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Caccia a Marjorie

Daniele Raineri

I dem cercano di rimuovere la complottista Greene dal Congresso prima che i trumpiani riprendano forza. Lei sostiene che le stragi nelle scuole sono una messinscena. Per Trump è "una futura star del partito repubblicano"

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Nell’aria da resa dei conti dopo la fine del mandato di Donald Trump – nella pausa prima che le forze trumpiane si riorganizzino, se ne vedono già i segni, anche questo impeachment nasce morto perché soltanto cinque repubblicani voterebbero a favore se si votasse oggi – il bersaglio politico più esposto è Marjorie Greene, della Georgia, eletta al Congresso a novembre. Greene è una favorita di Trump, che l’ha definita “la futura stella del Partito repubblicano”. E’ anche una fanatica di QAnon ed è una complottista che nega le strage della scuola elementare di Sandy Hook – dove nel 2012 un folle ammazzò a fucilate 27 persone, in maggioranza bambini di sei e sette anni. La deputata sostiene che fu una messinscena ordita dai democratici per approvare leggi più severe sulla vendita di armi negli Stati Uniti e che tutte le persone coinvolte sono attori pagati che stanno recitando una parte davanti ai media. Nega anche allo stesso modo la strage di Parkland, dove nel 2018 uno studente uccise a fucilate diciassette compagni di scuola e c’è un filmato di lei che pedina un sopravvissuto e tenta di coglierlo in fallo – lui la ignora. “Non ha mai chiesto scusa, non ha mai ammesso di essersi sbagliata su Sandy Hook, su Parkland e sull’11 settembre, non ha mai ritrattato”, dicono i genitori delle vittime. Un padre, Fred Guttemberg, ha dichiarato in pubblico di essere disposto a provare a Greene che sua figlia Jamie esisteva ed è morta, ma non ha ricevuto risposta. Sabato una delle madri di Parkland, Linda Beigel Schulman, è riuscita a parlare al telefono con Greene e le ha chiesto se crede davvero a quello che ha detto. Lei ha risposto di no. Allora le ha chiesto di andare con lei in televisione a ripeterlo. Ma lei si è rifiutata.  

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Nell’aria da resa dei conti dopo la fine del mandato di Donald Trump – nella pausa prima che le forze trumpiane si riorganizzino, se ne vedono già i segni, anche questo impeachment nasce morto perché soltanto cinque repubblicani voterebbero a favore se si votasse oggi – il bersaglio politico più esposto è Marjorie Greene, della Georgia, eletta al Congresso a novembre. Greene è una favorita di Trump, che l’ha definita “la futura stella del Partito repubblicano”. E’ anche una fanatica di QAnon ed è una complottista che nega le strage della scuola elementare di Sandy Hook – dove nel 2012 un folle ammazzò a fucilate 27 persone, in maggioranza bambini di sei e sette anni. La deputata sostiene che fu una messinscena ordita dai democratici per approvare leggi più severe sulla vendita di armi negli Stati Uniti e che tutte le persone coinvolte sono attori pagati che stanno recitando una parte davanti ai media. Nega anche allo stesso modo la strage di Parkland, dove nel 2018 uno studente uccise a fucilate diciassette compagni di scuola e c’è un filmato di lei che pedina un sopravvissuto e tenta di coglierlo in fallo – lui la ignora. “Non ha mai chiesto scusa, non ha mai ammesso di essersi sbagliata su Sandy Hook, su Parkland e sull’11 settembre, non ha mai ritrattato”, dicono i genitori delle vittime. Un padre, Fred Guttemberg, ha dichiarato in pubblico di essere disposto a provare a Greene che sua figlia Jamie esisteva ed è morta, ma non ha ricevuto risposta. Sabato una delle madri di Parkland, Linda Beigel Schulman, è riuscita a parlare al telefono con Greene e le ha chiesto se crede davvero a quello che ha detto. Lei ha risposto di no. Allora le ha chiesto di andare con lei in televisione a ripeterlo. Ma lei si è rifiutata.  

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Nel 2018 e nel 2019 sulla sua pagina facebook ha messo dei like a commentatori che parlavano dell’esecuzione dei leader democratici: “Si farebbe prima con un colpo di pistola in testa”, diceva uno. Si riferiva alla rimozione di Nancy Pelosi, leader dei democratici alla Camera. E Greene metteva like. C’è abbondante materiale che la lega alla setta di QAnon, che come si sa vede in Trump un salvatore dell’umanità in lotta contro i dem che in realtà sarebbero pedofili satanisti. Ha parlato, tra le altre cose, di un laser manovrato dagli ebrei che dallo spazio appicca gli incendi. Alle primarie ha distrutto gli altri candidati repubblicani e già nell’estate 2020 i sondaggi la consideravano una vincitrice sicura a novembre come infatti è successo. 

 
I repubblicani l’hanno piazzata nella commissione Istruzione – senza tenere in conto che lei sostiene che le stragi nelle scuole siano finte – e nella commissione per il Budget e lei per ora si è fatta notare perché rifiutava di portare la mascherina – ma è stata allontanata dall’aula finché non ha accettato di indossarla – e perché ha presentato una mozione di impeachment contro Joe Biden. 

 

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I democratici considerano la presenza di Greene al Congresso il superamento insopportabile di una linea rossa che non dovrebbe essere valicata e si organizzano per chiedere e ottenere la sua rimozione. Nel frattempo a partire da ieri hanno dato un ultimatum di 72 ore ai repubblicani per ritirarla dalle commissioni di cui fa parte. Lei dice “non mi scuserò mai” e venerdì ha annunciato che tutta questa attenzione le ha portato più di un milione e mezzo di dollari in donazioni. I repubblicani della Georgia, secondo il sito Politico, temono che lei diventerà una zavorra che li trascinerà a fondo dopo la sconfitta a gennaio. Ma anche se non li trascinasse a fondo, resta il problema di cosa è diventato l’elettorato del Partito repubblicano in questi anni.

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