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In Giappone nasce il ministero della Solitudine contro i mali della pandemia

La salute mentale e il benessere dei cittadini. Il governo di Tokyo crea il "ministero per la promozione del coinvolgimento dinamico di tutti i cittadini". Lo guida Tetsushi Sakamoto

Giulia Pompili

L’isolamento dei cittadini, anche i più giovani (il cosiddetto fenomeno degli hikikomori), l’altissimo tasso di suicidi, l’incapacità di costruire rapporti sociali “attivi”, il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione. Il virus ha peggiorato tutto. 

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Quando all’inizio del 2018 l’allora primo ministro del Regno Unito, Theresa May, ha introdotto per la prima volta al mondo nel suo governo il ministero della Solitudine, aggiungendo un nuovo portafoglio al ministero dello Sport e della Società civile, i polemisti avevano parlato di una decisione fumosa, sentimentale. Perché lo stato dovrebbe occuparsi di questioni così private dei cittadini? Non ha altre priorità? Anche tecnicamente, combattere la solitudine sembrava una questione complicata da definire. L’obiettivo era nobile – riformare le comunità, dando priorità alla salute mentale, al benessere collettivo – ma le idee (e i fondi) scarseggiavano. Poi è arrivata la pandemia, e con la pandemia il lockdown.

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Quando all’inizio del 2018 l’allora primo ministro del Regno Unito, Theresa May, ha introdotto per la prima volta al mondo nel suo governo il ministero della Solitudine, aggiungendo un nuovo portafoglio al ministero dello Sport e della Società civile, i polemisti avevano parlato di una decisione fumosa, sentimentale. Perché lo stato dovrebbe occuparsi di questioni così private dei cittadini? Non ha altre priorità? Anche tecnicamente, combattere la solitudine sembrava una questione complicata da definire. L’obiettivo era nobile – riformare le comunità, dando priorità alla salute mentale, al benessere collettivo – ma le idee (e i fondi) scarseggiavano. Poi è arrivata la pandemia, e con la pandemia il lockdown.

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Una settimana fa il governo giapponese guidato da Yoshihide Suga ha creato un nuovo ministero, che letteralmente si chiama “ministero per la promozione del coinvolgimento dinamico di tutti i cittadini”, ma che i media e lo stesso Suga hanno chiamato “ministero per la Solitudine”. Lo guida Tetsushi Sakamoto, che non a caso è anche ministro per le misure contro il declino demografico e la Rivitalizzazione regionale. Da almeno un decennio il governo di Tokyo studia e cerca di affrontare un certo tipo di problemi sociali che caratterizzano la popolazione giapponese. Sono in qualche modo tutti collegati: l’isolamento dei cittadini, anche i più giovani (il cosiddetto fenomeno degli hikikomori), l’altissimo tasso di suicidi, l’incapacità di costruire rapporti sociali “attivi”, il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione. La pandemia ha peggiorato tutto. 


Le istituzioni giapponesi conoscono bene questo tipo di problemi sociali che vengono peggiorati dalle catastrofi naturali. Il Nikkei Asia la scorsa settimana faceva riferimento allo choc sociale che fu, nel 2011, il terremoto e il conseguente disastro nucleare di Fukushima: oltre alle vittime, migliaia di persone furono allontanate dalle loro case e costrette a una nuova vita, che dura da anni, in abitazioni temporanee, lontane dal loro ambiente. Il governo mise in piedi un enorme progetto di sostegno psicologico proprio per aiutare le persone, anche a distanza di tempo, a superare il trauma. Anche il modello corporativo che si è costruito durante la  corsa economica del Giappone, all’inizio degli anni Ottanta, ha trasformato la società e le famiglie mettendo il lavoro prima di ogni cosa: gran parte della giornata di un giapponese medio è dedicata all’azienda, con quasi ottanta ore lavorative a settimana, senza mai un giorno di ferie o di malattia. L’ex primo ministro Shinzo Abe ha cercato più volte di riformare il sistema del lavoro in Giappone rimettendo il cittadino al centro – per esempio limitando per legge gli straordinari, chiedendo alle aziende di obbligare i dipendenti ad andare in ferie – citando direttamente la necessità, per le persone, di riappropriarsi dei propri spazi, di avere del tempo libero, di sentirsi meno sole. 

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La decisione di creare il ministero della Solitudine da parte del primo ministro Suga è arrivata dopo gli ultimi, allarmanti dati sui suicidi e gli effetti a lungo termine che l’isolamento dovuto alla pandemia potrebbe avere sulla popolazione. Tra quelli industrializzati, il Giappone è uno dei paesi con il più alto tasso di suicidi al mondo sin dagli anni Novanta – il punto di svolta fu la crisi economica del 2009, che portò a un record di quasi 33 mila suicidi in un anno, e il governo di Tokyo lanciò diverse campagne di sensibilizzazione che ebbero effetto, e da allora i numeri sono stati sempre in diminuzione. Fino al 2020: secondo le autorità l’anno scorso 20.919 persone si sono tolte la vita, 750 in più rispetto all’anno precedente. Per la prima volta i numeri salgono, e riguardano soprattutto le donne e i giovani. Rispetto al 2019, i suicidi tra le donne sono aumentati del 15 per cento: “Ogni suicidio e tentativo di suicidio rappresenta una tragedia individuale che si radica in una complessa costellazione di ragioni”, hanno scritto sul New York Times Motoko Rich e Hikari Hida, “ma l’aumento tra le donne ha preoccupato i funzionari e gli esperti di salute mentale”. Le donne in Giappone, come in altri paesi industrializzati, sono state particolarmente colpite dall’epidemia: hanno perso il lavoro, oppure hanno subìto abusi durante la reclusione forzata, oppure hanno il terrore dello stigma sociale subito da chi viene contagiato. 
 

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