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Il ramo Meghan-Harry lucra sulla “firm” reale con discreta furberia

Ester Viola

L'intervista a Oprah e il vittimismo dei principi

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I moralisti hanno riaperto i bar e adesso ci vanno loro. Vittime, il popolo adesso vuole le vittime. Farcite di qualsiasi cosa: genitori incapaci, fidanzati narcisisti, disagi, saturno contro, tare di nuova generazione. Il bello è che una tragedia micidiale è davvero alla portata di tutti. Per avere il master del poverocristo adesso non devi passare l’esame, anche con sei palazzi ai Parioli puoi ottenere il certificato. Rilasciano online.

  
Permettete che vi racconti dell’ultima aspirante al titolo: viene dalle serie tv, ha sposato la seconda linea di principe anglosassone, ha una bella famiglia e villa al mare in California (vari ettari giardino). Ha firmato un contratto con Netflix per cento milioni di dollari.

   
Voi dite: e si lamenta? Si lamenta.

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Ma poiché le cose degli uomini son sempre incerte, riflettiamo su quanto di peggio potrà accadere. Cominciamo pesanti, da Shakespeare.

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La situazione della corona inglese non è mai stata così in bilico etico, oltre a essere commercialmente gravissima la tendenza del ramo d’azienda H&M a continuare a lucrare sulla SpA con discrete furberie. Harry e Meghan, in cambio di bei dollari, hanno depositato il placet per vuotare il sacco. Oprah croupier, probabile gelato al veleno per Elisabetta e la discendenza verticale, quella che sul trono ci si siede e non lo guarda certo da lontano.

    
La borzetta di mammà (di nonna) ti serve ancora se vuò fa l’americano? Ovvio. Non disponendo di mezzi propri per interessare il prossimo, nell’intervista sceglieranno la via maestra: il pettegolezzo. Che rende sempre. La maldicenza è il porto sicuro della conversazione. Chiedete a Tolstoj.

   

Nelle anticipazioni del grande evento s’è già intravista la duchessa Markle incinta in Armani nero e serio. Con sorriso stentatello e mano sul ventre invoca pubblico appoggio della nazione contro i bastardi inglesi. Il lancio del missile americano è previsto per il 7 marzo. La parte che preferisco è il dispregiativo distante The Firm che userà per rivolgersi alla Corona (lei sostiene che no, è il nomignolo affettuoso ufficiale). Che pivella tronfia, mi ricorda la fine che fece quello che parlava del principale esponente dello schieramento a noi avverso per non dire il nome. E lo votai pure.

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Intanto il controspionaggio britannico non dorme, e inteso che si preparava questo pesce in faccia per la regina Elisabetta, risponde al fuoco con due notizie: la cara Meghan faceva parecchio mobbing in The Firm. Una serpe del demonio. Parimenti non disdegnava ricevere regalucci costosi dai principi sauditi, orecchini di brillanti. A complicare le cose, il principe Filippo anni novantanove giace ora in un letto d’ospedale. 

   
E adesso? Le alternative, come sempre fanno le alternative, si riducono a due, nessuna buona.

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Si faccia un segno di pace a Londra, si annulli l’intervista per rispetto del nonno e si salvi quel che si può dell’amicizia con l’impero.

   
Si proceda senza tema del nemico.

     

Andranno dritti come i muli, più che per scelta, per clausole penali probabili con le televisioni. Finiranno prossimamente convinti di essere ribelli e coraggiosi, e magari di meritarsi uno stipendio per opposizione alla monarchia. L’intervista sarà un capolavoro di retorica della rinascita, faranno i prigionieri che spezzano le catene. 

      
Sapete cosa vogliono? Prefiche. Un coro mondiale di prefiche. Il like compassionevole vale 3 like. 

     
Non facciamoci intenerire troppo dai due nuovi imprenditori digitali. La pietà – o l’empatia, come la chiamano adesso per far capire che non partecipi al dolore altrui dall’alto – resti sentimento un po’ classista. Sapete come si finisce a essere comprensivi all’estremo, a furia di capire tutto si rischia di perdonare tutto. Anche principi e principesse sul pisello.

    

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