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Sentenza straordinaria

Daniele Ranieri

Condannato in Germania un torturatore siriano, è un principio nuovo di giustizia

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L’Alta corte regionale di Coblenza in Germania ha condannato ieri un agente dei servizi di sicurezza siriani a quattro anni e mezzo di prigione perché è stato complice della repressione ordinata dal regime contro i civili. Si tratta di una sentenza importante perché stabilisce per la prima volta un principio di giurisdizione universale: la conseguenza diretta è che gli uomini che su ordine del regime di Bashar el Assad hanno sequestrato, torturato e ucciso decine di migliaia di persone in Siria possono essere arrestati, giudicati e condannati in Germania. La pena è relativamente bassa perché l’uomo, Eyad el Gharib di 44 anni, era un ingranaggio minore nel meccanismo di repressione e si era occupato dell’arresto e del trasporto di dissidenti verso la Sezione 251, un comando / prigione della polizia politica di Assad dentro alla capitale del paese. Ma il regime di Damasco fa affidamento su altre migliaia di uomini che hanno ruoli e responsabilità più grandi di El Gharib e in questi anni hanno commesso atrocità contro i civili siriani che sono state documentate al di là di ogni dubbio.

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L’Alta corte regionale di Coblenza in Germania ha condannato ieri un agente dei servizi di sicurezza siriani a quattro anni e mezzo di prigione perché è stato complice della repressione ordinata dal regime contro i civili. Si tratta di una sentenza importante perché stabilisce per la prima volta un principio di giurisdizione universale: la conseguenza diretta è che gli uomini che su ordine del regime di Bashar el Assad hanno sequestrato, torturato e ucciso decine di migliaia di persone in Siria possono essere arrestati, giudicati e condannati in Germania. La pena è relativamente bassa perché l’uomo, Eyad el Gharib di 44 anni, era un ingranaggio minore nel meccanismo di repressione e si era occupato dell’arresto e del trasporto di dissidenti verso la Sezione 251, un comando / prigione della polizia politica di Assad dentro alla capitale del paese. Ma il regime di Damasco fa affidamento su altre migliaia di uomini che hanno ruoli e responsabilità più grandi di El Gharib e in questi anni hanno commesso atrocità contro i civili siriani che sono state documentate al di là di ogni dubbio.

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Il precedente stabilito dai giudici di Coblenza manda un messaggio chiaro per la prima volta: gli ufficiali del regime siriano che provassero a venire in Europa rischiano l’arresto e un processo, come è successo al siriano condannato ieri che era emigrato in Germania ma era stato riconosciuto da alcuni dei suoi prigionieri. Nel 2015 un avvocato dei diritti umani tedesco, Peter Kroker, era in treno assieme a due sfollati siriani che stavano raccontando di avere visto uno dei loro aguzzini per strada a Berlino e si era chiesto se fosse possibile fare qualcosa. Da quella conversazione fortuita si è arrivati al processo contro il torturatore, ancora in corso, e all’arresto di El Gharib che era in contatto con lui e ha avuto un processo più veloce per reati meno gravi.

   

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Per dieci anni il regime siriano ha usato contro i civili ogni forma di repressione, dalle torture agli stupri di massa fino al lancio di missili balistici contro le zone fuori dal suo controllo e all’uso di armi chimiche – anche questo provato al di là di ogni dubbio, a dispetto delle teorie del complotto. Attenzione: non si sta parlando della guerra contro le fazioni islamiste. Nel 2011 era emerso un movimento riformista siriano che rifiutava il partito unico e chiedeva – con proteste pacifiche – libere elezioni e libertà d’espressione. (Raineri segue a pagina tre) Erano idee antitetiche a quelle dei gruppi islamisti e dei terroristi dello Stato islamico, che di sicuro non vogliono elezioni regolari e libertà d’espressione. Proprio su questo movimento si è accanita in questi anni la repressione degli assadisti, con metodi brutali affinati in quarant’anni di dominio ininterrotto sulla Siria. Questa presa di posizione tedesca è importante anche perché il regime siriano cerca un’apertura da parte dell’occidente, ora che la guerra civile è quasi finita e che sono necessari investimenti economici e aiuti internazionali. Si va verso una fase di abboccamenti discreti e di aperture diplomatiche. Se però un agente irrilevante come El Gharib finisce in prigione, come faranno i governi europei a considerare interlocutori i suoi superiori? Secondo alcune fonti Ali Mamlouk, direttore dei servizi di Assad, è volato anche in Italia nel febbraio 2018 per un incontro riservato in una base dell’intelligence appena a sud di Alghero, in Sardegna. Gli stessi legali che si sono occupati di questo processo hanno provato senza successo a ottenere informazioni su quel viaggio. Gli uomini del regime di Bashar el Assad eviteranno di viaggiare in Europa, ma molti ci sono già, mescolati assieme ai profughi. Se vale questo principio stabilito in Germania, tuttavia, si crea una tensione che raggiunge anche altri luoghi. In questi mesi in Bielorussia è in corso una violenta repressione politica dai contorni ancora molto misteriosi, ci sono accuse di torture e di detenzioni illegali. E la Bielorussia è soltanto un esempio.

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