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superare differenze e diffidenze

Schäuble va al nocciolo dell’Europa

Stefano Cingolani

Il “falco” rilancia l’Ue a due velocità per superare i veti che frenano l’integrazione 

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A leggere l’intervista che Wolfgang Schäuble ha rilasciato al Financial Times e alla Repubblica, la prima reazione non può che essere di profondo rammarico. Non ce ne voglia Angela Merkel verso la quale va tutto il nostro apprezzamento per la svolta che è riuscita a imprimere alla politica europea. Ma è un peccato che colui il quale doveva diventare cancelliere al suo posto, non sia il candidato per la successione. Sia detto non per svalutare la Kanzlerin, ma per guardare nella giusta luce l’uomo che, come ministro delle finanze, era diventato il falco per antonomasia, lo stregone dell’austerità, il fanatico persecutore della Grecia e dell’Italia, bersaglio di un vero linciaggio ideologico. Oggi dallo scranno prestigioso di presidente del Bundestag, Schäuble getta uno sguardo acuto su quel che succede in Europa e su che cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro, senza dimenticare l’Italia, naturalmente.

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A leggere l’intervista che Wolfgang Schäuble ha rilasciato al Financial Times e alla Repubblica, la prima reazione non può che essere di profondo rammarico. Non ce ne voglia Angela Merkel verso la quale va tutto il nostro apprezzamento per la svolta che è riuscita a imprimere alla politica europea. Ma è un peccato che colui il quale doveva diventare cancelliere al suo posto, non sia il candidato per la successione. Sia detto non per svalutare la Kanzlerin, ma per guardare nella giusta luce l’uomo che, come ministro delle finanze, era diventato il falco per antonomasia, lo stregone dell’austerità, il fanatico persecutore della Grecia e dell’Italia, bersaglio di un vero linciaggio ideologico. Oggi dallo scranno prestigioso di presidente del Bundestag, Schäuble getta uno sguardo acuto su quel che succede in Europa e su che cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro, senza dimenticare l’Italia, naturalmente.

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Il tema centrale è il fondo per la ripresa con annessi piani nazionali. Un passo avanti dell’integrazione europea, non un intervento one off (noi diremmo una tantum) per rispondere alla pandemia. “Spero che, visto il colossale volume finanziario, l’Europa si possa muovere verso un’Unione economica e finanziaria, perché solo così l’Unione monetaria potrà restare stabile”, sottolinea Schäuble, il quale ricorda di non essere mai stato contrario agli eurobond. Detto da lui… commenteranno tutti quelli che non lo conoscono e gli hanno sempre appiccicato fasulle etichette nazional-populiste. Perché lui è un europeista convinto e fautore dell’euro; un europeista tedesco, che crede quindi in un assetto federale nel lungo termine e nella casa in ordine: finanze a posto, niente sprechi ed efficienza negli impieghi. Ciò vale anche per il Recovery fund. Le vere difficoltà non stanno nel trovare le risorse, ma nell’usarle bene. La questione cruciale è l’implementazione, vale per la Germania accusata di non aver investito a sufficienza il suo enorme surplus commerciale, ma non solo: “It’s the implementation, stupid. Ho paura che sarà così anche per i 750 miliardi per Recovery Fund”. La grande occasione, insomma, può essere sprecata per incapacità di realizzare gli ambiziosi progetti scritti sulla carta.

 

“L’Ue ha poteri d’intervento limitati sull’uso di quelle somme - spiega l’ex ministro - Ma se si prova a chiedere più nel dettaglio che cosa succederà, può accadere addirittura che scoppino delle crisi di governo, come in Italia”. Politico scafato, non si perde nei dettagli e va alla sostanza di quel che sta accadendo in questi giorni a Roma. Ne consegue che l’uscita dalla bufera politica potrà avvenire solo in seguito a un chiarimento di fondo sulla “implementazione”. La governance è un punto chiave, non un escamotage. Secondo le linee guida della Ue, nella gestione del piano la natura istituzionale deve essere chiara ed esplicita così come il ruolo di parlamenti ed enti locali, la consultazione sistematica delle parti sociali, le capacità amministrative adeguate e, dulcis in fundo, un’autorità che abbia la responsabilità per l’attuazione, specificando anche precisi sistemi di selezione dei progetti in base ai loro requisiti.

 

Tornando a Schäuble, la sua preoccupazione non riguarda solo l’Italia; non risparmia critiche, infatti, ad ampio raggio e getta un’occhiata realistica al prossimo futuro dell’Unione, a cominciare da quello che è stato chiamato “momento Hamilton”, cioè un salto di qualità verso un futuro federale. La sua preoccupazione è che, invece, si rafforzino le resistenze sovraniste e identitarie. “Spero che nessuno sappia davvero cos’è l’effetto Hamilton”, ironizza. Chi conosce la storia americana ricorda che Alexander Hamilton, primo segretario al Tesoro dei neonati Stati Uniti, decise di mettere in comune i debiti dei tredici stati, rafforzando i poteri centrali e creando anche una banca federale. La conseguenza fu, negli anni seguenti, un aumento delle tasse. Gli stati del sud non gliel’hanno mai perdonato (basti ricordare la guerra civile del 1861-65 e le lacerazioni mai sanate). Il conflitto tra istituzioni centrali e società periferica è un fiume carsico tornato di nuovo in superficie fino al punto da inondare il Congresso, cioè il parlamento federale.

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Schäuble insiste sulla necessità di creare le condizioni, di superare differenze e diffidenze. “Io spingevo fin dal 2010 per un Fondo monetario europeo. Allora non era possibile. Se lo fosse ora dovremmo cogliere l’occasione”. Come? Il diritto di veto frena o impedisce il cammino comune. “L’Europa non è facile da riformare. Ma l’Europa deve agire più velocemente. Se non riusciamo a cambiare i Trattati, suggerirei di andare avanti con una coalizione dei volenterosi”. L’Europa a due o più velocità, la Kerneuropa, il nocciolo duro: è sempre stato il suo leitmotiv, ma a questo punto può diventare inevitabile. Schäuble ha rilanciato la palla, peccato che non sia lui a giocarla. O no?

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