Un meeting a Bruxelles dei leader socialisti e democratici europei, nel giugno 2019 (foto Ansa) 

Quanto costerebbe al Pd l'ingresso dei 5s tra i S&D? Moltissimo

David Carretta

Agevolando l’ingresso dei 5s tra i socialisti europei, i dem perderebbero peso laddove contano ancora un po’

I Socialisti & Democratici o Renew Europe? Approfittando delle mosse di Viktor Orbán per costruire un gruppo delle destre sovraniste, il Movimento 5 stelle è tornato a cercare di accasarsi al Parlamento europeo per uscire dal limbo dei non-iscritti. Confermando tutta la sua malleabilità ideologica, la delegazione grillina sta bussando a due porte molto diverse: quella socialista e quella liberale. Ma se gli italiani di Renew (Italia Viva e +Europa) daranno battaglia per fermarlo sull’uscio del loro gruppo, una parte del Partito democratico sembra disponibile a farlo entrare. 

 

La scommessa è rischiosa per il Pd, che potrebbe perdere influenza nella seconda famiglia politica europea. La presidente dei Socialisti & Democratici (S&D) al Parlamento europeo, Iratxe García Pérez, ieri ha lasciato intendere di essere pronta ad aprire le porte del gruppo agli eurodeputati del Movimento 5 stelle. “Il gruppo socialista ha dimostrato di essere aperto a una cooperazione con tutte le forze politiche progressiste europee”, ha detto García, rispondendo al Foglio sulle voci insistenti di una possibile adesione del M5s. “Non c’è stato alcun contatto ufficiale per concretizzare l’inizio di negoziati”, ha spiegato García. “Se ci sarà un passo ufficiale, inizieremo con le procedure interne” e “la decisione sarà presa nel rispetto delle opinioni del Pd”.

 

L’operazione per avvicinare il M5s ai S&D era stata lanciata in modo discreto da alcuni leader del Pd, con la benedizione di Nicola Zingaretti, prima della rivoluzione del governo di Mario Draghi. L’obiettivo era consolidare il governo di Giuseppe Conte e preparare l’alleanza organica ovunque: nei comuni, nelle regioni, a Roma. Il luogo ideale per suggellarla poteva essere l’Europa con l’ingresso nel gruppo dei S&D. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, aveva un interesse tutto particolare. Anche se non lo aveva mai dichiarato pubblicamente, Sassoli si era messo a sognare il Quirinale, come candidato di compromesso tra Pd e M5s. Per preparare il terreno, in settembre Sassoli aveva invitato Beppe Grillo e Gunter Pauli a dibattere di futuro dell’Europa come motore della trasformazione verde e sociale. Nello stesso periodo, dietro le quinte, si adoperava per convincere García ad aprire le porte del gruppo S&D. Il primo marzo marzo Carlo Calenda è sbottato su Twitter: “Se dovessero entrare i 5s non potrei rimanere. Fare un gruppo con i grillini andrebbe oltre ogni (triste) esperimento già fatto in Italia e sarebbe contrario a quanto promesso agli elettori”. Giocare con la politica romana a Bruxelles è tuttavia rischioso. Anche se quattro dei loro eletti se ne sono andati nei Verdi, l’ingresso di 10 deputati del M5s porterebbe a un ridimensionamento del peso del Pd nel gruppo. Con 16 eurodeputati rimarrebbe tra le delegazioni più forti, ma subirebbe una concorrenza nazionale ingombrante. Inoltre, se le tendenze dei sondaggi con Conte alla testa del M5s dovessero consolidarsi, la leadership dei S&D potrebbe iniziare a puntare sui grillini come interlocutori privilegiati in Italia. Forse anche per questo sostenitori del Pd dell’ingresso del M5s hanno iniziato a frenare.

 

A inizio marzo il capo-delegazione, Brando Benifei, ha spiegato che “esiti predeterminati non ce ne sono” e che “qualunque percorso di maggior convergenza richiederà una discussione approfondita”. La frenata del Pd ha spinto il M5s a muoversi subito in un’altra direzione, quella dei liberali di Renew, dove i grillini avevano bussato nel 2017, a inizio legislatura e dopo la Brexit. “Le pressioni dei 5s su Renew sono riprese”, rivela al Foglio una prima fonte dei liberali. “Ci stanno riprovando”, conferma una seconda fonte: la “scusa” è l’ipotesi di alleanza di tutti i sovranisti sotto la leadership do Orbán. Un gruppo unico della destra identitaria supererebbe Renew come terzo gruppo al Parlamento. Le stesse fonti prevedono che Nicola Danti e Sandro Gozi daranno “battaglia” dentro a Renew per impedire l’ingresso del M5s. I piani di Matteo Renzi di una Leopolda a novembre per lanciare Renew in Italia verrebbero compromessi. Dieci giorni fa, rispondendo a Calenda che minacciava di andarsene dai socialisti, Fabio Massimo Castaldo del M5s lo accusava di voler “tanto andare in un altro gruppo, uno a caso (Renew?)” e cercare solo “il pretesto giusto” per farlo. “Voler cambiare gruppo è una scelta legittima non serve denigrare inutilmente il M5s Carlo”, aveva scritto Castaldo su Twitter. Ed ecco che ora sembra essere lui a voler cambiare gruppo senza ancora essere entrato nel primo.

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