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Processo a Trump, la polizia non era collusa con la folla

Daniele Ranieri

Durante il processo d'impeachment arrivano audio e filmati mai visti prima che chiariscono il ruolo degli agenti della sicurezza e del vice Mike Pence 

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Al secondo giorno del processo di impeachment contro l’ex presidente Donald Trump, i democratici hanno mostrato materiale mai visto prima che riguarda l’irruzione al Campidoglio del 6 gennaio. Si tratta di comunicazioni radio e di filmati che risolvono due misteri non ancora chiariti a dispetto dei milioni di immagini a disposizione. Il primo è la presunta collusione della polizia del Campidoglio con la folla di assalitori trumpiani. C’è un video di quattordici secondi che mostra gli agenti aprire le transenne e far passare gli aggressori ed è considerato la prova che quel giorno la polizia collaborava con loro. Le comunicazioni radio raccontano una storia diversa. “Abbiamo molti feriti! Abbiamo molti feriti! – Occhio, il discorso [di Trump] è finito – Attenzione, c’è un gruppo di cinquanta che sale dal lato ovest – Ci stanno tirando addosso pali di metallo – Datemi le forze antisommossa, ora! Abbiamo molti agenti feriti qui!”. Le voci sono disperate (un agente morirà). E ancora: “Stiamo per dare i riot warning, perché è una rivolta – Declare it a riot”. Quest’ultima cosa va spiegata. La polizia può dichiarare che c’è una rivolta in presenza di una folla minacciosa che sta commettendo violenze. Se la folla non si disperde subito, gli agenti possono intervenire, usare la forza e arrestare chi vogliono. Le registrazioni radio raccontano il progressivo e velocissimo collasso delle difese del Campidoglio perché i poliziotti sono sopraffatti ogni volta che tentano di attestarsi su una linea e di fermare la folla, troppo numerosa per loro. Salta la prima barriera, salta la seconda barriera e così via, fino a quando la folla arriva dentro l’edificio. Il fotografo che ha girato il video degli agenti che aprono le transenne si chiama Marcus DiPaola e dice a PolitiFact, un sito che si occupa di fact-checking, che “non gli hanno aperto, i trumpiani stavano per menare i poliziotti, che è la ragione per la quale ho cominciato a filmare. A quel punto gli agenti hanno abbandonato, erano completamente sopraffatti, cento a uno, combattere sarebbe stato senza senso. C’erano trenta poliziotti a difendere i tre ingressi su quel lato del Campidoglio contro migliaia di persone”. Resta che lo schieramento era debolissimo anche se c’erano stati molti segnali d’allarme nei giorni precedenti e c’è la questione del trattamento diverso (se fosse stata una protesta Black Lives Matter ci sarebbe stata una reazione più veloce e più dura?). 

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Al secondo giorno del processo di impeachment contro l’ex presidente Donald Trump, i democratici hanno mostrato materiale mai visto prima che riguarda l’irruzione al Campidoglio del 6 gennaio. Si tratta di comunicazioni radio e di filmati che risolvono due misteri non ancora chiariti a dispetto dei milioni di immagini a disposizione. Il primo è la presunta collusione della polizia del Campidoglio con la folla di assalitori trumpiani. C’è un video di quattordici secondi che mostra gli agenti aprire le transenne e far passare gli aggressori ed è considerato la prova che quel giorno la polizia collaborava con loro. Le comunicazioni radio raccontano una storia diversa. “Abbiamo molti feriti! Abbiamo molti feriti! – Occhio, il discorso [di Trump] è finito – Attenzione, c’è un gruppo di cinquanta che sale dal lato ovest – Ci stanno tirando addosso pali di metallo – Datemi le forze antisommossa, ora! Abbiamo molti agenti feriti qui!”. Le voci sono disperate (un agente morirà). E ancora: “Stiamo per dare i riot warning, perché è una rivolta – Declare it a riot”. Quest’ultima cosa va spiegata. La polizia può dichiarare che c’è una rivolta in presenza di una folla minacciosa che sta commettendo violenze. Se la folla non si disperde subito, gli agenti possono intervenire, usare la forza e arrestare chi vogliono. Le registrazioni radio raccontano il progressivo e velocissimo collasso delle difese del Campidoglio perché i poliziotti sono sopraffatti ogni volta che tentano di attestarsi su una linea e di fermare la folla, troppo numerosa per loro. Salta la prima barriera, salta la seconda barriera e così via, fino a quando la folla arriva dentro l’edificio. Il fotografo che ha girato il video degli agenti che aprono le transenne si chiama Marcus DiPaola e dice a PolitiFact, un sito che si occupa di fact-checking, che “non gli hanno aperto, i trumpiani stavano per menare i poliziotti, che è la ragione per la quale ho cominciato a filmare. A quel punto gli agenti hanno abbandonato, erano completamente sopraffatti, cento a uno, combattere sarebbe stato senza senso. C’erano trenta poliziotti a difendere i tre ingressi su quel lato del Campidoglio contro migliaia di persone”. Resta che lo schieramento era debolissimo anche se c’erano stati molti segnali d’allarme nei giorni precedenti e c’è la questione del trattamento diverso (se fosse stata una protesta Black Lives Matter ci sarebbe stata una reazione più veloce e più dura?). 


Il secondo mistero è l’evacuazione del vicepresidente Mike Pence braccato dai trumpiani. Non esiste un filmato di Pence che abbandona l’Aula, forse per proteggere la procedura d’emergenza. Ma al processo è stata mostrata la sequenza successiva: il vicepresidente con la famiglia e la scorta scende in fretta da una scala laterale quando ormai la folla è già dentro l’edificio. Anche questo secondo processo è destinato a finire nel nulla perché i repubblicani non vogliono votare contro Trump. Ma questi impeachment, Campidoglio e dossier Ucraina, ormai servono come commissioni d’indagine su momenti che hanno travolto la vita politica del paese. Raccolgono documenti e fissano la verità, dopo tante prese di posizione faziose. 

 

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