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Perché Mr Barnier può rivoluzionare lo scontro Macron-LePen

David Carretta

L’ex capo negoziatore dell’Unione europea sulla Brexit non ha ancora espresso pubblicamente la sua intenzione di candidarsi alle presidenziali del 2022 in Francia, ma ha tutte le carte per partecipare. La variabile Républicains sulla sua decisione 

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Michel Barnier potrebbe rovinare il piano di Emmanuel Macron e Marine Le Pen di trasformare le elezioni presidenziali del 2022 in Francia in un ineludibile doppio referendum sull’attuale presidente della Repubblica e la leader dell’estrema destra del Rassemblement national. L’ex capo negoziatore dell’Unione europea sulla Brexit non ha ancora espresso pubblicamente la sua intenzione di candidarsi. Fino alla fine di marzo continuerà a consigliare la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma gli indizi sulle intenzioni presidenziali di Barnier si stanno accumulando. A dicembre, subito dopo l’accordo sulle relazioni future con il Regno Unito, aveva espresso la sua volontà di essere “utile” alla Francia. Martedì, davanti ai deputati dei Républicains all’Assemblea nazionale, ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro sul tema “patriota ed europeo”. Il presidente dei Républicains, Christian Jacob, ha annunciato il suo ingresso nella direzione strategica del partito. Ad aprile Barnier pubblicherà un libro sull’esperienza della Brexit e le lezioni per la Francia. Dopo le elezioni regionali – che causa pandemia sono state rinviate a giugno – dovrebbe prendere la decisione sulla candidatura. Molto dipenderà dalla scelta che faranno i Républicains di fronte al dilemma tra essere un partito della destra europeista e moderata e o della destra nazionalista e dura. 

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Michel Barnier potrebbe rovinare il piano di Emmanuel Macron e Marine Le Pen di trasformare le elezioni presidenziali del 2022 in Francia in un ineludibile doppio referendum sull’attuale presidente della Repubblica e la leader dell’estrema destra del Rassemblement national. L’ex capo negoziatore dell’Unione europea sulla Brexit non ha ancora espresso pubblicamente la sua intenzione di candidarsi. Fino alla fine di marzo continuerà a consigliare la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma gli indizi sulle intenzioni presidenziali di Barnier si stanno accumulando. A dicembre, subito dopo l’accordo sulle relazioni future con il Regno Unito, aveva espresso la sua volontà di essere “utile” alla Francia. Martedì, davanti ai deputati dei Républicains all’Assemblea nazionale, ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro sul tema “patriota ed europeo”. Il presidente dei Républicains, Christian Jacob, ha annunciato il suo ingresso nella direzione strategica del partito. Ad aprile Barnier pubblicherà un libro sull’esperienza della Brexit e le lezioni per la Francia. Dopo le elezioni regionali – che causa pandemia sono state rinviate a giugno – dovrebbe prendere la decisione sulla candidatura. Molto dipenderà dalla scelta che faranno i Républicains di fronte al dilemma tra essere un partito della destra europeista e moderata e o della destra nazionalista e dura. 

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Martedì Barnier ha spiegato ai deputati dei Républicains qual è la sua visione del futuro dei gollisti. La Brexit insegna che occorre “ascoltare la collera sociale”, in particolare quello “delle regioni povere, senza industria, con meno servizi pubblici. Questo sentimento esiste anche da noi”, ha detto Barnier. Ma “il sentimento popolare è diverso dal populismo”. Con lo slogan “patriota ed europeo”, Barnier indica una chiara direzione europeista ai Républicains, nel momento in cui la leadership del partito è tentata dall’inseguire la Le Pen sui temi del sovranismo, della chiusura dei confini e dell’immigrazione. Nelle primarie presentarsi come l’incarnazione del gollismo moderato rischia di non pagare. Ma, pur essendo stato lontano dieci anni dalla politica nazionale, Barnier ha un vantaggio.

 

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Tra i molti aspiranti candidati dei Républicains non è ancora emersa una personalità autorevole in grado di affermarsi su tutti gli altri. Montanaro della Savoia (organizzò le Olimpiadi invernali di Albertevlle), a 70 anni Barnier appare come un saggio disinteressato al potere. Ma non è stato solo commissario europeo e capo-negoziatore sulla Brexit. Per quattro volte ha ricoperto incarichi ministeriali di governi conservatori. L’assenza di un candidato dei Républicains moderato, credibile e popolare finora ha permesso a Macron e Le Pen di impostare la corsa come un gioco a due. Macron ha abbandonato le riforme come tema dominante del suo mandato e spostato il baricentro verso identità e sicurezza. Le Pen, oltre a sperare di capitalizzare sullo scontento verso il presidente, ha rinunciato alle posizioni più estremiste sull’Europa. Entrambi si rivolgono all’elettorato gollista, che secondo i sondaggi vale il 20 per cento. La candidatura Barnier potrebbe avere l’effetto inverso: catturare parte del voto macronista e lepenista. Barnier piace all’elettorato urbano (negli anni Novanta fu tra i primi a pubblicare una serie di libri sulla sfida ambientale e climatica) e a quello della provincia (è stato un ministro dell’Agricoltura particolarmente amato). E, in un primo turno con tre pretendenti all’Eliseo attorno al 25 per cento, tutto diventerebbe possibile.

 

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