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manifestazioni sul bosforo

Ecco gli universitari (e i loro sostenitori con le padelle) che protestano contro Erdogan

Mariano Giustino

Gli studenti dell'Università del Bosforo, una delle più libere del paese, si oppongono con coraggio e ironia alla nomina del nuovo rettore: un compagno di partito del presidente

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Istanbul. Gli studenti e gli accademici che protestano all’Università del Bosforo non mostrano segni di cedimento, anche se il governo continua con la sua repressione nel tentativo di intimidirli. Da 39 giorni si oppongono alla nomina a rettore di Melih Bulu, un professore esterno al corpo docente della prestigiosa accademia, esponente politico del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) al governo del paese, non eletto, ma nominato dal presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan. Gli accademici del Bosforo manifestano tutte le mattine alle ore 12, nel campus centrale. A quell’ora, tutti in piedi, distanziati, perfettamente immobili, in silenzio, per trenta minuti voltano le spalle all’ufficio del rettore.

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Istanbul. Gli studenti e gli accademici che protestano all’Università del Bosforo non mostrano segni di cedimento, anche se il governo continua con la sua repressione nel tentativo di intimidirli. Da 39 giorni si oppongono alla nomina a rettore di Melih Bulu, un professore esterno al corpo docente della prestigiosa accademia, esponente politico del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) al governo del paese, non eletto, ma nominato dal presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan. Gli accademici del Bosforo manifestano tutte le mattine alle ore 12, nel campus centrale. A quell’ora, tutti in piedi, distanziati, perfettamente immobili, in silenzio, per trenta minuti voltano le spalle all’ufficio del rettore.

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Perché Erdogan vuole il controllo dell’università? Prima di tutto deve distribuire posti al suo entourage di alleati per evitare lo sfaldamento del suo partito e della coalizione di governo che lo sostiene. Poi vuole esercitare un controllo diretto nelle istituzioni che sono sempre state appannaggio delle élite laiche che hanno controllato il paese per lunghi anni e che esprimono una visione aperta e inclusiva della società opposta a quella dell’Akp, fortemente conservatrice e basata su valori islamici. Per questo l’accanimento è sulla Bogaziçi, l’Università del Bosforo, l’antica accademia fondata nel 1863 dove vive anche il dissenso, la più aperta al mondo occidentale e di cultura liberale, cuore del pensiero libero. Gli studenti del Bosforo con arguzia, coraggio e ironia, con una rigorosa pratica nonviolenta, con entusiasmo e intelligenza stanno resistendo al tentativo di Erdogan di mettere la loro università sotto tutela.

 

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“Sono un rettore che ascolta l’hard rock”, aveva detto Bulu presentandosi agli studenti per catturare la loro simpatia. “Mi piacciono i Metallica e gli sport estremi”. Da allora i giovani universitari sotto le finestre del rettorato ascoltano a tutto volume la fragorosa colonna sonora di “Master of Puppets”. Solidali con gli studenti sono anche gli abitanti dei quartieri della sinistra di Istanbul, come Kadiköy, Besiktas, Sisli e Hisarüstü, che ogni sera alle 21 danno vita alla “battitura di pentole e padelle”. “Ogni giorno alle 21, affacciati alla finestra!”, si legge sulla scritta scorrevole del display di una farmacia. La vendita di pentole e padelle in questi giorni è aumentata: vanno a ruba quelle che fanno più rumore. Le proteste che stanno scuotendo i campus universitari turchi sono le più estese dai tempi delle rivolte antigovernative del 2013 di Gezi e come quelle sono il prodotto del rifiuto ostinato del presidente di considerare i giovani, i loro disagi e la loro rabbia. Entrambe sono state generate da una decisione calata dall’alto per esercitare un autoritario controllo. Entrambe sono variegate, goliardiche e spontanee, caratterizzate da movimenti giovanili che detestano non solo la politica autoritaria di Erdogan col suo moralismo e paternalismo, ma anche la politica di tutti gli altri partiti, visti come apparati di potere che li esclude. Rifiutano, i giovani del Bosforo, l’autoritarismo e difendono la libertà di espressione, di religione, sessuale; sono desiderosi di vivere in un paese che rispetti i diritti umani e l’ambiente. E la repressione della polizia è sproporzionata. I centri storici delle tre maggiori città del paese sono presidiati da terra, cielo e mare con centinaia di poliziotti in assetto antisommossa. Devlet Bahçeli, leader di estrema destra ultranazionalista, alleato di Erdogan, ha definito gli studenti “terroristi e serpenti le cui teste devono essere schiacciate”. Il presidente turco invece li aveva definiti “vandali” e “provocatori”, “giovani sciagurati” che le mamme dovrebbero tenere d’occhio. Gli studenti reagiscono al disprezzo voltando le spalle, con la musica alta.

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