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McConnell è il regista dei repubblicani, ma mostra solo cinismo

Matteo Muzio

Il processo di impeachment a Donald Trump inizierà il 9 febbraio: per raggiungere la maggioranza dei due terzi, necessaria per un verdetto di colpevolezza, gli occhi sono puntati sul senatore del Kentucky,

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Dopo una preparazione meno affrettata di quello che poteva sembrare all’indomani dell’assalto a Capitol Hill, il processo di impeachment a Donald Trump inizierà il 9 febbraio. Il Partito repubblicano non è il monolite che sembrava fino alle scorse presidenziali, ma non è nemmeno libero dalla morsa trumpiana. Cinque senatori sostengono l’accusa di “incitamento all’insurrezione”, che in politica era stata usata l’ultima volta contro gli ex confederati negli anni Sessanta del XIX secolo. Ma anche in questo caso, non sarebbero sufficienti a raggiungere la maggioranza dei due terzi necessari per un verdetto di colpevolezza. Si guarda quindi al leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell, che dopo il 6 gennaio ha mostrato di ritenere colpevole il presidente. Per aver “nutrito di bugie una folla inferocita” assieme ai “suoi alleati”. Ma secondo chi conosce bene McConnell, non bisogna farsi illusioni.

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Dopo una preparazione meno affrettata di quello che poteva sembrare all’indomani dell’assalto a Capitol Hill, il processo di impeachment a Donald Trump inizierà il 9 febbraio. Il Partito repubblicano non è il monolite che sembrava fino alle scorse presidenziali, ma non è nemmeno libero dalla morsa trumpiana. Cinque senatori sostengono l’accusa di “incitamento all’insurrezione”, che in politica era stata usata l’ultima volta contro gli ex confederati negli anni Sessanta del XIX secolo. Ma anche in questo caso, non sarebbero sufficienti a raggiungere la maggioranza dei due terzi necessari per un verdetto di colpevolezza. Si guarda quindi al leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell, che dopo il 6 gennaio ha mostrato di ritenere colpevole il presidente. Per aver “nutrito di bugie una folla inferocita” assieme ai “suoi alleati”. Ma secondo chi conosce bene McConnell, non bisogna farsi illusioni.

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Ronald Formisano è docente di Storia contemporanea presso l’Università del Kentucky, stato dove risiede il senatore e dove la sua influenza è molto grande. Formisano racconta al Foglio che “McConnell è il leader degli istituzionalisti repubblicani, anche se io preferisco chiamarli ‘giocatori d'azzardo’. Il loro interesse è mantenere il potere o conquistarlo per attuare le politiche volute dai loro superdonatori miliardari e reazionari”. Non solo: anche quest’ala moderata è molto diversa dal partito di quindici anni fa. E’ diventata antidemocratica in senso pieno: “Dal 2010 a livello statale vengono promosse leggi per ridurre il numero dei potenziali elettori per il timore che possano votare democratico”. Non sempre serve: nel 2019 il governatore trumpiano Matt Bevin è stato battuto per cinquemila voti dal democratico Andy Beshear. Proprio in Kentucky si gioca la decisione di McConnell, che sull’argomento tace dal 10 gennaio. Spiega Formisano che la divisione è profonda anche a livello locale: “Il senatore non è amato ed è impopolare. Ma è comunque potente. Dopo le sue congratulazioni al presidente Joe Biden lo scorso 14 dicembre e il rifiuto di rovesciare il risultato elettorale il 6 gennaio, McConnell ha subìto la rivolta di diversi leader repubblicani a livello di contea, rimasti fedeli a Trump, che hanno chiesto che il Partito repubblicano del Kentucky votasse una risoluzione vincolante per impedire il processo di impeachment e, nel caso non passasse, di votare per l’assoluzione dell’ex presidente”. Risultato scontato? A sorpresa, “Moscow Mitch”, come viene soprannominato, ha trionfato: “La mozione è stata bocciata per 134 voti a 49”.

 

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Ma il rapporto speciale di McConnell negli anni di Trump non ha apportato particolari benefici allo stato: “Rimane valido quanto ho scritto nel 2017 nel mio libro ‘American Oligarchy’ nel capitolo dedicato al Kentucky, dove risiedo dal 2001: è uno degli stati più poveri, con un alto numero di morti per malattie curabili, fame, scarsità di cibo e con una forte presenza di bambini senzatetto a causa di genitori morti per gli oppioidi o finiti in prigione”. Ma i donatori non si sono stufati del trumpismo? “La maggior parte rimarrà con i ‘giocatori d’azzardo’ – dice Formisano – E anche i desideri dei donatori più estremi come Robert Mercer rimarranno ben presenti nei pensieri dei cosiddetti ‘moderati’”. McConnell non è certo uno di questi: “Non scordiamoci che sotto la sua guida il Senato ha cessato di funzionare come istituzione rappresentativa: fa ridere la sua richiesta di mantenere l’equilibrio dopo che è stato lui a distruggerlo. Una volta disse all’allora senatore Biden: ‘Lei ha l’impressione sbagliata che me ne importi qualcosa’. Si parlava di un disegno di legge sociale. La sua decisione sarà sempre dettata dal cinismo. Quindi, pensa che l’unica opzione sia eliminare l’ostruzionismo. Qualora l’agenda di Biden sia troppo ostacolata, sarà l’unica scelta”. E come finirà il processo invece, con l’assoluzione di Trump? Formisano è lapidario: “Sarebbe stato meglio provare con una mozione di censura alla Camera e lasciar lavorare i procuratori generali dei vari stati con le indagini sull’ex presidente. A oggi è quasi impossibile che passi la risoluzione di colpevolezza”.

 

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