esclusiva del Foglio

In Italia il 55 per cento degli adulti vaccinati a fine giugno

David Carretta

Un documento riservato dell’Ue mostra che l’Italia è indietro rispetto a Danimarca e Germania: non ha comprato le dosi che paesi come l’Austria non hanno preso. Perché?

Alla fine di giugno, sulla base delle forniture previste dall'Unione europea, in Italia potrà essere già vaccinato il 55 per cento della popolazione adulta, lo stesso livello di Francia e Spagna, ma meno di Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Svezia.

La stima è contenuta in un documento riservato del Comitato direttivo (Steering committee) dell'Ue sulla strategia europea sui vaccini, di cui il Foglio è entrato in possesso, nel momento i cui i 27 stanno discutendo una possibile soluzione per cercare di rispondere alla richiesta di un gruppo di paesi che hanno sbagliato scommessa negli ordinativi di dosi puntando su AstraZeneca. Il fatto è che al momento della conclusione degli accordi di acquisto anticipato, diversi stati membri hanno rinunciato a comprare tutta la quota a loro assegnata sulla base della popolazione dei vaccini di Pfizer-BioNTech, Moderna e Johnson&Johnson perché consideravano AstraZeneca meno caro, più promettente e più facile da somministrare dal punto di vista logistico. Germania e Danimarca, ma in minor misura anche Paesi Bassi e Francia, hanno recuperato le dosi a cui hanno rinunciato questi paesi. Risultato: sulla base delle proiezioni delle consegne di dosi per i prossimi tre mesi, il tasso di vaccinazione in Danimarca sarà oltre il 70 per cento, mentre nei Paesi Bassi, in Germania e in Svezia si collocherà sopra il 60 per cento. L'Italia, che apparentemente non ha approfittato delle dosi a cui hanno rinunciato altri paesi, è nel gruppo di stati membri che a fine giugno si troverà sulla soglia del 55 per cento insieme a Romania, Grecia, Portogallo e Lussemburgo. Francia, Spagna Irlanda e Belgio sono poco più avanti. Perché il governo di Giuseppe Conte non aveva approfittato della possibilità di recuperare i vaccini snobbati dagli altri?

 

Il documento riservato dello Steering committee mostra il potenziale ritardo nella vaccinazione per diversi stati membri causato dal taglio delle forniture di AstraZeneca. Bulgaria e Croazia sono in fondo alla classifica. La situazione è appena migliore in Slovacchia Lettonia, Repubblica ceca e Estonia. L'Austria di Sebastian Kurz è appena sotto il 50 per cento di tasso di vaccinazione a fine giugno. Nelle scorse settimane il cancelliere austriaco ha denunciato un “bazar” sulle dosi all'interno dello Steering committee. Poi ha convocato un vertice con i leader di Bulgaria, Croazia, Lettonia, Repubblica ceca e Slovenia per chiedere di modificare il metodo attuale di ripartizione e ottenere più dosi delle altre società farmaceutiche per compensare i tagli di AstraZeneca. L'Austria ha dovuto riconoscere di aver ordinato solo 2,5 milioni di dosi sui 4 milioni di cui aveva diritto del vaccino Johnson&Johnson, che dovrebbe iniziare le consegne da metà aprile. In un'audizione davanti al Parlamento europeo, il capo-negoziatore dell'Ue sui vaccini, Sandra Gallina, ha spiegato che al momento della conclusione degli accordi di acquisto anticipato “il trend degli stati membri era di non avere il pro rata (a cui avevano diritto) ma di avere meno dosi”. La decisione di Germania e Danimarca di recuperare (e pagare) le dosi a cui l'Austria e gli altri rinunciavano ha permesso di chiudere i contratti. “Il problema era chi recuperava le dosi”, ha spiegato Gallina: “Non è stato facile piazzare queste dosi perché questi vaccini non esistevano”.

 

La Commissione ha elaborato un piano per soccorrere Austria, Bulgaria, Croazia, Lettonia, Repubblica ceca e Slovenia. Ursula von der Leyen ha annunciato un accordo con Pfizer-BioNTech per anticipare la consegna di 10 milioni di dosi dal terzo al secondo trimestre. Quei 10 milioni dovrebbero bastare a portare tutti alla soglia del 50 per cento di tasso di vaccinazione entro la fine di giugno. Ma gli altri dovrebbero rinunciare a una parte, relativamente piccola, dei vaccini assegnati pro rata. “Le dosi sono di proprietà degli stati membri”, ha ricordato Gallina. Serve una decisione all'unanimità. La questione sarà discussa al Vertice in videoconferenza di giovedì e venerdì. Ma alcuni governi non sono disposti a fare un favore a Kurz solo perché l'Austria ha sbagliato a scommettere su AstraZeneca, dopo che il cancelliere ha attaccato duramente la strategia dell'Ue sui vaccini. Una bozza di compromesso discussa dentro lo Steering committee prevede di assegnare 6 milioni di dosi complessive a Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Lettonia, Repubblica ceca e Estonia. L'Austria verrebbe esclusa dalla solidarietà europea. Secondo diverse fonti, Kurz minaccia di mettere il veto a questo compromesso. Secondo una fonte, il cancelliere austriaco sarebbe pronto a prendere in ostaggio il Recovery fund, usando l'arma della ratifica parlamentare della “decisione sulle risorse proprie” (quella che permette alla Commissione di emettere debito sui mercati) per costringere gli altri a cedere le loro dosi.

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