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rischio estinzione

Quanto è in crisi la gauche francese? Guardate i numeri della sua star

Mauro Zanon

Il segretario nazionale del Ps Faure non fa sognare i militanti, e l’unica che oggi suscita un po’ di entusiasmo è Anne Hidalgo, sindaco di Parigi. Ma per sondaggi arriverebbe al massimo al 7 per cento. E poi ci sono i problemi economici del partito

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Il pessimo risultato ottenuto dal Partito socialista (Ps) francese alle elezioni presidenziali del 2017 (6,36 per cento dei suffragi), con la mancata qualificazione al secondo turno di Benoît Hamon dopo cinque anni di presidenza di François Hollande, ha prosciugato le sue casse, tanto da costringere la direzione a cedere la storica sede di rue de Solférino per provare a sopravvivere. Nonostante la vendita per 45,5 milioni di euro dell’edificio haussmaniano, la situazione finanziaria della formazione fondata da Mitterrand nel 1971 continua a essere drammatica, e alcuni addirittura temono che il prossimo anno, in assenza di decisioni radicali, non avrà la forza di presentare un candidato all’Eliseo. “Senza misure correttive, il Partito socialista non sarà in grado di partecipare alla vita democratica e di competere alle presidenziali”, ha detto al Point una fonte interna alla direzione.

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Il pessimo risultato ottenuto dal Partito socialista (Ps) francese alle elezioni presidenziali del 2017 (6,36 per cento dei suffragi), con la mancata qualificazione al secondo turno di Benoît Hamon dopo cinque anni di presidenza di François Hollande, ha prosciugato le sue casse, tanto da costringere la direzione a cedere la storica sede di rue de Solférino per provare a sopravvivere. Nonostante la vendita per 45,5 milioni di euro dell’edificio haussmaniano, la situazione finanziaria della formazione fondata da Mitterrand nel 1971 continua a essere drammatica, e alcuni addirittura temono che il prossimo anno, in assenza di decisioni radicali, non avrà la forza di presentare un candidato all’Eliseo. “Senza misure correttive, il Partito socialista non sarà in grado di partecipare alla vita democratica e di competere alle presidenziali”, ha detto al Point una fonte interna alla direzione.

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Secondo un documento interno “strettamente confidenziale” che il settimanale parigino ha potuto consultare, il debito accumulato dal Ps negli ultimi dieci anni, nonostante le rassicurazioni dell’attuale segretario nazionale Olivier Faure e di chi l’ha preceduto, Jean-Christophe Cambadélis, è “faraonico”. “Prima dell’arrivo di Faure, c’era un metodo operativo completamente privo di rigore budgetario”, dice Corinne Narassiguin, attuale numero due del partito, puntando il dito contro la gestione allegra dell’epoca Cambadélis. A inizio febbraio, inoltre, diverse redazioni parigine hanno ricevuto nella loro casella di posta elettronica un messaggio al vetriolo firmato “dai dipendenti del Ps” e intitolato: “Piano di ristrutturazione: benvenuti nel meraviglioso mondo del neoliberismo”. Nella mail, viene rimproverata alla direzione il taglio di 21 posti di lavoro per far respirare le casse del partito, “la mancanza di umanità” dell’annuncio alla luce della crisi sanitaria, e i “metodi manageriali che non hanno nulla da invidiare a quelli utilizzati nel passato da France Télécom”, l’azienda telefonica funestata da una serie di suicidi nel 2008 e nel 2009 in seguito al “mobbing morale” esercitato da alcuni capi.

 

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Ma i firmatari della mail chiedono anche “dove diavolo sono finiti i ‘milioni di euro messi da parte’ in seguito alla vendita di Solférino”, e con loro che fine hanno fatto le promesse di mantenimento dei posti di lavoro. “Il militante socialista cade dalla sedia. Legge, rilegge. Ma sui giornali c’è scritto proprio ‘Ps’, non il nome di una banca d’affari (…) Il Partito socialista esce dalla storia, lo sapevamo già. Ora, perde anche la memoria”, ha scritto in una lettera aperta sul Monde Yoan Hadadi, membro di spicco della segretaria nazionale. Il clima, insomma, è particolarmente tetro in seno al partito che fino al 2017 governava la Francia e oggi rischia l’estinzione. Ai guai finanziari, si affianca una crisi di leadership che dall’uscita di scena di François Hollande non si è mai risolta.

 

Olivier Faure non fa sognare i militanti socialisti ma nemmeno i quadri del partito, che infatti, negli ultimi sei anni, se ne sono andati a gambe levate (meno 30 per cento dal 2015 ad oggi): alcuni per raggiungere Macron, altri per unirsi alla sinistra giacobina di Jean-Luc Mélenchon (France insoumise). L’unica che oggi suscita ancora un po’ di entusiasmo nell’elettorato Ps è Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, riconfermata lo scorso anno con un buon bacino di voti. Per il Monde, è “la candidata desiderata dei socialisti” in vista del 2022, ma un sondaggio di Harris Interactive reso pubblico a fine gennaio ha parecchio raffreddato le sue ambizioni: Anne raccoglierebbe il 6-7 per cento al primo turno, meno di Mélenchon (10-11) e persino di Yannick Jadot, leader degli ecologisti di Eelv (7-8). Da Notre-Dame de Paris a Notre-Drame de Paris, sussurrano le malelingue, è un attimo.

 

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