Nei dilemmi europei

Le ragioni per cui l'Ue non vuole lanciarsi nella guerra dei vaccini

David Carretta

Se America e Inghilterra non esportano vaccini, l’Europa deve seguirle? Tentazioni e rischi (alti). Un divieto totale di export “non sarebbe saggio”, spiega al Foglio un responsabile europeo: “Prenderemmo il rischio di rappresaglie di altri paesi”

Di fronte al protezionismo di Stati Uniti e Regno Unito, anche l’Unione europea deve lanciarsi nel nazionalismo sui vaccini imponendo un divieto totale delle esportazioni per vaccinare prima gli europei? Nel momento in cui AstraZeneca taglia nuovamente le  forniture per il primo e il secondo trimestre e Johnson & Johnson rinvia le consegne delle prime dosi, sempre più voci dell’Ue si stanno alzando per rivendicare un approccio molto più muscolare di quello adottato finora. “Le regole della Wto  permettono un divieto di esportazione, quando è necessario a proteggere la salute dei cittadini e questo è definitivamente il caso”, ha detto mercoledì l’europarlamentare tedesco della Cdu, Peter Liese, portavoce del Ppe per le questioni sanitarie.

Il meccanismo di controllo delle esportazioni messo in piedi dalla Commissione, e che ha permesso all’Italia di bloccare 250 mila dosi destinate all’Australia, non basta più perché si applica solo alle società farmaceutiche che non rispettano gli impegni contrattuali. Tra le righe, Liese sostiene che occorre passare a una nuova fase, cioè fare come Stati Uniti e Regno Unito: “Se gli Usa riforniscono solo se stessi e noi riforniamo il mondo, non può funzionare”. Il protezionismo europeo sui vaccini in parte è alimentato dai comportamenti delle società farmaceutiche.

   
AstraZeneca ha annunciato altri tagli alle forniture: entro fine marzo saranno consegnate agli stati membri 30 invece di 40 milioni di dosi (all’inizio dovevano essere 120); da aprile a giugno le previsioni passano da 90 a 76 milioni (originariamente erano 180). In teoria due stabilimenti britannici di AstraZeneca dovrebbero rifornire l’Ue. Invece, all’inizio dell’anno la società ha inviato nel Regno Unito dosi prodotte in Germania che avrebbe dovuto stoccare per l’Ue. Qualcosa di simile sta avvenendo con Johnson & Johnson, il cui vaccino è stato autorizzato giovedì. L’Ue si aspettava le prime dosi a fine marzo. Invece Johnson & Johnson ha annunciato che consegnerà solo nella seconda metà di aprile. Secondo Reuters, sarebbe “sotto stress” per rispettare l'impegno di 55 milioni di dosi nel secondo trimestre. Nel frattempo, a febbraio il New York Times ha rivelato che Johnson & Johnson ha esportato negli Stati Uniti 3,9 milioni di dosi prodotte nei Paesi Bassi. “Questa è un’altra ragione per avere una reazione più forte dall’Europa quando si tratta di esportazioni”, ha detto Liese.

Per ragioni morali e di catena di approvvigionamento, l’Ue non vuole lanciarsi in una guerra globale dei vaccini. Un divieto totale di export “non sarebbe saggio”, spiega al Foglio un responsabile europeo: “Prenderemmo il rischio di rappresaglie di altri paesi”. Pfizer-BioNTech e Moderna hanno bisogno dei lipidi importati dagli Usa per fabbricare i vaccini mRna in Europa. Un’Ue che vuole fare geopolitica non può lasciare a Cina, India e Russia campo libero nei paesi a basso e medio reddito. Milioni di dosi prodotte nell’Ue finiscono a Covax e ad alleati come Israele, Canada e Giappone. Semmai, l’Ue vuole fare pressioni dando l’esempio. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, questa settimana ha detto che l’Ue è una potenza “inclusiva” sui vaccini ed è “un esportatore”. Più di 34 milioni di dosi sono andate nel resto del mondo. Michel vorrebbe convincere Washington e Londra a fare altrettanto: togliere i divieti alle esportazioni delle dosi di AstraZeneca e Johnson & Johnson che dovrebbero arrivare in Europa come previsto dagli accordi conclusi dalla Commissione.

Nella corsa globale per uscire dalla pandemia, la moral suasion dell’Ue non sembra portare frutti. La Commissione ha chiesto all’Amministrazione Biden di permettere ad AstraZeneca di esportare milioni di dosi stoccate negli Usa e inutilizzate perché il vaccino non è ancora autorizzato. Ma la risposta per ora è negativa. Lo stesso potrebbe accadere con milioni di fiale Johnson & Johnson: la società aveva previsto di inviare i vaccini prodotti nell’Ue negli Usa per l’infialatura e finitura, prima di riportarli in Europa. L’India avrebbe bloccato 10 milioni di dosi AstraZeneca per l’Ue. Come Biden e Johnson, anche gli europei devono fare i conti con opinioni pubbliche che chiedono di essere vaccinate per prime. Così, nonostante sappia che è  controproducente, anche l’Ue potrebbe scivolare nel protezionismo dei vaccini.
 

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