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Nell'America conservatrice

C'è una destra che governa in esilio

L'appuntamento annuale del Cpac si sposta in Florida, dà voce all'America che si sente cancellata ed è il palco perfetto per il rilancio di Trump

Paola Peduzzi

Commentatori e politologi  prendono appunti: l’ordine degli interventi, gli ospiti internazionali, gli eventuali outsider. Al Cpac si intuiscono i punti di riferimento ideologici e di leadership del mondo conservatore occidentale (per l’Italia si parla della partecipazione da remoto di Giorgia Meloni)

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Per la prima volta dal 1974, la Conservative Political Action Conference (Cpac) non si terrà a Washington: è stata scelta come sede la Florida perché il suo governatore, il repubblicano Ron DeSantis, “crede nelle chiese, nelle scuole e negli stadi aperti”, e quindi fornirà un luogo “salutare dove combattere la cultura dei lockdown e della cancellazione”, ha detto l’organizzatore della conferenza, Matt Schlapp.

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Per la prima volta dal 1974, la Conservative Political Action Conference (Cpac) non si terrà a Washington: è stata scelta come sede la Florida perché il suo governatore, il repubblicano Ron DeSantis, “crede nelle chiese, nelle scuole e negli stadi aperti”, e quindi fornirà un luogo “salutare dove combattere la cultura dei lockdown e della cancellazione”, ha detto l’organizzatore della conferenza, Matt Schlapp.

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Questo appuntamento annuale è molto seguito da commentatori e politologi che prendono appunti: l’ordine degli interventi, gli ospiti internazionali, gli eventuali outsider. Al Cpac si intuiscono i punti di riferimento ideologici e di leadership del mondo conservatore occidentale (per l’Italia si parla della partecipazione da remoto di Giorgia Meloni) e in particolare di quello americano, quest’anno particolarmente accidentato visto il modo rabbioso con cui l’ex presidente Donald Trump ha deciso di uscire di scena. Lo scontro dentro al Partito repubblicano per ora è simile a scosse di assestamento: non si è ancora scelto come gestire il post Trump. I repubblicani al Congresso hanno, nella loro maggioranza, difeso l’ex presidente e pure se ci sono confronti diretti – Trump ha attaccato il capo dei repubblicani al Senato, l’enigmatico Mitch McConnell – hanno scelto di rimandare il più possibile la resa dei conti, non si sa se per dotarsi di un leader credibile o se per aspettare che il trumpismo si sgonfi o se per pura, disperata indecisione. Come già è capitato in passato,  Trump non attende: il sito Axios definisce il ritrovo della Cpac come la riunione del governo in esilio di Trump, il palco della vendetta e del rilancio.

  

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Mercoledì Trump è andato in tv per la prima volta dopo aver lasciato la Casa Bianca per ricordare Rush Limbaugh, il conduttore radiofonico più popolare del mondo conservatore appena morto: Trump ha colto l’occasione per ricordare che anche Limbaugh era molto arrabbiato a causa dell’esito delle elezioni, perché era convinto che il vincitore non fosse Joe Biden, ma Trump. L’ex presidente ha anche sfruttato il suo scontro con McConnell per ricordare: “Dove necessario e opportuno, sosterrò i candidati alle primarie che sposano la nostra politica ‘Making America Great Again’ e  ‘America First’”. La Cpac ha come tema: “America uncanceled”, l’America che non si cancella, che non è cancellabile: il riferimento è alla cancel culture che, secondo i conservatori, è un metodo dei democratici e della Silicon Valley per eliminare Trump dal dibattito. Potrebbe partecipare lo stesso Trump, ha detto Maggie Haberman, reporter del New York Times informatissima sul trumpismo, mentre Tara Palmeri di Politico, che sul trumpismo versione Florida arriva spesso prima degli altri, ha confermato la presenza di Donald Jr.

  

Ci sono poi altri fedeli del trumpismo: nella colonna “volti da guardare” di certo va messa  Kristi Noem: la governatrice del South Dakota aveva celebrato la propria partecipazione all’inaugurazione di Biden facendo pubblicità a guanti e copertina (non ha avuto lo stesso successo dello moffole di Bernie Sanders), ma una volta tornata a casa, a domanda diretta sul suo pensiero sull’esito elettorale, ha detto che non sempre in America le elezioni sono giuste ed eque. Così si è conquistata l’invito nel governo in esilio e chissà forse qualcosa di più perché se questa resa dei conti nel mondo conservatore riguardasse il passato, sarebbe tutto più semplice. Il problema è che l’obiettivo della riorganizzazione sono le elezioni di metà mandato, la selezione per le primarie è già iniziata e il tema della Cpac sintetizza bene il sentimento prevalente: la riscossa di un’America che si sente cancellata, che dall’esilio si riorganizza.

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