico in Asia”, dove strategico è un termine preciso che indica un alleato al quale la Russia non intende rinunciare perché la sua strategia nel mondo si basa (anche) su di esso. Il generale ha ricambiato: la Russia “è un vero amico”. Il giorno dopo Fomin era alla parata della Festa nazionale delle Forze armate, ma nelle strade di molte città birmane ci sono state manifestazioni contro i militari soffocate con la violenza ed è stato il giorno con più morti, quasi cento, dal golpe del primo febbraio. Molte ambasciate non avevano mandato nessuno perché il contrasto tra la cerimonia e la strage in corso era chiaro. 

 

L’appoggio della Russia alla giunta birmana dopo questo golpe è il culmine di una relazione che va avanti da molti anni. Grazie a un accordo del 2001, circa diecimila ufficiali dell’esercito birmano sono andati ad addestrarsi in Russia e Mosca ha mandato nel Myanmar insegnanti di russo che lavoravano specificamente nelle scuole militari – un documentario recente della Difesa russa mostra con orgoglio gli ufficiali birmani parlare un russo fluente. Inoltre centinaia di tecnici birmani in questi anni andavano a Mosca a studiare materie tecnologiche, nucleare incluso, ed erano nella stragrande maggioranza militari. Nel 2016, durante la parentesi democratica del paese, i generali hanno firmato un accordo di cooperazione con la Difesa russa e Min Aung Hlaing ha cominciato a fare visite frequenti a Mosca e a chiamare il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, “il mio amico”. Tre mesi fa Shoigu ha ricambiato la visita e ha concluso un nuovo contratto per l’acquisto da parte dei generali birmani di armamento sofisticato, come i precedenti che riguardavano elicotteri e jet da guerra. A questo giro i russi hanno venduto al Myanmar anche un numero non specificato di droni di media taglia Orlan 10, già visti in Siria e Libia: due metri di apertura alare, capacità di volare per diciotto ore di seguito, carichi di sensori e telecamere per vedere cosa succede a terra. I droni erano stati protagonisti di un’esercitazione internazionale del settembre 2018 organizzata dalla Russia e si vede che avevano fatto una buona impressione sugli osservatori birmani. E’ chiaro che in un contesto come quello di un golpe e della successiva repressione delle proteste i droni possono dare ai militari un ulteriore vantaggio. Inoltre è arrivato anche il marchio di fabbrica dell’amicizia con il governo Putin: il sostegno della disinformazione organizzata sui social. Nel 2019 un progetto di indagine giornalistica ha trovato un network di sei pagine facebook birmane con più di quattro milioni di follower che facevano propaganda spregiudicata a favore dei generali ed erano gestite dalla Russia. 

 

Il capo della giunta, il generale Min Aung Hlaing, coltiva l’amicizia con la Russia per rompere la dipendenza totale dalla Cina, che però resta ancora molto forte – secondo i dati di Nikkei Asia, tra il 2014 e il 2019 il Myanmar ha comprato il 50 per cento dei suoi armamenti dalla Cina e il 17 per cento dalla Russia. 
 


 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)