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Lo strano rapporto che inchioda il saudita Bin Salman al caso Kashoggi

Daniele Raineri

L'intelligence americana pubblica un dossier molto più striminzito del previsto, Biden non vuole parlare con il principe (ma lui resterà al suo posto)

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Ieri l’Amministrazione Biden ha pubblicato un rapporto dell’intelligence americana sull’uccisione del commentatore saudita Jamal Khashoggi. E’ deludente. Sono quattro pagine che arrivano alla responsabilità del principe ereditario al trono, Mohammed bin Salman, soltanto grazie a una concatenazione logica: il principe a partire dal 2017 controllava con pugno di ferro tutti gli apparati di sicurezza in Arabia Saudita, nessuno avrebbe mai preso questa iniziativa senza prima ottenere la sua approvazione, ergo l’omicidio non può essere avvenuto senza l’assenso di Bin Salman. Non ci sono novità fattuali, non ci sono elementi nuovi. Il rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite nel giugno 2019 è lungo cento pagine e ha moltissimi particolari in più. E c’è quasi la certezza che la Cia disponga di prove più solide e che però l’Amministrazione Biden abbia voluto pubblicare un’affermazione politica più che un fascicolo d’accusa: Bin Salman, sostiene il rapporto, ha approvato l’operazione per catturare o uccidere Khashoggi. 

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Ieri l’Amministrazione Biden ha pubblicato un rapporto dell’intelligence americana sull’uccisione del commentatore saudita Jamal Khashoggi. E’ deludente. Sono quattro pagine che arrivano alla responsabilità del principe ereditario al trono, Mohammed bin Salman, soltanto grazie a una concatenazione logica: il principe a partire dal 2017 controllava con pugno di ferro tutti gli apparati di sicurezza in Arabia Saudita, nessuno avrebbe mai preso questa iniziativa senza prima ottenere la sua approvazione, ergo l’omicidio non può essere avvenuto senza l’assenso di Bin Salman. Non ci sono novità fattuali, non ci sono elementi nuovi. Il rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite nel giugno 2019 è lungo cento pagine e ha moltissimi particolari in più. E c’è quasi la certezza che la Cia disponga di prove più solide e che però l’Amministrazione Biden abbia voluto pubblicare un’affermazione politica più che un fascicolo d’accusa: Bin Salman, sostiene il rapporto, ha approvato l’operazione per catturare o uccidere Khashoggi. 

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Il rapporto è datato 11 febbraio 2021 e quindi non è lo stesso che due anni fa il direttore della Cia Gina Haspel (che si è dimessa tre mesi fa) usava per fare i suoi briefing sul caso, prima all’allora presidente Donald Trump – che però era schierato a prescindere a difesa dell’alleato Bin Salman – e poi a un  gruppo di senatori americani a porte chiuse. Quando i senatori uscirono dall’aula dissero che le prove a carico del principe erano tali che “se ci fosse un processo durerebbe trenta minuti”. Il senatore repubblicano Lindsey Graham, consigliere fidato di Trump, disse che “non c’è la pistola fumante, c’è la sega fumante”, un gioco di parole con la “smoking gun” che indica una prova regina e inoppugnabile. La squadra mandata a uccidere Khashoggi usò una sega da autopsie per smembrarne il corpo prima di portarlo via. 

 

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Il rapporto è politico e c’è da chiedersi cosa voglia ottenere il presidente americano Biden. Due giorni fa ha fatto la prima telefonata al re saudita Salman e l’accordo era che il principe Bin Salman non sarebbe stato nemmeno vicino al telefono. Biden non lo vuole come interlocutore e una delle sue prime decisioni in politica estera è stata ritirare l’appoggio americano alla guerra saudita in Yemen, che è la guerra pensata e lanciata dal principe nel 2015. E poi, che farà? Non intende punirlo con sanzioni o sbarrargli l’accesso agli Stat Uniti. Il re saudita ha 85 anni ed è debole, il principe ne ha 35 e controlla tutti i servizi di sicurezza del regno grazie a spietate manovre di accentramento del potere. Il più giovane non può permettersi di essere messo da parte perché in questi anni ha colpito con brutalità tutti i possibili rivali, inclusi quelli in famiglia anzi: in particolare quelli in famiglia. Ha fatto arrestare i suoi parenti, li ha accusati di corruzione, li ha rovinati. Se la sua ascesa al trono s’interrompe, finisce in ginocchio davanti ai  nemici interni che non vedono l’ora di vendicarsi. L’Amministrazione Biden di fatto ha fatto vacillare un po’ il principe, ma quello è inamovibile – a meno che non ci siano piani B misteriosi, ma sarebbe roba da scatenare una guerra dentro ai palazzi dei Saud. Nel giro di pochi mesi Bin Salman è passato dai messaggi su WhatsApp con il genero di Trump, Jared Kushner, che gli faceva da sponda accogliente, all’accusa diretta di omicidio da parte dell’Amministrazione Biden. 

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