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editoriali

Una memoria non di carta

Redazione

L’iniziativa in Parlamento per nominare un advisor italiano sui genocidi 

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In occasione del Giorno della memoria, la commissione Esteri della Camera dei deputati ha sentito Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo, la Foresta dei Giusti, che ha chiesto all’Italia di tenere fede all’impegno che ha preso quando ha firmato il 2 agosto del 1953 la Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione dei genocidi. Tre le sue proposte alla commissione, presieduta da Piero Fassino: nominare  un advisor italiano dei genocidi, impegnare la commissione Esteri a redigere ogni anno un rapporto dove si presentano all’opinione pubblica i pericoli di nuovi genocidi e creare una agenzia autonoma e indipendente sui diritti umani.

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In occasione del Giorno della memoria, la commissione Esteri della Camera dei deputati ha sentito Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo, la Foresta dei Giusti, che ha chiesto all’Italia di tenere fede all’impegno che ha preso quando ha firmato il 2 agosto del 1953 la Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione dei genocidi. Tre le sue proposte alla commissione, presieduta da Piero Fassino: nominare  un advisor italiano dei genocidi, impegnare la commissione Esteri a redigere ogni anno un rapporto dove si presentano all’opinione pubblica i pericoli di nuovi genocidi e creare una agenzia autonoma e indipendente sui diritti umani.

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Numerosi i fronti: la sorte dei rohingya costretti a scappare in Bangladesh; il milione di uiguri, rinchiusi nei campi di concentramento nella regione dello Xinjiang; lo sterminio della piccola minoranza degli yazidi perpetrato dai combattenti dello Stato islamico nella regione dello Sinjar; la recente crisi del Nagorno Karabakh armeno.

  

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L’iniziativa ha raccolto l’appoggio di tutti i partiti. “Chi si ricorda degli armeni?”, chiese Adolf Hitler un secolo fa. Il riferimento era al genocidio da parte dei turchi e alla passività della comunità internazionale, che convinse il Führer del nazismo che poteva sterminare gli ebrei e nessuno avrebbe mosso un dito. E’ trascorso un secolo, gli Stati Uniti hanno appena definito “genocidio” quello perpetrato dalla Cina sulla minoranza uigura. Al tempo, gli armeni erano d’intralcio per la costruzione di una Grande Turchia. Oggi gli uiguri, con la loro religione, lingua e cultura non assimilate agli han, sono d’intralcio alla nuova Via della seta cui lavora la Cina di Xi Jinping. Gli yazidi erano di troppo nel Califfato che lo Stato islamico ha cercato (e fallito) di costruire fra Siria e Iraq. C’è sempre una valida ragione per un regime per sterminare una minoranza. Compito delle democrazie occidentali, che vogliano dare senso alla memoria, è impegnarsi perché questo non avvenga, tirando sassi nella macchina del genocidio finché non si inceppa.

  

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